Giunto nei primi anni del XVIII secolo a un livello di perfetta definizione tecnica, il clavicembalo è lo strumento che più compiutamente incarna le istanze espressive di un'intera epoca: il delicato periodo di transizione da una concezione polifonica e contrappuntistica del discorso musicale a una monodica e armonica. Non a caso la figura di Johann Sebastian Bach è stata diversamente interpretata come difensore della prima e precursore della seconda; sullo strumento a tastiera Bach propose in effetti una sintesi fra il vecchio e il nuovo, intendendo la tastiera come veicolo privilegiato sia per la produzione di intrattenimento che per le ricerche più speculative sulla materia musicale.
La "tastiera", si è detto. Il concetto di produzione "cembalistica" è infatti soggetto a discussioni, poiché in realtà gran parte della letteratura per cembalo di Bach era pensata in astratto, secondo la prassi dell'epoca, per un generico strumento a tastiera; dunque clavicembalo, ma anche clavicordo o organo; situazione che, sottolineando l'autonomia del brano tastieristico da una unica e precisa fonte di produzione del suono, rende plausibile e legittima l'esecuzione di pagine bachiane anche sul moderno pianoforte.
La Sonata in re maggiore BWV 963, viene attribuita generalmente al periodo trascorso ad Arnstadt (1703-1707), e datata intorno al 1704 (l'autore era dunque diciannovenne). Si tratta dell'unica composizione autentica del catalogo cembalistico bachiano che rechi il nome di Sonata; termine che solo relativamente da poco tempo - un quindicennio - veniva riferito a composizioni per cembalo, senza corrispondere però a un modello univocamente definito. La Sonata BWV 963 aderisce al modello più diffuso, quello in cinque movimenti, del tutto distinto da quello delle sonate polistrumentali. Il brano - che mostra già la mano dell'autore, nella sicurezza della scrittura come nella capacità di rielaborare stili di diversa provenienza - si apre con un vasto Allegro maestoso introduttivo, seguito da una sezione in ritmo puntato alla francese e da un fugato. Poi un brevissimo Adagio, chiuso da una cadenza toccatistica, sfocia in una Fuga che reca l'intestazione "Thema all'Imitatio Gallina Cuccù"; è quest'ultima pagina la più famosa dell'eclettica sonata, con il tema ribattuto e gli intervalli ricorrenti di terza minore discendente, che, secondo una ben consolidata tradizione di matrice italiana, ricordano il verso del cuculo.
Arrigo Quattrocchi