Tönet, ihr Pauken! Erschallet, Trompeten!, BWV 214

Dramma per musica in re maggiore per soli, coro e orchestra

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Testo: autore ignoto
Occasione: genetliaco di Maria Josepha, regina di Polonia

Ruoli:
  1. Tönet, ihr Pauken! Erschallet, Trompeten!
    Coro in re maggiore per coro e tutti gli strumenti
    Riutilizzato nel Coro n. 1 dell'Oratorio di Natale BWV 248
  2. Heut' ist der Tag
    Recitativo in si minore/fa diesis minore per tenore e continuo
  3. Blast die wohlgegriff'nen Flöten
    Aria in la maggiore per soprano, 2 flauti traversi e continuo
  4. Mein knallendes Metall
    Recitativo in fa diesis minore/re maggiore per soprano e continuo
  5. Fromme Musen! Meine Glieder!
    Aria in si minore per contralto, 2 oboi e continuo
    Riutilizzata nell'Aria n. 5 dell'Oratorio di Natale BWV 248
  6. Uns're Königin im Lande, die der Himmel zu uns Sandte
    Recitativo in fa diesis minore/re maggiore per contralto, archi e continuo
  7. Kron' und Preis gekrönter Damen, Königin
    Aria in re maggiore per basso, tromba, archi e continuo
    Riutilizzato nell'Aria n. 8 dell'Oratorio di Natale BWV 248
  8. So dringe in das weite Erdenrund
    Recitativo in sol maggiore/re maggiore per basso, 2 flauti traversi, 2 oboi 2 continuo
  9. Blühet, ihr Linden in Sachsen, wie Cedern
    Coro in re maggiore per coro e tutti gli strumenti
    Riutilizzato nel Coro n. 24 dfell'Oratorio di Natale BWV 248
Organico: soprano, contralto, tenore, basso, coro misto, 3 trombe, timpani, 2 flauti traversi, 2 oboi, 2 violini, viola, continuo
Composizione: 1733
Prima esecuzione: Lipsia, Caffé Zimmermann, 8 dicembre 1733
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1887
Guida all'ascolto (nota 1)

Il "dramma per musica" - Tönel, ihr Pauken! Erschallet, Trompeten! (BWV 214) - è soprattutto noto per essere stato ampiamente utilizzato nel Weihnachts-Oratorium: quattro brani su nove (nn. 1, 5, 7, 9) infatti troveranno collocazione in quel ciclo liturgico, presentato nelle festività natalizie a cavaliere fra il 1734 e il 1735, a breve distanza dall'occasione per la quale la cantata in questione venne eseguita, l'8 dicembre 1733, dal Collegium musicum, diretto da Bach, come omaggio per il genetliaco della regina di Polonia, Maria Josepha granduchessa d'Austria (1699-1757), consorte di Augusto III dal 1719. L'apparato mitologico qui chiamato in causa - Bellona (soprano), Pallade (contralto), Irene (tenore), Fama (basso) - ha la semplice funzione di esaltare e magnificare la sovrana in maniera smaccata e ridondante in un tripudio di suoni e di canti, senza organizzarsi intorno ad una seppur minima vicenda eroica. Ma le saeculares cantilenae, le musiche di cui è stata fornita la cantata sono di prima grandezza, affascinanti e di effetto sorprendentemente vistoso.

Il coro iniziale, nella forma "col da capo", rappresenta uno dei pannelli polifonici più rilevanti e più caratteristici della produzione bachiana. Invocati dal testo, trombe (tre) e timpani prima e archi dopo (con interventi intermedi di due coppie di flauti e di oboi), sono impegnati in un gioco sfolgorante di effetti sonori e soggetto a simmetriche corrispondenze regolate dal numero 8 e dai suoi multipli. Un'introduzione di 32 battute, due esposizioni della prima quartina del testo di 48 misure ciascuna (con soluzione corale prima accordale e poi in imitazione), separate da 8 battute di ritornello strumentale, concorrono a formare la sezione A; la sezione B (ultimo dittico del testo) risulta formata da 64 battute, fra le quali 32 sono dedicate alla prima esposizione (in forma fugata), 16 sono di ritornello strumentale e altre 16 coprono la seconda esposizione (in stile omofono). Analoga "periodizzazione" sulla base del numero 8 governa il più breve coro finale, pure costruito su sei versi: le 96 battute di cui esso consta comprendono due fasi di 48 battute ciascuna, all'interno delle quali si possono individuare tre sottofasi di 16 battute ognuna (16 strumentali, 16 in stile fugato a 3 voci e 16 in stile omofono).

Uno stretto rapporto simbolico con i ruoli rivestiti dalle quattro divinità informa le tre arie e i quattro recitativi. A Irene, dea della Pace, è affidato un solo recitativo (n. 2) per dichiarare che la presente è un'occasione di festa e di splendore. Alla dea della Guerra (Bellona) Bach affida un recitativo drammatico (n. 4) preceduto da un'incantevole aria (n. 3) sostenuta da una coppia di flauti, gli strumenti nominati nel testo portatori di pace. A Pallade, protettrice delle Muse, compete un'aria bipartita (n. 5) con un oboe d'amore mirabilmente lanciato, con una condotta fortemente melismatica, a competere con i vocalizzi del contralto; il recitativo che la segue (n. 6) è accompagnato dagli archi, mentre quello del basso (n. 8): è sostenuto dai legni, al quale basso, personificazione della Fama, spetta un'aria (n. 7) con tromba e archi per celebrare in gran pompa il trionfo della sovrana.

Alberto Basso


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 15 gennaio 1999

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Ultimo aggiornamento 16 ottobre 2014