Elaborazione. L'idea di "elaborazione", in ambito musicale, trova non la sua origine - che potrebbe essere retrodatata a epoche precedenti - ma la sua consacrazione nell'età del classicismo, per poi rimanere viva nelle epoche successive. È infatti con Haydn e Mozart che l'elaborazione diviene una vera e propria tecnica di composizione, che si sostituisce e si oppone a quella basata sulla paratassi, ovvero sulla successione di varie idee musicali l'una dopo l'altra, tecnica, questa, di maggiore facilità costruttiva e di immediata piacevolezza d'ascolto. Più complessa è invece la tecnica dell'elaborazione, che ha un punto di partenza: un tema, un motivo, una idea musicale; e infatti si parla propriamente di "elaborazione tematica" o "motivica". Partendo appunto da un tema, l'elaborazione ne riprende alcune caratteristiche, per operarne una trasformazione: il tema può rimanere integro (soprattutto se breve) ed essere modificato nell'armonia, nella tonalità, nel modo; del tema può essere preso un elemento, quale un ritmo, un segmento, un intervallo, una successione armonica, e questo elemento può essere sottoposto a una trasformazione continua, insomma a una specie di "viaggio ", in modo da rimanere riconoscibile, identificabile ma sempre diverso. Con l'elaborazione, insomma, c'è l'idea del continuo divenire del discorso musicale; e non a caso il luogo deputato dell'elaborazione (ma non esclusivo) è quello della sezione dello sviluppo, all'interno della forma sonata, dove tutto è sempre in divenire; tanto che impropriamente si usa talvolta il termine "elaborazione" come sinonimo di "sviluppo". È poi Beethoven ad applicare l'elaborazione anche alla forma della variazione, portando questa dall'ambito decorativo a quello speculativo.

Arrigo Quattrocchi


Accademia Filarmonica Romana, Roma, 1999