Divertimento. Termine introdotto nella seconda metà del sec. XVII per indicare una composizione vocale o strumentale profana di carattere leggero e ricreativo, priva di forma propria. Nel secolo successivo divertimento designò prevalentemente una composizione strumentale con carattere di suite, ossia contenente un numero variabilissimo (fino a 10 e più) di brani di varia forma (minuetto e altre danze, ouverture, rondò, variazioni ecc.). Formaltnente non dissimile dunque dalla serenata e dalla cassazione, il divertimento aveva per lo più carattere cameristico e di intrattenimento, ed era spesso destinato a essere eseguito in occasione di feste, banchetti o liete ricorrenze. Nell'800 per divertimento si intese sovente un pot-pourri e delle variazioni su motivi famosi. Dagli autori moderni il termine è stato ripreso nel significato originario, per indicare composizioni strumentali in cui domini genericamente lo spirito del gioco.

Nella fuga si chiama divertimento un episodio intermedio fra due enunciazioni del soggetto o tema.

In Francia con divertimento (propriamente divertissement) si indicò fin dal '600 una danza o canzone che, inserita in un lavoro teatrale, ne interrompeva temporaneamente l'azione.  Furono inoltre dette divertimenti una breve opera di circostanza con balletto e la stessa comédie-ballet.


Garzantina Musica, Garzanti Libri s.p.a, Milano, 2009