Concerto in re minore per organo, BWV 596

Trascrizione del Concerto per due violini op. 3 n. 11, RV 565 di Antonio Vivaldi

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. ...
  2. Fuga
  3. Largo
  4. Finale
Organico: organo
Composizione: 1713 - 1714
Edizione: Peters, Lispia, 1844

Guida all'ascolto (nota 1)

La trascrizione del Concerto n. 11 de L'Estro Armonico, quella segnata nel catalogo bachiano con la sigla BWV 596, senza dubbio la più bella e la più famosa tra queste riletture, fu ampiamente utilizzata in concerto dai pianisti a partire dagli anni Sessanta dell'Ottocento, ma venne arricchita da cadenze, digressioni virtuosistiche e altre aggiunte che erano di volta in volta debitrici di Beethoven, di Schumann, di Liszt o di Wagner, al punto da rendere pressoché impossibile l'identificazione dell'originale. Anche per questo, a lungo il lavoro di Bach non è stato messo in relazione con il Concerto di Vivaldi e anzi, fino agli inizi di questo secolo, è stato erroneamente attribuito a Wilhelm Friedemann, il primo figlio maschio di Johann Sebastian. L'equivoco è stato sciolto solo nel 1910 per opera del musicologo Max Schneider, autore di numerosi studi sugli autografi della famiglia Bach.

Mettere a confronto l'uno accanto all'altra l'originale e la trascrizione, in ogni caso, non è operazione semplice, soprattutto perché la scrittura caratteristica dell'organo richiede un respiro del fraseggio e un'articolazione ritmica molto più lenta. All'esecutore spetta dunque la scelta di porre a contrasto le due versioni facendo risaltare quella che potremmo definire la forza inerziale dell'organo, o se imporre a quest'ultimo un'impervia accelerazione virtuosistica per "tenere il passo" dell'andamento orchestrale.

Stefano Catucci


(1)  Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 19 dicembre 1996


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Ultimo aggiornamento 9 novembre 2014