Gott ist uns're Zuversicht (Dio è la nostra certezza), BWV 197

Cantata in re maggiore per soli, coro e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: autore ignoto
Occasione: nuziale
  1. Gott ist uns're Zuversicht
    Coro in re maggiore per coro, 3 trombe, timpani, 2 oboi, archi e continuo
  2. Gott ist und bleibt der beste Sorger
    Recitativo in la maggiore per basso e continuo
  3. Schläfert aller Sorgen Kummer in den Schlummer
    Aria in la maggiore per contralto, oboe d'amore, archi e continuo
  4. Drum folget Gott und seinem Triebe
    Recitativo in fa diesis minore/la maggiore per basso, archi e continuo
  5. Du süsse Lieb', schenk' uns deine Gunst
    Corale in la maggiore per coro (strumentazione non specificata)
  6. O du angenehmes Paar
    Aria in sol maggiore per basso, oboe, fagotto, archi e continuo
    Tratta dall'Aria n. 4 della Cantata BWV 197a
  7. So wie es Gott mit dir getreu und vaterlich von Kindes beinen angemeit
    Recitativo in do maggiore per soprano e continuo
  8. Vergnügen und Lust, Gedeihen und Heil
    Aria in sol maggiore per soprano, violino solo, 2 oboi d'amore e continuo
    Tratta dall'Aria n. 5 della Cantata BWV 197a
  9. Und dieser forhe Lebenslauf wind bis in späte Jahre währen
    Recitativo in re maggiore/fa diesis minore per basso, 2 oboi, archi e continuo
  10. So wandelt froh auf Gottes Wegen
    Corale in si minore per coro (strumentazione non specificata)
Organico: soprano, contralto, basso, coro misto, 3 trombe, timpani, 2 oboi, 2 oboi d'amore, fagotto, 2 violini, viola, continuo
Composizione: 1737 - 1738
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1864

Adattamento della Cantata BWV 197a
Guida all'ascolto (nota 1)

La Cantata Gott ist unsere Zuversicht BWV 197 si apre con una introduzione strumentale di andamento solenne, con trombe e timpani che scandiscono il disegno degli archi in attesa dell'intervento del coro. L'impressione è che Bach abbia concepito l'intera pagina basandosi precisamente sulla possibilità di sfruttarne sino in fondo l'orchestrazione e che il taglio delle figure tematiche, come pure il dialogo fra coro, archi e ottoni, segua una logica attenta prima di tutto al timbro, alla resa sonora. Lo conferma anche la concezione della fuga che Bach costruisce sui primi due versi della strofa, e che procede verso una progressiva chiarificazione e semplificazione dei suoi elementi, andando da una polifonia molto elaborata fin quasi all'omofonia tipica del corale, come se le diverse voci del contrappunto si avvicinassero via via sino a coincidere fra loro. Il periodo di composizione di questa Cantata è stato collocato fra il 1737 e il 1738, anche se non è stato possibile identificare né la specifica cerimonia nella quale fu eseguita, né l'autore del testo. L'intera Cantata, comunque, recupera brani già scritti per una Cantata di Natale, Ehre sei Gott in der Höhe ("Lode a Dio nell'alto dei cieli") BWV 197a, dalla quale provengono per intero le due arie della seconda parte: quella del basso (n. 6) e quella del soprano (n. 8). Tutti i recitativi che introducono le arie hanno uno stile "arioso", cioè vocalmente elaborato e sostenuto da una parte strumentale che non si limita alla semplice esecuzione del basso continuo, ma è arricchita anche da passaggi musicali dotati di relativa autonomia. Entrambe le sezioni, infine, si concludono con un corale: il primo (n. 5) di augurio agli sposi, il secondo (n. 10) di invito alla preghiera.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 16 ottobre 2003

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Ultimo aggiornamento 26 giugno 2013