Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo in si bemolle maggiore, BWV 992

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Arioso. Adagio
  2. Andante
  3. Adagissimo
  4. ...
  5. Aria di Postiglione. Adagio poco
  6. Fuga all'imitazione della cornetta di Postiglione
Organico: clavicembalo
Composizione: 1704 circa
Edizione: Peters, Lispia, 1839

Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Nel 1695 la morte del padre (la madre era mancata l'anno precedente) costrinse Johann Sebastian Bach a trasferirsi da Eisenach a Ohrdruf, dove viveva suo fratello maggiore Johann Christoph. Qui frequentò la scuola di latino fino all'ultima classe ginnasiale e ricevette lezioni di musica, soprattutto di clavicembalo e organo, proprio dal fratello. Ma appariva chiaro che, nonostante l'ottimo rapporto fra i due, l'indipendenza, anche economica, era un obiettivo primario per il giovane compositore.

Fu così che nella Pasqua del 1700 Bach decide di recarsi, insieme all'amico Georg Erdmann, a Lüneburg, dove viene accolto nel Mettenchor della chiesa di San Michele. Dopo alcuni tentativi di ricerca di una occupazione più stabile (si era candidato nel 1702 quale organista nella Jakobikirche a Sangerhausen ma era stato respinto per la sua giovane età, e aveva lavorato per un certo tempo come violinista dell'orchestra da camera del principe Johann Ernst di Sassonia-Weimar), finalmente gli si presentò la prima buona occasione. Ad Arnstadt infatti era stata appena ricostruita dopo un incendio la Chiesa di San Bonifazio e Bach fu incaricato di collaudare il nuovo organo; il 9 agosto 1703 ottiene il posto di organista ufficiale. Qualche giorno dopo gli giunge la notizia che l'amato fratello Johann Jakob, che era stato anche lui ad Ohrdruf per un certo periodo, aveva deciso di lasciare la nativa Eisenach per seguire, in qualità di oboista, il re Carlo XII di Svezia. Ed è da questo intimo avvenimento familiare che nasce il delizioso Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo.

La composizione (edita per la prima volta da Carl Czerny nel 1839 all'interno delle Compositions pour le piano-forte sans et avec accompagnement/par Jean Sebastien Bach; Ouevres complets Liv. 4, Leipzig-Peters) obbedisce quindi ad una idea "programmatica" e prevede la narrazione di una vicenda che opportune didascalie contribuiscono a rendere più evidente.

Il primo Arioso. Adagio ("Ist eine Schmeichelung der Freunde, um denselben von seiner Reise abzuhalten") è una suadente e cantabilissima "lusinga degli amici per trattenerlo dal partire" (e gli incisi melodici ripetuti in eco disegnano con straordinaria efficacia il rimbalzarsi delle loro voci) a cui segue un Andante fugato che nel suo intrecciato contrappunto allude alla "rappresentazione delle diverse vicende cui potrebbe andare incontro in un paese straniero" ("Ist eine Vorstellung unterschiedlicher Casuum, die ihm in der Fremde könnten vorfallen"); la caparbietà del fratello, fermo nella sua decisione, provoca "un generale lamento degli amici" (Adagiosissimo. "Ist ein allgemeines Lamento der Freunde") reso da una delicata e malinconica Passacaglia. Infine, rassegnati, prendono congedo da lui ("Allhier kommen die Freunde, weil sie doch sehen, dass es anders nicht sein kann, und nehmen Abschied") ritrovando comunque l'allegria che accompagna sempre un viaggio pieno di novità e prospettive: una simpatica Aria di saluto introduce la partenza vera e propria annunciata dai due movimenti (Aria e Fuga) in imitazione - con squillanti salti d'ottava ribattuti - della cornetta di postiglione.

Laura Pietrantoni

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nel 1704 (secondo anno del soggiorno di Giovanni Sebastiano Bach ad Arnstadt in qualità di organista) Johann Jakob Bach, fratello del futuro cantore di San Tommaso, partiva per raggiungere in Polonia l'esercito di Carlo XII di Svezia nella cui guardia egli s'era fatto ingaggiare come suonatore di Oboe. Giovanni Giacomo Bach avrebbe partecipato a tutte le campagne di Carlo XII, non esclusa la battaglia di Poltava, raggiungendo col suo sovrano la città romena di Cetatea Alba (in turco Bender). In quest'ultima città Giovanni Giacomo restò fino al 1713 stabilendosi poi a Stoccolma come «musico di corte» e morendo nel 1722 nell'età di soli 40 anni per colpa delle conseguenze di quelle faticose campagne. Questa vicenda non sarebbe di certo da rammentare nella storia musicale se il suo avvio non si connettesse a quello che può considerarsi forse come uno dei primi capolavori di Giovanni Sebastiano Bach. La partenza del fratello «ispirò» infatti a quest'ultimo quel «Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo».

Si tratta di un lavoro che sotto taluni riguardi potrebbe definirsi «giovanile» (Giovanni Sebastiano lo scrisse infatti non avendo compiuto ancora i vent'anni) se un tale aggettivo non contrastasse con la piena maestria che già vi si rivela, e che non appare inficiata dall'avvertibile presenza di vari influssi che Bach non tarderà a superare. Il modello di questa «Sonata descrittiva» è da ricercarsi non tanto nei clavicembalisti francesi, quanto nelle Musikalische Vorstellungen einiger biblischen Historien in sechs Sonateti auf dem Claviere zu spielen che Giovanni Kuhnau aveva scritto nel 1700.

L'esperienza dell'arte di Vivaldi che permetterà a Bach di erigere i suoi maggiori edifici sonori non è stata messa ancora a frutto: ma la formulazione italiana del titolo di questo Capriccio potrebbe non essere priva di significato sull'orientamento di Bach verso l'arte italiana. Comunque sia si tratta ancora di un lavoro che rispetto alle grandi Toccate e Fughe può assumere dimensioni miniaturistiche: ma se di « miniature» si vuole parlare, bisogna precisare che si tratta di miniature d'una qualità che solo un Giovanni Sebastiano Bach poteva realizzare. Il Capriccio consta di una serie di brani dal diverso assunto immaginifico. Nell'iniziale Arioso «gli amici cercano di trattenere il viaggiatore». Il secondo movimento allude alle avventure che lo possono attendere all'estero. Seguono le lamentazioni proferite dagli amici e parenti. Sopra un basso ostinato da Ciaccona Bach dispone una serie di motivi dolorosi, ricchi di alterazioni cromatiche che preannunciano non pochi tratti dei suoi futuri capolavori. Finalmente, avendo compreso che il viaggiatore non vuole abbandonare il suo progetto, gli amici e parenti si rassegnano e, con un po' di disappunto, decidono di congedarsi da Giovanni Giacomo, allorché risuona la cornetta del Postiglione. L'ultimo movimento del Capriccio sviluppa una doppia fuga «all'imitazione della cornetta del Postiglione» dove scienza e spiritosa malizia danno vita a delle pagine in tutto degne, se non del futuro autore delle Passioni, del divertito, geniale, compositore della Cantata del Caffé.

Roman Vlad


(1)  Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 27 marzo 2008
(2)  Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 16 maggio 1957


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Ultimo aggiornamento 13 giugno 2016