Corale. "Corale" è un termine italiano che traduce in modo approssimativo il termine tedesco Kirchenlied, letteralmente "canzone di chiesa". E infatti il corale è un canto liturgico strettamente legato alla prassi del culto riformato, ideato da Lutero per avvicinare alle masse la pratica liturgica. Nel culto cattolico, infatti, la funzione della musica era ed è sempre stata squisitamente decorativa; l'esecuzione musicale, affidata a professionisti, inneggiava al Signore ma senza coinvolgere il gruppo dei fedeli. Nel culto riformato invece la funzione della musica è quella di creare una connessione fra l'individuo e Dio; infatti sono gli stessi fedeli a intonare in coro le melodie che si rivolgono al Signore. In questa prospettiva Lutero selezionò i canti liturgici tradizionali, e vi aggiunse nuove melodie desunte dalla tradizione popolare, dunque ben note ai fedeli, aggiungendovi testi religiosi in volgare. Pubblicati a partire dal 1523, i corali ebbero immediata diffusione; presto vennero anche trascritti per coro a quattro voci, sempre mantenendo alla voce superiore la melodia del Kirchenlied. Nuovi corali vennero scritti fino a tutto il Seicento. Nelle sue Cantate e nelle Passioni Bach aggiunse a questi canti raffinate armonizzazioni a quattro voci, in modo da sommare riconoscibilità ed elaborazione artistica. Ma già nel Seicento lo sviluppo della musica strumentale aveva portato, da parte di autori come Sweelinck, Scheidt, Pachelbel, alla creazione di lavori per organo che si basavano appunto sulle melodie di corale. I corali vennero sottoposti a complesse elaborazioni e variazioni di carattere contrappuntistico, dando vita a generi musicali (corale fugato, variato, figurato, preludio-corale) che vennero poi da Bach, con uno straordinario spettro di soluzioni, ripresi e portati al massimo grado di complessità e invenzione creativa.

Arrigo Quattrocchi


Accademia Filarmonica Romana, Roma, 1999