Partite diverse sopra "Christ, der du bist der helle Tag", BWV 766

Corale in fa minore con 7 partite, per organo

Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Melodia: Erasmus Alberus
Organico: organo
Composizione: prima del 1708
Edizione: Peters, Lipsia, 1846
Guida all'ascolto (nota 1)

Ai primi anni dell'attività di Bach, al suo periodo di lavoro ad Arnstadt (1703-1707) risalgono tre serie di Partite su corali (BWV 766-768) che mostrano molto bene come, fin dall'inizio, pur rispettando gli obblighi liturgici, tendesse a privilegiare i problemi della tecnica e del linguaggio musicale e puntasse perciò a ricavare il più ampio spazio di autonomia per il suo lavoro di compositore. Più Bach acquistava esperienza, e più il dettato dei corali o le esigenze di una singola festività diventavano per lui il pretesto per scrivere musica liberamente, non il binano fisso di una condotta predeterminata.

La concezione delle Partite, da questo punto di vista, è emblematica, perché ciascuna parte da un testo religioso in versi e quasi lo commenta, seguendolo strofa per strofa, ma poi ciascuna mette in rilievo uno specifico problema musicale e, attraverso il metodo della variazione su tema, dopo avere iniziato dal corale se ne allontana, seguendo il corso di una parabola che trova il suo punto di massima autonomia più o meno al centro del percorso d'insieme.

La prima serie, Christ, der du bist der nelle Tag (BWV 766), comprende per esempio sette Partite, in corrispondenza alle sette strofe di un cantico di Erasmus Alberus del 1556. L'inizio si limita ad armonizzare il corale, mentre con la seconda partita Bach già si allontana dallo spunto, dando maggiore autonomia alla condotta del basso. Fra la terza e la quarta partita si tocca il punto di maggiore allontanamento dal tema iniziale, che viene reso e interpretato in senso espressivo (n. 3), quindi trasformato in un semplice spunto di tecnica tastieristica (n. 4). Ai manuali dell'organo si limitano anche le due partite successive, la n. 5 e la n. 6, l'una più distesa e "preludiante", l'altra più energica e danzante. Nell'ultima partita l'intervento del pedale assume quasi una funzione citazionistica dato che, nel contesto di una composizione più "leggera", esso consente non solo di irrobustire la trama musicale, ma di richiamare un'antica tecnica del contrappunto, quella dell'hochetus, cioè delle voci che si alternano interrompendosi a vicenda. Il suo impiego si inserisce qui come un voluto arcaismo e come un tocco di pretenziosa eleganza che corregge, per così dire, l'understatement della composizione, rendendo omaggio alla vetustà del testo liturgico di riferimento.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Basilica di Santi Apostoli, 5 ottobre 2000


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Ultimo aggiornamento 2 aprile 2016