Rondò. Forma strumentale, meno frequentemente vocale, largamente utilizzata dai compositori della seconda metà del sec. XVIII e della prima metà del sec. XIX (e in minor misura anche successivamente), derivata dal rondeau dei claviccmbalisti francesi dei secc. XVII-XVIII. La struttura formale del rondò consiste nell'alternanza di un episodio fisso (o lievemente modificato, seppur sempre riconoscibile) nella tonalità fondamentale con episodi di carattere contrastante ambientati in tonalità diverse. Lo schema più semplice di rondò è quello ternario (A-B-A'), coincidente con la forma ternaria di canzone; da esso deriva il rondò a cinque periodi (A-B-A'-B-A"). Una forma particolarmente diffusa è quella del cosiddetto rondò-sonata, costituito da sette periodi: A-B-A'/C/A"-B'-A'". In questa varietà i primi tre episodi (A-B-A') coincidono con l'esposizione della forma sonata (terminando tuttavia, contrariamente alla norma, nel tono della tonica anziché in quello della dominante); e ha la funzione di sviluppo; A"-B'-A'" quello di ripresa. Il rondò vocale, che ha tra i suoi precedenti la cantata-rondò (fiorita in Italia, Francia e Germania nel sec. XVIII e consistente nell'alternanza di episodi in stile recitativo e arioso con una breve aria sempre eguale o lievemente variata), si strutturò nella seconda metà del sec. XVIII come una grande aria di forma affine a quella del rondò strumentale e divenne elemento quasi immancabile del melodramma del tardo '700 e del primo '800.


Garzantina Musica, Garzanti Libri s.p.a, Milano, 2009