Improvvisazione. L'"improvvisazione" è quella forma di creazione musicale che nasce "all'improvviso", cioè nel momento stesso dell'esecuzione, e che postula una sorta di immedesimazione o di sovrapposizione fra la figura del compositore e quella dell'interprete. L'improvvisazione parte da basi assai diverse nella musica eurocolta e nelle altre culture musicali. Nel caso della musica eurocolta - ossia della musica colta della civiltà occidentale - infatti l'improvvisazione costituisce prevalentemente un arricchimento rispetto a un testo scritto preesistente. L'esempio più chiaro è quello di una "cadenza" all'interno di un concerto solistico o di un'aria, spesso lasciata dall'autore ad libitum del solista, che può prepararla o inventarla estemporaneamente. Altri casi possono essere quelli della realizzazione del basso continuo - per cui su una linea melodica al basso un cembalista o organista immagina all'impronta una successione di accordi e melodie fiorite - o quelli legati alla variazione - per "coloratura" o "diminuzione" - di una linea melodica. Nelle culture musicali non eurocolte, invece, laddove non si può parlare di testo scritto preesistente, la figura del creatore e quella dell'interprete coincidono effettivamente e la creazione è essa stessa improvvisazione. In questa prospettiva si sviluppa anche l'improvvisazione nel jazz, genere musicale che nasce dalla pratica improvvisativa e che, anche quando si basa su testi scritti che implicano temi e giri armonici prestabiliti, conserva sempre uno spazio di libertà assoluta alla personalità dell'esecutore. Ecco dunque che le registrazioni di medesimi brani, effettuate dal medesimo interprete a distanza di pochi minuti, possono apparire anche estremamente dissimili.

Arrigo Quattrocchi


Accademia Filarmonica Romana, Roma, 1999