Suite inglese n. 2 in la minore, BWV 807


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Prélude
  2. Allemande
  3. Courante
  4. Sarabande
  5. Bourrée I
  6. Bourrée II (la maggiore)
  7. Gigue
Organico: clavicembalo
Composizione: 1720 - 1722
Edizione: Hoffmeister & Kühnel, Lipsia, 1805
Guida all'ascolto (nota 1)

L'appellativo di «Inglesi» attribuito a un gruppo di sei Suites per clavicembalo (come per il gruppo parallelo di Suites «Francesi») ha origine controversa e con ogni probabilità non è dovuto a Bach. In particolare la denominazione di Suites Inglesi risale a Johann Nikolaus Forkel che nella sua monografia bachiana (1802) le affermò composte dietro invito di un ricco dilettante inglese. Studiosi più moderni (Sanford Terry e Parry) vedono invece la spiegazione nel Preludio della prima Suite che è basato su una Giga di Charles Dieupart assai stimato in Inghilterra come insegnante e compositore; l'espressione «fait pour les Anglois» che compare in testa alla prima Suite in uno dei primi manoscritti è stata probabilmente estesa erroneamente a tutto il complesso delle sei Suites.

Non ne conosciamo con esattezza l'anno di composizione, anche se bisogna pensare ad un periodo intorno al 1722-23, cioè proprio alla fine della permanenza a Cöthen dove nacque la più gran parte della produzione strumentale bachiana, dai Concerti di ogni tipo alle Sonate e Suites per orchestra e strumenti ad arco solisti o con clavicembalo concertante. Sul tronco della Suite, come lo aveva delineato Johann Jacob Froberger, nella successione cioè di Allemanda-Corrente-Sarabanda-Giga, Bach innesta con grande libertà di scelta un buon numero di danze minori dando prova di una cultura «mondana» che avrebbe potuto essergli invidiata da artisti più naturalmente estroversi come un Haendel o un Telemann. Pur nella forte stilizzazione che eleva di colpo il genere della Suite al livello delle più profonde forme musicali, la radice coreutica generale e la caratteristica di ciascuna danza (come indicò Rudolf Steglich nel Tanzrhythmen in der MusiK Johann Sebastian Bachs) sono ancora chiaramente presenti. Ma dove Bach non rinuncia a dare una impronta più personale (ed è questa una caratteristica particolare delle «Suites Inglesi») è nella composizione di poderosi Preludi posti in apertura, grandiosi affreschi il cui respiro basta da solo a bilanciare l'intera Suite delle danze che seguiranno.

Il Preludio che apre la Suite in programma è scritto in una netta forma ternaria (un po' come il primo movimento del Concerto Italiano) e si basa su un tema che ha qualcosa dello stile ritmico e melodico del Concerto e della articolazione dello strumento ad arco; in più punti all'interno della composizione e in un grandioso pedale su un'armonia di dominante che prepara la conclusione, lo specifico clavicembalistico assume invece l'aspetto di virtuosistiche cadenze. Dopo l'impeto di questo inizio, l'Allemanda si introduce con l'eleganza di sobrie linee imitative; imitazioni che, appena accennate, ricorrono anche nella scorrevole Corrente. La Sarabanda, quasi cuore del lavoro, ha per tema principale un disegno discendente che in Bach ha celebri congiunti (ad esempio, l'Aria Es ist vollbracht della Passione secondo Giovanni; la Sarabanda viene subito ripetuta «variata», cioè arricchita di ornamentazioni che, secondo una via nota nel Settecento solo a Bach, non disturbano ma accrescono le facoltà espressive della pagina. La Bourrée I è un celebre brano di vitalistico slancio, mobile come l'argento vivo, nel cui inciso d'apertura si riflette la proterva allegria di un passo del II Concerto Brandemburghese. Come spesso in queste danze «alternate» la Bourrée II è vicina al carattere della Musette per la presenza di note a lungo tenute; ai termine di essa si ripete la Bourrée I. La Giga, a una rilettura attenta rivela una natura inventiva certo meno ricca dei pezzi precedenti; ma all'ascolto la sua continuità ritmica assicura tuttavia la degna conclusione dell'opera.

Giorgio Pestelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 3 marzo 1972


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Ultimo aggiornamento 10 aprile 2014