Preludio e fuga in la minore, BWV 543


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Organico: organo
Composizione: 1708 - 1717 circa
Edizione: Kunst- und Industrie Comptoir, Vienna, 1812 circa
Guida all'ascolto (nota 1)

Come nel caso di Preludio e fuga in do minore BWV 546, anche in quello di Preludio e fuga in la minore BWV 543 i tempi di composizione sono separati da qualche anno, senza che questo comprometta l'unità formale e stilistica del prodotto finito. In questo caso, la coerenza della stesura definitiva si deve anche al fatto che Bach ha ritoccato più volte lo stato dell'opera fra il 1709 e il 1725. In un simile lavoro di cesello sta la prova del valore estetico che Bach stesso attribuiva a questa composizione, oggi senz'altro fra le più celebri di tutto il suo repertorio organistico.

Nonostante il Preludio sia stato composto per primo, a Weimar, e la Fuga abbia visto la luce qualche anno dopo, oltretutto come rielaborazione di un analogo brano per clavicembalo scritto a Köthen (BWV 944), il baricentro del dittico è spostato verso quest'ultima, secondo un tratto stilistico che in Bach non è infrequente, ma non rappresenta neppure la regola. Era stato proprio durante il soggiorno a Weimar che Bach, dopo essersi dedicato allo studio dei maestri rinascimentali e, in particolare, a quello dei Fiori musicali di Frescobaldi, aveva elaborato una tecnica di realizzazione dei Preludi tendente al Phantasieren, cioè a una libera divagazione che ha alle sue spalle la pratica dell'antico Ricercare e che di fatto trasforma il Preludio in un semplice esercizio preparatorio della Fuga. Lo stile improvvisativo della prima parte produce quindi un forte effetto di contrasto con il rigore canonico della seconda, ben più ampia. Comune a entrambe è un'accentuata varietà delle soluzioni tecniche, con continui mutamenti di ritmo e con una scrittura improntata al gusto della sorpresa, irregolare e costellata di soluzioni appariscenti.

La pratica del corale rischia talvolta di apparire monotona, per chi non abbia familiarità con le sue melodie, proprio a causa delle stesse ragioni che ne hanno fatto la base di tutta la musica sacra di ambiente luterano: temi molto semplici, con note che corrispondono ciascuna a una sillaba del testo, ritmo squadrato e testi che esprimono una fede elementare. Oltre al valore schiettamente musicale delle singole melodie il corale è una sorta di esercizio spirituale il cui obiettivo è il rinsaldamento dei vincoli della comunità dei fedeli, non la preghiera isolata dell'individuo. La rielaborazione all'organo di queste semplici frasi, come pure il loro inserimento all'interno delle cantate sacre, produce perciò un duplice effetto di rammemorazione nei confronti di un "repertorio" e di intensificazione del suo impatto attraverso l'accentuazione dei suoi connotati estetici.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Basilica di Santa Maria degli Angeli, 25 maggio 2000


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Ultimo aggiornamento 22 febbraio 2015