Herr Jesu Christ, wahr'r Mensch und Gott (Gesù Cristo Signore, vero uomo e Dio), BWV 127

Cantata in fa maggiore per soli, coro e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: Paul Eber
Occasione: domenica di Quinquagesima
  1. Herr Jesu Christ, wahr'r Mensch und Gott
    Coro in fa maggiore per coro, 2 flauti a becco, 2 oboi, archi e continuo
  2. Wenn Alles sich zur letzten Zeit entsetzet
    Recitativo in si bemolle maggiore/fa maggiore per tenore e continuo
  3. Die Seele ruht in Jesu Händen
    Aria in do minore per soprano, 2 flauti a becco, oboe, archi e continuo
  4. a. Wenn einstens die Posaunen schallen
        Recitativo in do maggiore/sol minore/do maggiore per basso, tromba, archi e continuo
    b. Fürwahr, fürwahr, euch sage ich
        Aria in do maggiore/sol minore/do maggiore per basso, tromba, archi e continuo
  5. Ach Herr, vergieb all' uns're Schuld
    Corale in fa maggiore/do maggiore per coro, 2 flauti a becco, 2 oboi, archi e continuo
Organico: soprano, tenore, basso, coro misto, 2 flauti a becco, 2 oboi, tromba, 2 violini, viola, continuo
Composizione: Lipsia, 1725
Prima esecuzione: Lipsia, Nikolaikirche, 11 febbraio 1725
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1878
Guida all'ascolto (nota 1)

La cantata "Herr Jesu Christ, wahr'r Mensch und Gott" BWV 127, per la Dominica Estomihi del 1725, richiede tre voci (soprano, tenore, basso), il coro e un organico di 2 flauti, 2 oboi, tromba, 2 violini, viola, continuo. Si tratta di un caso singolare che si distacca notevolmente dallo schema delle altre cantate della seconda annata. Il testo prende lo spunto non dall'episodio della guarigione del cieco di Gerico ma da quello che precede il miracolo (Luca, 18, 31-34). La poesia è tratta dal Lied che Paul Eber aveva scritto nel 1562 per la morte del figlio, al quale era stata adattata poi la melodia di Goudimel. Pur trattandosi in origine di uno Sterbenlied, acquista in Bach lo spirito della passione: contribuisce a ciò la citazione dell'Agnus Dei germanico, mentre si sono ravvisati, nel continuo del primo numero, da parte di Alberto Basso, i segni della melodia che ritornerà in primo piano nella Passione secondo Matteo, "Herlich thut mich verlangen". In seconda posizione troviamo un recitativo semplice e quindi un'aria per soprano di straordinaria espressività, con un ruolo di primo piano dell'oboe; gli archi pizzicati, nella zona centrale, starebbero a suggerire la campanella dei morti che viene citata nel testo. In quarta posizione la situazione diventa molto complessa: dapprima un recitativo accompagnato, quindi tre recitativi semplici che si rifanno al Lied originale, alternati a tre ritornelli di carattere molto drammatico, con un senso fortissimo di contrasto che simboleggia il fuoco distruttore da un lato e la fede solida del credente dall'altro. La cantata si chiude con un corale semplice.

Roberto Chiesa


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 11 aprile 1990

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Ultimo aggiornamento 16 luglio 2013