Concerto in la minore per violino e orchestra, BWV 1041


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Allegro
  2. Andante (do maggiore)
  3. Allegro assai
Organico: violino solista, 2 violini, viola, continuo
Composizione: 1718 - 1723
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1874

Vedi anche la trascrizione per Clavicembalo e orchestra BWV 1058
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Bach compose probabilmente una decina di concerti per violino e orchestra, ma a noi ne sono giunti soltanto tre: il < span class="italic">Concerto in la minore BWV 1041, il Concerto in mi maggiore BWV 1042 e il Concerto in re minore BWV 1043; ad essi va aggiunto un frammento di 50 battute di un Concerto in re maggiore, in cui il violino solista è accompagnato da tre trombe, timpani, due oboi e archi. I tre Concerti per violino conservati esistono anche in una trascrizione realizzata dallo stesso Bach a Lipsia dopo il 1730 per clavicembalo e orchestra, rispettivamente BWV 1058 e BWV 1054 e per due clavicembali BWV 1062. Dei concerti perduti si conosce la musica per via delle successive trascrizioni per cembalo; si tratta in sostanza del Concerto in re minore per cembalo BWV 1052 che si richiama ad un analogo concerto violinistico perduto, del Concerto in fa minore per cembalo BWV 1056 che deriva da un concerto per violino in sol minore perduto e del Concerto in fa maggiore per tre clavicembali BWV 1064, proveniente da un concerto per tre violini in re maggiore anch'esso perduto.

I concerti originali risalgono al periodo di Köthen, intorno al 1720, quando Bach era maestro di cappella della corte e direttore della musica da camera del principe Leopold, e poteva disporre di un ottimo violinista qual'era Joseph Spiess. Le trascrizioni invece appartengono al periodo di Lipsia quando il compositore dirigeva brani cameristici per la Società di Telemann oppure organizzava piccoli concerti familiari. In tali composizioni, secondo Alfred Durr, «Bach accoglie in generale la forma del concerto creata da Vivaldi, ma accosta ritornelli di Tutti ad episodi di Solo, in quanto affida all'orchestra, anche durante gli episodi a solo, parti elaborate tematicamente. La sovrabbondanza di figure ornamentali, che si trova nelle parti solistiche di concerti di altri compositori, in Bach lascia il posto ad una densità e ad una concentrazione ottenuti mediante il costante impiego di figure tematiche». Certamente Bach tiene conto della forma concertistica in tre movimenti realizzata nelle composizioni vivaldiane, anche se i suoi concerti per violino e orchestra mirano ad un tipo di scrittura più solido e compatto. È vero che non è documentato un rapporto diretto di conoscenza fra Bach e Vivaldi, ma è certo che la fama del musicista italiano si era già diffusa in Germania intorno al 1706 e lo stesso Bach potè prendere visione della famosa raccolta dell'op. III, denominata "L'estro armonico".

Il primo tempo del Concerto in la minore BWV 1041 inizia con un attacco energico e perentorio di tutta l'orchestra, che termina con un'armonia sulla dominante (in mi maggiore) da cui si diparte l'a solo del violino espresso con particolare dolcezza melodica. Su questi due elementi, il Tutti e il Solo, si svolge e si sviluppa il discorso con varietà di accordi e di modulazioni, secondo la rigorosa linea architettonica bachiana. L'Andante è basato su un basso ostinato, sottolineato da accordi gravi degli archi, contrapposti ad una luminosa figurazione tracciata dal violino solista. Ne scaturisce un dialogo di straordinaria efficacia espressiva nella sua musicalità nobile ed elevata. L'Allegro assai è una specie di rondò con passaggi sempre più virtuosistici, in cui sino alle ultime battute la dialettica fra i due protagonisti del concerto si fa sempre più stringente e ricca di invenzioni melodiche. A seconda della qualità del timbro e del contrasto strumentale lo stesso tema si presenta in modo diverso e può confluire nel Tutti oppure esaurirsi nel Solo.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il Concerto in la minore per violino e archi (come l'altro in mi) appartiene al fecondo periodo di Köthen e fu scritto quindi per la piccola orchestra del principe Leopoldo. Il violino funge, ovviamente, non come strumento solista in senso moderno, ma come violino concertante, cioè rivaleggiante in bravura con gli altri.

Armonicamente, il primo tempo (Allegro) percorre l'orbita della tonalità fondamentale con saporose, brevi escursioni nelle tonalità vicine; e il quadrato impianto ritmico si aggrazia di punteggiare in controtempo rimbalzate tra violini e viole.

L'Andante, in do maggiore (con tangenze al sol maggiore e re minore), è di una semplicità quasi schematica, cui basta la cellula ritmica iniziale del basso a creare, se vogliamo, uno sfondo di passi quasi misteriosi al primo piano ornamentale e virtuosistico del solista.

Nell'Allegro finale, che riprende il la minore, l'idea affidata al «tutti» introduttivo lascia posto, come di consueto, al tema del primo violino, accompagnato dal resto dell'orchestra. Avviene poi la reciproca confluenza delle due idee tematiche che qui sortisce in una progressione ascendente e, prima della ripresa finale, a una sequenza tipica del violiniamo bachiano, cioè a un vorticoso roteare degli archi attorno a una corda vuota, qui il mi.

Giorgio Graziosi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 10 febbraio 1988
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 17 marzo 1960



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Ultimo aggiornamento 24 novembre 2013