Tonalità. In senso lato, il rapporto di gerarchla che in una successione determinata di suoni (che può essere organizzata in una scala) si stabilisce nei confronti di una tonica, cioè di un suono prescelto attorno al quale, e verso il quale, gravitano tutti gli altri. In tal senso, quasi tutta la musica è «tonale», compresa quella delle culture non occidentali. Nella pratica musicale europea il significato di tonalità ha però subito, nella sua lunga storia, molte variazioni. Nelle antiche musiche monodiche, e nel canto gregoriano la tonalità si esprimeva in relazioni puramente melodiche, mentre con l'affermarsi della polifonia e quindi della concezione armonica (sec. XVII) il significato di tonalità si fece più complesso; vi si affermò un sistema di funzioni tonali fondato su tre accordi o trìadi principali (formati da tre note distanti fra loro una terza, maggiore o minore, di tonica, dominante, sottodominante); il primo accordo determina uno stato di riposo, mentre gli altri due si pongono in tensione col primo. Dell'antica modalità sopravvissero soltanto due modi, il maggiore e il minore. A partire dalla seconda metà del secolo scorso l'evoluzione della tonalità mosse sempre più decisamente verso la politonalità o l'atonalità, cioè verso concezioni musicali intese ad allentare la gerarchia dei suoni imposta dalla tonalità e a superare la limitatezza dei due modi maggiore e minore.


Garzantina Musica, Garzanti Libri s.p.a, Milano, 2009