Ouverture nach Französischer Art (Ouverture in stile francese) in si minore, BWV 831


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Ouverture
  2. Courante
  3. Gavotte I
  4. Gavotte II (re maggiore)
  5. Passepied I
  6. Passepied II
  7. Sarabande
  8. Bourrée I
  9. Bourrée II
  10. Gigue
  11. Echo
Organico: clavicembalo a due manuali
Composizione: 1735
Edizione: Chr. Weigel jr., Norimberga, 1735 (insieme al Concerto in stile italiano BWV 971)
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Mentre tanti compositori italiani del periodo barocco, o Händel, che viveva in Inghilterra, o Telemann, che viveva in Germania, pubblicavano a ripetizione musiche che si diffondevano in tutta Europa, Johann Sebastian Bach, rispettato ma non celebre Cantor, non fruì della fama che avrebbe potuto venirgli se avesse fin da giovane fatto gemere i torchi stampanti. Nel 1726 egli fece però incidere a sue spese la Partita n. 1, continuò con aftre cinque Partite negli anni seguenti e riunì nel 1731 il tutto sotto il titolo Esercizio per tastiera op. 1. Bach organizzò la diffusione del suo lavoro accordandosi con diversi colleghi residenti in varie città e assicurando loro una percentuale sulle vendite. E così il suo nome circolò un po', tanto che una copia della Partita n. 1 finì - a Bologna! - nella biblioteca del Padre Martini, minore conventuale che presumibilmente si era rivolto a un confratello sassone chiedendo di mandargli le novità che venivano esibite nella celebre Fiera di Lipsia.

Ormai svezzato dall'op. 1 Bach trovò nel 1735 - a cinquant'anni - un editore di Norimberga che accettò il seguito dell'Esercizio senza fare sborsare un soldo all'Autore. La seconda parte dell'opera comprende il Concerto nel gusto italiano e la Ouverture nello stile francese. Le civiltà dominanti in Europa erano allora l'italiana, la francese e la tedesca. Ma le corti tedesche influenzate dagli splendori del Re Sole erano generalmente filofrancesi, e Bach, a Luneburg, aveva eseguito e aveva fatto copie di Couperin, Dieupart e de Grigny, oltre ad aver conosciuto personalmente, molto più tardi, il francese Louis Marchand che, come tutti sanno, si sottrasse con una fuga notturna al... duello all'organo che avrebbe dovuto essere ingaggiato fra lui e Bach. Alla corte di Weimar Bach aveva però trovato un orientamento culturale del tutto diverso e aveva studiato e trascritto per clavicembalo solo alcuni concerti di Vivaldi e di Alessandro Marcello. Egli era dunque bene armato per poter metamorfosare alla tedesca il gusto italiano e lo stile francese.

I concerti e le ouverture erano pezzi per formazioni orchestrali, e negli anni Trenta le orchestre erano ormai in grado di produrre abitualmente gli effetti di sbalzi della dinamica che all'inizio del secolo, con Corelli, avevano fatto sensazione a Roma. Il normale clavicembalo era capace di variare la dinamica solo di poco e solo con una manovra macchinosa. Bach scelse allora il più raro clavicembalo con due manuali, cioè tastiere, nel quale si poteva predisporre il forte a una tastiera e il piano all'altra. Non erano possibili il gonfiamento e lo sgonfiamento della dinamica (crescendo e diminuendo), ma era possibile realizzare un facsimile della alternanza di due masse, quella del "concerto grosso" e quella del "concertino", oppure mettere in maggiore evidenza uno tra due eventi concomitanti.

Nella Ouverture francese, tutta in si minore, le possibilità dei due manuali sono molto evidenti nel pezzo conclusivo, che non a caso è intitolato Echo, e nel pezzo introduttivo, la Ouverture che da il titolo al tutto, con un rapido fugato centrale incorniciato da due movimenti lenti nello stile di Lully. Le danze sono quelle tradizionali della Suite - Corrente, Sarabanda, Ciga -, ma con l'ovvia esclusione della tedesca Allemanda e con l'aggiunta delle francesi Gavotta, Passepied e Bourrée.

Piero Rattalino

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Se nel Concerto italiano il «riferimento» stilistico-strutturale di Bach era stato il concerto solistico vivaldiano, nell'Ouverture secondo la maniera francese il modello compositivo va ricercato nella suite per orchestra, che ai tempi di Bach comprendeva un'ampia pagina introduttiva, spesso caratterizzata da una scrittura polifonico-imitativa, cui faceva seguito una serie di musiche d'intrattenimento, ovvero danze e piccoli brani di fantasia. Nell'Ouverture francese il discorso musicale si fa estremamente complesso e la tecnica cembalistica si arricchisce di straordinari contributi: lo stile generale dell'opera, dominato da grandi contrasti, è al contempo orchestrale e solistico; lo spirito tipicamente francese della composizione è poi riscontrabile nell'abbondante ornamentazione, nei frequenti ritmi puntati, nella stilizzazione del carattere coreografico della musica. La normale successione di danze nelle suite bachiane prevede un'allemanda, cui segue una corrente, una sarabanda e una giga, a volte con inserimenti di altre danze fra sarabanda e giga (minuetto, bourrée, gavotta, etc.). Nell'Ouverture francese manca l'allemanda e alla corrente fanno seguito due gavotte e due passepied, mentre dopo la sarabanda troviamo due bourrée. La suite viene conclusa poi da un echo.

L'Ouverture introduttiva è, come voleva la tradizione, tripartita: due sezioni in tempo lento inquadrano un'ampia fuga centrale a quattro voci. Il contrasto è molto netto: l'incedere solenne e pomposo della sezione lenta, al quale contribuiscono il caratteristico ritmo puntato, i numerosi abbellimenti e gli ampi accordi spezzati, agisce da detonatore per la straordinaria energia ritmica della fuga, il cui impulso vitale, garantito dal continuum di semicrome, non cessa che alla ripresa della sezione lenta. Le danze che seguono l'Ouverture osservano tutte un identico schema formale bipartito, con percorsi armonico-tonali sempre uguali (tonica dominante e ritorno o minore-maggiore e ritorno); basterà qui sottolineare allora il diverso carattere delle varie danze che compongono la suite.

La Courante è una danza in ritmo ternario, elegante e leggera, dal movimento non rapido (si danza scivolando sui piedi); la Gavotte successiva è invece in ritmo binario, dal carattere gaio ma dall'andamento moderato e ha la caratteristica di cominciare in levare, ossia sul tempo debole della battuta.

Il Passepied è una danza svelta e leggera, dal movimento molto vivace e dal ritmo ternario composto (3/8 o 6/8); danza grave e solenne per eccellenza, la Sarabande è invece il corrispettivo del movimento lento della sonata, essendo costituita in sostanza da un adagio in tempo ternario con leggero accento sul secondo tempo di ogni battuta.

La Bourrée, originaria della regione francese dell'Auvergne, è una danza rustica che si distingue dalla gavotta per il suo carattere aspro e quasi brutale e per il suo movimento più rapido. Il ritmo è binario e l'inizio sempre in battere, ossia sul tempo forte della battuta.

La Gigue era anticamente una sorta di valzer, del quale ha conservato il ritmo ternario senza mutuarne però il caratteristico accompagnamento. In Bach assume un movimento molto vivace e spigliato, col caratteristico tempo composto (6/8 o 12/8).

L'Echo finale non è una danza, ma era già stato utilizzato da Bach all'interno di un'opera giovanile, una suite in si bemolle maggiore per clavicembalo, con effetti realmente mutuati dall'eco della natura (ripetizione piano e con effetto di lontananza di un inciso musicale presentato in forte). Qui però l'eco viene idealizzato: le «risposte» agli incisi musicali non sono più letterali, ma libere (ad accordi ascendenti piano «risponde», ad esempio, una scala ascendente forte, etc.).

Carlo Franceschi De Marchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 11 maggio 2011
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 103 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 25 aprile 2016