Concerto in do maggiore per tre clavicembali e orchestra, BWV 1064


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Allegro
  2. Adagio (la minore)
  3. Allegro assai
Organico: 3 clavicembali, 2 violini, viola, continuo
Composizione: 1735 - 1736
Edizione: Peters, Lipsia, 1850

Trascrizione da un concerto in re maggiore per 3 violini perduto
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La tradizione del Concerto grosso e l'innovazione del Concerto solista, la scoperta del piacere concertante e la solidità, forte e nervosa, della tecnica costruttiva contrappuntistica, attraversano insieme la serie dei Concerti per clavicembalo di Johann Sebastian Bach (1685-1750), una delle prime occasioni in cui allo strumento viene riservato un ruolo concertante, sottraendolo alla lezione del basso continuo. Alla metamorfosi concorrono numerose circostanze, conferma dell'inseparabile rapporto, in Bach, tra invenzione e occasione, genio e regolatezza.

Il periodo centrale dell'attività bachiana a Lipsia è segnato dal lavoro per il Collegium Musicum, un'associazione studentesca fondata da Georg Philipp Telemann che si esibiva al Café Zimmermann. Per quei concerti, dei quali assunse la direzione, pressoché ininterrotta, dal 1729 al 1741, Bach doveva provvedere - secondo la prassi dell'epoca, oggi desolatamente desueta - a una quantità di musiche nuove. Matura in questo contesto la decisione di riprendere alcuni concerti per strumento solista, soprattutto per violino, scritti nel periodo in cui era stato maestro di cappella alla corte di Cöthen.

La scelta vive nella consueta dimensione didattica e familiare: i figli Wilhelm Friedemann (al quale, nel 1723, aveva dedicato le Invenzioni a due voci) e Carl Philipp Emanuel abitano e studiano ancora con lui, tra gli allievi emerge la personalità di Johann-Ludwig Krebs. A loro, il padre e maestro intende - come racconteranno i primi biografi - «procurare l'occasione di perfezionarsi in tutti i generi esecutivi». Anche nei più nuovi. È in questa cerchia, e in alcuni casi probabilmente con questi carissimi alunni come primi esecutori, che nasce la serie dei quattordici concerti per uno, due, tre, quattro clavicembali. In cinque casi soltanto (BWV 1054, 1057, 1058, 1062, 1065) disponiamo degli originali, in altri conosciamo la fonte di riferimento, per altri ancora si suppone che madri siano le opere di autori italiani contemporanei.

Nel rapporto con la musica del nostro paese, il Kantor non ha nutrito le perplessità del giovane Händel: «Che cosa sua maestà crede possa apprendere dalla musica italiana?», chiese stupito al principe che gli proponeva un viaggio nella penisola. Poi, poco più che ventenne, partì, e sappiamo con quali esiti. Bach non varcò mai i nostri confini, considerò sufficiente leggere certe partiture. Oltre a quelle certamente studiate e reinventate, figura probabilmente anche un "concerto italiano per tre violini", che ispira dapprima un lavoro con un organico analogo, poi il Concerto per tre clavicembali in do maggiore BWV 1064. Ha scritto Alberto Basso: «La vera conquista sta nell'aver saputo conferire al clavicembalo, e in modo ufficiale, una posizione di prestigio in mezzo all'orchestra portandolo, con un'abile quanto imprevedibile mossa d'arroccamento, al livello immediatamente superiore a quello degli altri strumenti... In tal modo, Bach spaccava in due la monolitica e compatta veste del concerto: da un lato il tutti degli archi, dall'altro il cembalo con il suo meccanico e singolare comportamento, ben più articolato e complesso di quello che si era soliti affidare agli strumenti melodici».

Ma i tre clavicembali aggiungono al piacere concertante un'altra dimensione: lo strumento scopre il teatro, il suono si fa aria, duetto, terzetto, moltiplica e confonde la propria voce in un'ininterrotta fantasia inventiva che unisce principio concertante e tecnica contrappuntistica. Fossimo dei botanici, sapremmo descrivere la fioritura continua e sempre variata delle frasi che si sviluppano dalle invenzioni tematiche: a Bach riesce qui di creare un organismo perfettamente unitario, dinamico e multiforme nella sua varietà melodica. Come già nel Concerto per due violini, la preponderanza del gruppo dei tre solisti emerge anche nel ritornello, ma tale protagonismo evita ogni rischio di ripetizione e staticità grazie alla distribuzione sempre mutevole delle frasi fra gli attori: brevi i passaggi all'unisono, continuo il ricorso a figurazioni imitative, spesso per moto contrario, ad accenni di sequenze canoniche spezzate da discrasie ritmiche. Soltanto nell' Allegro conclusivo i tre solisti si concedono una cadenza che ambisce al virtuosismo; il terrore bachiano di scivolare nell'ovvietà del prevedibile gli impone di differenziarne le durate, rovesciando l'ordine di entrata degli strumenti: prima il terzo (21 battute), poi il secondo (24), infine il primo (34). La quantità degli interventi solisti si sviluppa all'interno di un movimento in stile fugato, creando un esempio sommo di conciliazione tra solidità costruttiva e nuova libertà melodica che il settecento andava scoprendo, nel suono e nella voce. E il canto emerge Lento e Largo nel movimento centrale, imperniato sulla tonalità relativa di la minore, costruito su un basso ostinato, lieve nell'accompagnamento, giocato sulla volatilità concessa al toccatìsmo cembalistico, sospeso nella repentina conclusione, come ombra che dissolve.

Sandro Cappelletto

Guida all'ascolto 2 nota 2)

Il Concerto per tre cembali BWV 1064 deriva certamente da un concerto precedente non pervenutoci; è del tutto verosimile che strumenti solisti dell'originale fossero tre violini. I tre cembali sono, in questo caso, del tutto compatti, e evitano rigorosamente qualsiasi dialogo fra loro. Il loro ruolo predominante invade anche le sezioni dei ritornelli nel tempo iniziale, un densissimo Allegro. L'Adagio centrale si sviluppa su un "Basso quasi ostinato" ed è uno dei più meditativi fra i tempi lenti dei concerti bachiani. Il finale, in stile fugato, vede al termine ciascuno dei tre strumenti solisti impegnato in una cadenza virtuosistica, di lunghezza progressivamente crescente.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 5 dicembre 1997
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 9 febbraio 1995


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Ultimo aggiornamento 8 novembre 2013