Sonata n. 3 in sol minore per viola da gamba e clavicembalo, BWV 1029


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Vivace
  2. Adagio (si bemolle maggiore)
  3. Allegro
Organico: viola da gamba, clavicembalo
Composizione: data sconosciuta
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1860
Guida all'ascolto (nota 1)

Molti problemi potrebbero suscitare le tre Sonate di Bach per viola da gamba e cembalo. Al suo tempo il violoncello era già in uso generale, come anche la famiglia delle viole trovava luogo nelle opere della fine del Seicento e sui primi del Settecento. D'altronde Bach scrisse qualche parte per "violoncello piccolo" (con suoni acuti) e inventò anche, secondo i più, la Viola pomposa (costruita proprio nel 1720, l'anno probabile delle presenti Sonatete), ma non compose alcuna musica per questo suo stumento. Probabilmente Bach immaginò tali Sonate per la classica Viola da Gamba a sette corde, di cui si vede un esempio preciso nella Santa Cecilia del Domenichino (Museo del Louvre). Quanto alla data della composizione - incerta come quella delle altre composizioni bachiane - è ragionevole indurla negli anni di permanenza a Koethen (1719-1723), quando le condizioni presso il principe d'Anhalt-Koethen erano rese facili e piacevoli, senza obblighi precisi di servizi d'organo, di formazioni e istruzioni corali; e così il genere più propizio era quello della musica da camera: infatti molte di tali musiche si suol datarle da quei sei anni, più calmi e felici, passati a Koethen. Quanto poi alla dicitura "per viola da gamba o violoncello" può essere stata presentata dagli editori per meglio divulgarla. Bach deve avere affidato l'opera a strumento diverso dal violoncello a quattro corde: ne è prova la tessitura dello strumento, in queste Sonate, tenuta costantemente nel registro acuto: la nota più bassa infatti, in un certo momento della prima Sonata (Andante) è un mi nel terzo spazio della chiave di basso, e in qualche altro momento della terza Sonata un "ossia" del revisore, nella edizione Peters, sembra indicare la versione originale.

La Terza Sonata in sol minore non mantiene rigorosamente un colloquio imitativo tra i due strumenti, ma questi camminano con maggiore libertà fanfastica. Il primo tempo (Vivace) si inizia con due motivi contrapposti ben ritmati e mossi; solo più tardi il pianoforte riprende il tema iniziale del violoncello integralmente. Lo svolgimento si avvale di frammenti del tema, che ritorna alla quarta minore conducendosi in estrose modulazioni e mantenendosi nello stesso stile melodico e ritmico. Sulla fine il tema ritorna accoppiato nei due strumenti per concludere con originali opposizioni ritmiche e con ampia cadenza definitiva. Segue un bellissimo Adagio in due parti ritornellate. Anche qui i due strumenti si oppongono con due temi diversi ben distesi e cantabili; la seconda parte offre ancora due temi diversi alla dominante di Si bemolle, con imitazioni non melodiche ma ritmiche quasi a mantenere una coerenza di libertà. L'Allegro è più legato alla imitazione fin dall'inizio. Un secondo tema, ma alla tonica nel violoncello «cantabile», è subito ripreso al relativo maggiore e svolto con episodi nuovi. Si riode poi alla dominante di Si bemolle, quindi subito alla tonica di impianto, camminando con strette imitazioni episodiche e concludendo spigliatamente, con il coerente movimento, nella tonalità principale.

Adelmo Damerini


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 27 marzo 1964


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Ultimo aggiornamento 25 giugno 2014