Preludio e fuga in mi bemolle maggiore, BWV 552


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Organico: organo
Composizione: 1739 circa
Edizione: Hoffmeister, Vienna, 1804
Guida all'ascolto (nota 1)

Nel 1739, quando progetta una nuova raccolta di brani per organo, Clavìer-Übung Dritter Theil, che consta in tutto di 26 fra corali e altri pezzi sparsi, Bach pensa probabilmente al modello del Premier Livre d'Orgue di Nicolas de Grigny, che aveva copiato di suo pugno negli anni di Weimar, e aggiunge un Preludio e fuga in mi bemolle maggiore BWV 552 le cui due parti, divise, aprono e chiudono il nuovo ciclo. Riportato alla sua unità originaria, il brano si rivela compatto e grandioso, incline a quel gusto della spettacolarità che Bach a volte impiega per contrasto con l'andamento ascetico dei corali. Il Preludio è in forma di ouverture, alla francese, dunque con una struttura ciclica che prevede, al suo interno, la presenza di episodi divaganti. La Fuga è in tre parti, ciascuna delle quali costruita su un soggetto diverso non solo nella melodia, ma anche nel ritmo. Vi è chi ha interpretato questa tripartizione come un omaggio alla Trinità, la cui simbolizzazione sarebbe ancora più precisa nel Preludio e si rifletterebbe nella scelta della tonalità, che ha in chiave tre bemolli. L'idea iniziale del Preludio, in questa prospettiva, sarebbe una figura del Padre, con la maestà che gli deriva dal ritmo puntato dell'ouverture francese, mentre gli episodi divaganti sarebbero la rappresentazione del Figlio, colto nel momento doloroso della Passione, e la chiusura, più fluida, un modo di dare forma musicale allo Spirito Santo. È uno dei molti esempi di come la musica di Bach sia stata continuamente forzata dalla fantasia dei suoi esegeti, ma anche di come essa resista a ogni tentativo di sovrainterpretazione.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Basilica SS. XII Apostoli, 11 ottobre 2000


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Ultimo aggiornamento 19 novembre 2013