Süsser Trost, mein Jesus kömmt (Dolce conforto, viene il mio Gesù), BWV 151

Cantata in sol maggiore per soli, coro e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: Georg Christian Lehms
Occasione: 3° giorno della festa di Natale
  1. Süsser Trost, mein Jesus kömmt
    Aria in sol maggiore per soprano e tutti gli strumenti
  2. Erfreue dich, mein Herz, denn itzo weicht der Schmerz
    Recitativo in remaggiore/mi minore per basso e continuo
  3. In Jesu Demut kann ich Trost
    Aria in mi minore per contralto, oboe d'amore, archi e continuo
  4. Du teurer Gottessohn, nun hast du mir den Himmel aufgemacht
    Recitativo in si minore/sol maggiore per tenore e continuo
  5. Heut schleusst er wieder auf die Tür
    Corale in sol maggiore per coro e tutti gli strumenti
Organico: soprano, contralto, tenore, basso, coro misto, flauto traverso, oboe d'amore, 2 violini, viola, continuo
Composizione: Lipsia, 1725
Prima esecuzione: Lipsia, Thomaskirche, 27 dicembre 1725
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1886
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Due anni separano la Cantata BWV 40 da Süßer Trost, mein Jesu kömmt BWV 151, ("Dolce conforto, viene il mio Gesù") composta dunque nel 1725 ed eseguita al servizio del Vespro (si teneva alle ore 13) di domenica 27 dicembre. Il carattere di quest'opera si rivela molto diverso dalla precedente già per la scelta del testo, senza diretti riferimenti al Vangelo e concepito, invece, come una libera meditazione sull'Epistola che si leggeva in quel giorno (Ebrei 1, 1-14). Con l'eccezione del corale conclusivo, per il quale Bach ricorre a un autore dell'epoca di Lutero, il testo è di Georg Christian Lehms, poeta che si dedicò anche al romanzo con lo pseudonimo Palidor. Era morto a Darmstadt, dov'era poeta di corte, nel 1717, a 32 anni, e aveva lasciato un ingente corpus di testi per Cantate che Bach usò in più di un'occasione, particolarmente nell'anno in questione. Coerentemente con il tono del testo, Bach sceglie un'impostazione cameristica, più raccolta, concentrando tutta l'efficacia della sua invenzione proprio nelle pagine di carattere esplicitamente soggettivo: le arie nelle quali il fedele svolge una meditazione in prima persona. Quella per soprano, la prima, è uno dei capolavori di Bach ed è anche un esempio tipico della sua capacità di far dialogare una voce e un singolo strumento.

Fedele al precetto mulier tacet in ecclesia, l'epoca di Bach assegnava le parti vocali oggi considerate femminili alle voci bianche o di castrato (è noto che Bach abbandonò l'attività di cantante proprio all'epoca della muta della voce nonostante numerose insistenze a proseguire). È così anche per la seconda aria, per contralto, nella quale Bach lascia emergere dall'orchestra e colloca accanto alla voce un altro strumento a fiato, l'oboe.

Stefano Catucci

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Bach, questo poderoso e roccioso artigiano della musica, lavorò metodicamente e assiduamente ogni giorno per costruire la sua opera che oggi più di ieri suscita ammirazione e sbigottimento per la mole e la qualità dell'invenzione artistica. Egli lasciò il segno della sua prodigiosa attività in tutte le città dove svolse le funzioni di organista e di maestro di musica: Weimar (1703), Arnstadt (1703-1707), Mülhausen (1707-1708), ancora Weimar (1708-1717), Koethen (1717-1723) e infine Lipsia, in cui trascorse i suoi ultimi ventisette anni come Kantor, cioè direttore e maestro di coro della scuola di San Tommaso. In questa sede egli si impegnò a scrivere ogni settimana una cantata sacra, vale a dire un componimento musicale su testo luterano per solisti, coro e strumenti, costituito in media di sette o sei pezzi per quattro, tre solisti, anche due o uno, di diversa caratteristica (recitativi, ariosi, arie e cori concertati), per lo più concluso da un corale a quattro parti. Nacquero così non meno di 265 cantate sacre, delle quali ce ne rimangono appena 200 (le cantate profane ammontano ad una trentina) basate sul corale luterano, secondo una scelta non solo musicale, ma culturale e storica determinata dalla riforma protestante. Va aggiunto che Bach seguace del pietismo, cioè di un credo religioso più incline all'interiorità del sentimento, ricorre alla melodia del Lied, affidata in prevalenza ad una voce, come espressione di riflessione e di meditazione su uno stato d'animo dettato da un avvenimento biblico.

Un esempio del procedimento usato da Bach nel costruire questo tipo di componimento è racchiuso nella Cantata per soli, coro e orchestra BWV 151, scritta nel 1724 per il terzo giorno della festività natalizia. Si apre con un tema sereno e tranquillo affidato al flauto, all'oboe d'amore, all'orchestra d'archi e al cembalo; quindi il soprano canta un'aria («Süsser Trost, mein Jesus») di estrema dolcezza lirica. Al recitativo del basso segue in tempo andante e con varietà di sfaccettature psicologiche l'aria del contralto («In Jesu Demut kann ich Trost») accompagnata dall'oboe d'amore, dall'orchestra d'archi e dal cembalo. Il recitativo del tenore sfocia nel corale conclusivo («Heut'schleusst er wie der auf die Tür zum schoenen Paradeis») di misurata solennità musicale.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 11 dicembre 2005
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 21 dicembre 1979

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Ultimo aggiornamento 18 settembre 2014