Sonata in mi bemolle maggiore per organo, BWV 525


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Allegro moderato
  2. Adagio (do minore)
  3. Allegro
Organico: organo
Composizione: 1730 circa
Edizione: Nägeli, Zurigo, 1827

Forse da una versione precedente in si bemolle maggiore
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

A Lipsia, dove riprese a dedicarsi intensamente alla produzione organistica dopo la parentesi degli anni di Köthen, Bach confezionò una raccolta di sei brani che intitolò Orgeltrios, destinandoli con ogni probabilità all'educazione musicale del figlio Wilhelm Friedemann. Si tratta in gran parte di opere già scritte in precedenza e rielaborate, ma non mancano pagine interamente nuove e, soprattutto, non manca quell'intenzione sistematica che per Bach coincideva con l'idea stessa del ciclo, a ogni tassello del quale, in questo caso, egli diede come titolo Sonata. La dicitura in trio allude al fatto che tutte le sei Sonate presentano una scrittura a tre voci, due melodiche e una di basso. Rispetto a quel che ci si potrebbe attendere da una sonata settecentesca, però, dove il basso ha funzione di accompagnamento, esegue spesso accordi oppure raddoppia la linea della melodia, Bach si attiene a un contrappunto rigoroso, per lo più di stile imitativo, ma in alcuni casi anche sviluppato in più complesse figurazioni di fuga. L'indicazione originale che vuole le Sonate in trio eseguite «a due tastiere e pedale» non lascia dubbi sulla destinazione organistica, anche se c'è chi ha sostenuto che una simile prescrizione può valere anche per le varianti del clavicembalo o del clavicordo dotate di pedaliera.

La Sonata in trio n. 1 in mi bemolle maggiore BWV 525 consta, come tutte le altre di questa raccolta, di tre movimenti, con la caratteristica successione di Allegro-Adagio-Allegro. L'impostazione è chiaramente di tipo concertistico, ma è dominata da un principio di dialogo fra le due voci melodiche, le quali sfruttano la tecnica dell'imitazione per scambiarsi di continuo i materiali, come avviene in modo esemplare nel cantabile Adagio centrale.

Stefano Catucci

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Le sei sonate furono composte per Wilhelm Friedmann Bach con lo scopo di prepararlo tecnicamente e musicalmente a quella maturità necessaria per iniziarlo alla carriera virtuosistica.

II loro titolo originale è quello di «Sonate in trio per clavicembalo con pedali». L'eleganza della forma e la finezza della condotta melodica e tecnica delle parti che ne compongono i tempi non possono non ricordare la grazia mozartiana.

Se il fine che si era imposto Bach era semplicemente quello pedagogico non si può ad ogni modo negare che il loro contenuto artistico è tale che la questione pedagogica (come pure nell'Orgelbüchlein) va considerata nel senso di un insegnamento superiore, sia dal lato tecnico che da quello artistico.

Schweitzer asserisce che «è dunque a torto che si parli di Sonate per organo»; altri pretende, come Pirro, che «jouer ces trios à l'orgue est les detourner de leur dèstination première».

Comunque non risulta, attraverso la colossale produzione clavicembalistica, che il clavicembalo con pedaliera sia stato uno strumento da concerto o in ogni caso diffuso per esecuzioni concertistiche d'assolo o di insieme. Esso era invece considerato come uno strumento da studio e di preparazione allo studio dell'organo. La pedaliera del clavicembalo dava la possibilità di poter superare le prime difficoltà della complicata tecnica organistica.

Anche oggi abbiamo degli esempi di strumenti che servono agli organisti per le loro esercitazioni giornaliere (pianoforti con pedaliera) e sono adoperati principalmente da coloro che non possono avere a loro disposizione un organo in casa. Questi strumenti, rari in Italia, sono comunissimi in Germania, in Inghilterra e in molti altri paesi nordici.

Perciò, sia il gruppo delle Sei sonate, come l'Orgelbüchlein ed altri Preludi in Trio non possono essere considerati dei semplici studi, ma essi hanno invece l'importanza di vere composizioni scritte non soltanto per l'esercizio tecnico, ma anche per essere eseguite in pubblico.

Il loro valore artistico ne è la prova evidente che potrà essere discutibile per i teorici, non per gli artisti.

La Sonata in mi bemolle maggiore (n. 1) si compone di tre tempi:

Allegro (I tempo): Il tema è presentato dalla mano sinistra (al contralto), subentra quindi la risposta alla mano destra (soprano). Compiuta l'esposizione della prima parte che termina alla tonalità iniziale (tonica), ha luogo lo sviluppo, nel corso del quale il tema, apparendo più volte anche rovesciato (per moto contrario), conduce al tono della dominante.

Ha inizio qui una controesposizione con l'ordine delle parti invertito. Viene ripreso il tema in si bemolle maggiore seguito dalla risposta in mi bemolle. Ad essi segue un secondo sviluppo ohe gradatamente conduce ad una breve ripresa del tema al pedale e quindi alla conclusione del primo tempo.

E' la forma della sonata bipartita.

Adagio (II tempo): E' composto nel tono relativo minore. Il tema in "contrappunto doppio, è presentato prima al soprano (mano destra) e poi al contralto (mano sinistra); viene sviluppato attraverso dialoghi ed intrecci di parti, nel corso dei quali viene raggiunto il tono del quinto grado dove ha termine la, prima, parte.

Il tema, nella seconda parte dell'Adagio, viene rovesciato (moto contrario) e sviluppato in modi differenti fino alia ripresa del tema originale al quarto grado (fa minore); segue un nuovo sviluppo che conduce poi rapidamente alla conclusione.

Allegro (III tempo): ha un tema brillante sviluppato con molte imitazioni riprese anche dal pedale. Delle due parti che compongono quest'ultimo tempo, la prima è basata sull'esposizione e svolgimento del tema per moto retto ed ha termine alla tonalità della dominante; la seconda, invece, presenta ed elabora lo stesso tema per moto contrario. La riesposizione è - all'incirca - simmetrica alla precedente. Dalla tonalità del quinto grado passa per il quarto e quindi torna al tono principale.

In queste sonate sono messi in pratica tutti i mezzi adatti a rendere tecnicamente indipendenti le mani dai piedi: movimenti di parti che procedono per moto contrario, parti che s'incrociano in vario modo, fraseggi contrapposti, ecc.

Esse sarebbero state composte nel 1723 (periodo di Leipzig) quando cioè Wilhelm Friedmann Bach era appena tredicenne.

Fernando Germani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Basilica di S. Maria degli Angeli, 22 giugno 2000
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 13 marzo 1970


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Ultimo aggiornamento 15 aprile 2015