Gottes Zeit ist die allerbeste Zeit (Il tempo di Dio è il tempo migliore), BWV 106

Cantata in mi bemolle maggiore per soli, coro e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: autore ignoto
Occasione: per il funerale di Dorothea Susanne Eilmar-Tilesius
  1. Sonatina - Molto adagio (mi bemolle maggiore)
    per tutti gli strumenti
  2. a. Gottes Zeit ist die allerbeste Zeit
        Coro in mi bemolle maggiore/do minore per coro e tutti gli strumenti
    b. In ihm leben, weben
        Aria in mi bemolle maggiore per coro e tutti gli strumenti
    c. Ach, Herr! lehre uns bedenken
        Aria in do minore per tenore e tutti gli strumenti
    d. Bestelle dein Haus!
        Aria in do minore/fa minore per basso, 2 flauti a becco e continuo
        Tema simile alla Fuga n. 16, BWV 861
    e. Es ist der alte Bund, Mensch, du musst sterben
        Trio in fa minore per contralto, tenore, basso e continuo
    f. Ja, komm, Herr Jesu, komm
       Aria in fa minore per soprano e tutti gli strumenti
    g. Ich hab mein Sach Gott heimgelstellt
        Corale in fa minore per soprano, coro e tutti gli strumenti
  3. a. In deine Hände befehl' ich meinen Geist
        Solo in si minore per contralto, 2 viole da gamba e continuo
    b. Heute wirst du mit mir im Paradies sein
        Solo in la bemolle maggiore per basso, 2 viole da gamba e continuo
    c. Mit Fried' und Freud' ich fahr' dahin
        Duetto in do minore per contralto, basso, 2 viole da gamba e continuo
  4. a. Glorie, Lob, Ehr' und Herrlichkeit
        Corale in mi bemolle maggiore per coro e tutti gli strumenti
    b. Durch Jesum Christum, Amen
        Finale in mi bemolle maggiore per coro e tutti gli strumenti
Organico: contralto, tenore, basso, coro misto, 2 flauti a becco, 2 viole da gamba, basso continuo
Composizione: Arnstadt, 1707 - 1708
Prima esecuzione: Arnstadt, St.Blasiuskirche, 3 giugno 1708
Edizione: Simrock, Bonn, 1830
Guida all'ascolto (nota 1)

Bach compose un numero considerevole di Cantate sacre (almeno duecento delle trecento che sono state conservate) e una trentina (in effetti sarebbero poco più di quaranta, se tutte fossero giunte sino a noi) di Cantate profane, che sono al limite tra il sacro e il profano, in quanto alcune sono cantate per commemorazioni funebri (Trauerkantaten), come quella BWV 106, meglio conosciuta con il nome di Actus Tragicus e composta, secondo André Pirro, nel 1707 in occasione della morte dello zio del musicista, Tobias Lämmerhirt, e secondo Hermann Schmalfuss nel 1708, per i funerali di Dorothea Susanna Eilmar, sposata al consigliere Johann Adolf Tilesius e sorella del pastore Georg Christian Eilmar, amico di Bach. L'Actus Tragicus (così è designata l'opera nella copia - l'autografo è andato perduto - dovuta a Christian Friedrich Penzel, datata ottobre 1768 a Lipsia) si avvale di un organico strumentale molto esile, formato da due flauti a becco, due viole da gamba e continuo. Si apre con un brano strumentale chiamato Sonatina; su un movimento regolare di crome (Molto adagio) affidato al basso continuo le due viole indicano un disegno melodico discendente e poi si uniscono al basso, come in un movimento processionale. Sopra questo sfondo armonico i due flauti intrecciano una frase molto malinconica, invitante al raccoglimento. Segue un coro a quattro voci, con lo stesso accompagnamento orchestrale diviso in tre episodi diversi. Il primo, di particolare slancio ritmico, è costruito sulle parole che racchiudono il titolo della Cantata "Il tempo del Signore è il miglior tempo". Dopo un Allegro fugato, su un passo derivato dagli Atti degli Apostoli, si giunge alla terza parte (Adagio assai), che si sofferma sulla parola morte. Un'aria per tenore in movimento Lento riconduce l'ascoltatore all'atmosfera processionale introduttiva, su cui si inserisce il basso (Vivace) con un'aria contrappuntata da fioriture vocali. Si giunge così ad un terzetto (contralto, tenore, basso) accompagnato dal solo basso continuo, sulle parole tratte dall'Ecclesiastico ("È legge antica, l'uomo deve morire"). Dal terzetto emerge un a solo del soprano in tempo arioso, accompagnato dalle due viole da gamba e dal flauto, che insieme al basso continuo formano la melodia a quattro voci del corale "Ich hab' mein' Sach' heimgestellt". Alla ripresa della prima parte del terzetto il soprano ripropone alcuni frammenti dell'arioso, prima di concludere su una lunga cadenza. Ancora arie del contralto e del basso, prima di giungere al coro conclusivo della Cantata, accompagnato da tutta l'orchestra in un clima di vivacità ritmica. È un canto di speranza sulla melodia del corale che dice "Ich dich hab'ich gehoffet, Herr" (In te ho sperato, o Signore). Il discorso musicale della Cantata si mantiene su un piano di elevata nobiltà e spesso raggiunge una indubbia efficacia drammatica.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 20 aprile 1985

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Ultimo aggiornamento 5 luglio 2013