Nell'ottobre del 1705 Bach ottiene un mese di licenza per recarsi presso il celebre organista Dietrich Buxtehude a Lubecca. Il contatto si rivelò cosi proficuo che il compositore decise di prolungare il suo soggiorno nonostante il disappunto delle autorità ecclesiastiche di Arnstadt le quali, al suo ritorno, lo convocarono davanti al Concistoro.
L'occasione di lasciare definitivamente quella città arrivò pochi mesi dopo quando, a seguito della morte di Johann Georg Ahle, si era reso vacante il posto di organista nella chiesa di San Biagio a Mühlausen: Bach vi fu nominato a partire dal giugno 1707. Ma appena un anno dopo eccolo accettare un incarico più remunerativo come organista e musicista di camera alla corte ducale di Sassonia-Weimar (dove nel 1714 assumerà poi l'incarico di direttore dell'orchestra di corte). L'amicizia con il compositore Johann Cottfried Walther e con il suo allievo, il principe Johann Ernst, molto dotato per la musica, suscitarono in Bach nuovi interessi soprattutto nel campo dell'approfondimento della musica italiana, genere a cui si dedicavano con passione tutti e tre.
È infatti in questo periodo che vede la luce l'Aria variata (alla maniera italiana) in la minore per clavicembalo BWV 989. Si tratta di una pagina articolata su un tema - semplice e concepito a modo di severo corale - a cui seguono 10 estrose variazioni che, come le successive più famose Variazioni Goldberg, utilizzano come base non solo il tema stesso ma anche e soprattutto la sua struttura armonica.
Rivisitazioni ritmiche sincopate e spezzate (variazione n. 4 e n. 8), ricche "passeggiate" melodiche (variazioni n. 3 e 5), trasformazioni di tempo (il 12/8 della variazione n. 7) e inserimento di virtuosistici abbellimenti (da cui la qualifica alla maniera italiana) fanno di questo lavoro una delle prove di bravura più pregevoli del giovane Bach.
Laura Pietrantoni