Timbro.
Il "timbro" è una delle tre qualità fondamentali di un suono musicale,
le altre due essendo l'altezza (ovvero se il suono è più acuto o più
grave) e l'intensità (se è più forte o più piano). In sostanza se due
strumenti, come un violino e un flauto, suonano ciascuno un suono che
abbia la medesima altezza e la medesima intensità, ciò che distingue
questi due suoni emessi dai due strumenti è appunto il "timbro" ovvero
il colore del suono degli strumenti. Già da questa osservazione risulta
intuitivo che il timbro è legato al modo di emissione del suono; gli
strumenti ad arco possiedono, come famiglia, un timbro differente dagli
strumenti a fiato, poiché i primi emettono un suono sfregando una
corda, e i secondi muovendo una massa d'aria in una canna. Ogni
strumento, insomma, possiede un suo timbro e ha anche la possibilità di
variarlo, qualità che appartiene in modo particolare alla voce umana.
Scendendo più nei meandri dell'acustica musicale, ciò che distingue il
timbro di un suono da quello di un altro suono è il numero degli
"armonici", ovvero di quelle note secondarie che ogni suono
fondamentale produce nelle sue vibrazioni; se un suono è privo degli
armonici dispari, o degli armonici superiori al sesto, ecco che il suo
timbro presenta caratteristiche differenti. Nell'ambito della notazione
musicale il timbro è stato storicamente, rispetto ad altezza durata e
intensità, un elemento assai meno precisabile; forse per questo è
essenzialmente alla fine dell'Ottocento che il timbro accresce la
propria importanza nell'ambito dei parametri compositivi, acquisendo
spesso una importanza strutturale, come nella musica degli autori
cosiddetti impressionisti o simbolisti. Alla metà del Novecento, poi,
risale il tentativo di rendere perfettamente determinabile la
definizione del timbro, grazie alla sua serializzazione alla pari degli
altri elementi del suono (altezza, intensità, durata).