Meine Seele rühmt und preist (La mia anima glorifica ed esalta), BWV 189

Cantata in si bemolle maggiore per tenore e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: autore ignoto
Occasione: festa della Visitazione di Maria
  1. Meine Seele rühmt und preist
    Aria in si bemolle maggiore per tenore e tutti gli strumenti
  2. Denn seh' ich mich und auch mein Leben an
    Recitativo in si bemolle maggiore per tenore e continuo
  3. Gott hat sich hoch gesetzet
    Aria in sol minore per tenore e vcontinuo
  4. O was vor grosse Dinge
    Recitativo in sol minore per tenore e continuo
  5. Deine Güte, dein Erbarmen
    Aria in si bemolle maggiore per tenore e tutti gli strumenti
Organico: tenore, flauto a becco, oboe, 2 violini, viola, continuo
Composizione: data sconosciuta
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1891

Attribuzione incerta, forse composizione di Georg Melchior Hofmann
Guida all'ascolto (nota 1)

La Cantata Meine Seele rühmt und preist («La mia anima glorifica ed esalta») è lavoro giovanile di Bach, scritto tra il 1707 e il 1710, probabilmente a Weimar. E' una Cantata solista (voce di tenore) con strumenti (flauto diritto, oboe, violino) e basso continuo. L'autore del testo è ignoto. La Cantata è articolata in tre arie, intramezzate da due recitativi: la prima aria, caratterizzata dalla ricca ornamentazione strumentale del flauto diritto, dell'oboe e del violino, ha un carattere tipicamente decorativo, con fiorite vocalizzazioni del tenore. Il primo recitativo, «Denn seh'ich mich» («Quando mi guardo»), vede il tenore sorretto dal solo continuo e cosi avviene anche nella seconda aria, «Gott hat sich hoch gesetzet» («Dio si è assiso in alto»), tipica per il discendente motivo sincopato del continuo. Ancora voce e solo continuo nel terzo recitativo «O was vor grosse Dinge treff'ich an alien Orten an» («Oh, quante grandi cose io trovo in ogni luogo»). La terza ed ultima aria «Deine Güte, deine Erbarmen» («La tua bontà, la tua misericordia»), è introdotta da una figura di due note dell'oboe e del violino: gli strumenti si dipanano in delicate fioriture, mentre alla voce resta affidato il motivo fondamentale.

Carlo Marinelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 8 marzo 1963

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Ultimo aggiornamento 9 aprile 2015