Suite in sol minore per liuto, BWV 995


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Praludium
  2. Presto
  3. Allemande
  4. Courante
  5. Sarabande
  6. Gavotte I
  7. Gavotte II
  8. Gigue
Organico: liuto (o clavicembalo)
Composizione: 1727 - 1731 circa
Edizione: in Denkmäler alter Lautenkunst, J. Zwissler, Wolfenbüttel, 1921

Arrangiamento della Suite per violoncello BWV 1011
Guida all'ascolto (nota 1)

La grande fioritura cameristica che aveva segnato il periodo di Köthen e che era divenuta in certo senso quasi una cifra specifica di quella fase creativa, non ebbe seguito a Lipsia, città nella quale Bach si trasferì nel 1723 e che non offriva quasi occasioni alla pratica della musica d'insieme. Esperite, dunque, durante gli anni di Köthen, tutte le possibilità offerte dalla forma della sonata (a tre, a due e solistica), non rimaneva spazio che per qualche adattamento a diverso organico di opere precedenti e per qualche sporadico esemplare.

In siffatto contesto, il liuto, strumento tornato quasi improvvisamente di moda presso la borghesia intellettuale e galante di Lipsia, riuscì protagonista della nuova fase creativa di Bach; accanto ad esso il cembalo, con il quale il liuto condivideva gran parte del suo repertorio, anche indipendentemente dall'intenzionale polivalenza del discorso musicale bachiano; non erano infrequenti infatti i casi di trascrizione dall'uno all'altro strumento ed una delle composizioni bachiane, BWV 998, reca esplicitamente l'intestazione "pour la Luth ò Cembal".

La prassi della trascrizione, d'altro canto, è fenomeno inerente la totalità della storia della musica, tanto dal punto di vista della creazione, quanto della sua stessa ricezione. Si pensi, a titolo esemplificativo, da un lato, rimanendo nella stessa area cronologica bachiana, al riuso intensivo da parte di Händel degli stessi brani in vesti musicali differenti, o, dall'altro lato, ai tentativi moderni di trascrizione, per così dire filologica, cioè tendenti a ripristinare tecniche e modalità consuete in una determinata epoca o presso un determinato contesto culturale. La Suite in do minore per cembalo esemplifica tanto la prassi barocca della "trascrizione-riuso", quanto quella moderna della "trascrizione filologica". Essa infatti è il risultato di un lavoro di trascrizione per cembalo dalla Suite in sol minore per liuto (BWV 995), a sua volta adattamento, ad opera di Bach stesso, della Suite V per violoncello solo (BWV 1011). La Suite si apre con un ampio prélude, concepito in stile di ouverture alla francese, con un'ampio fugato, e presenta poi la consueta successione di danze - allemande, courante, sarabande, gigue - con l'inserzione fra la terza e la quarta danza di una gavotte I e II, inserzione che conferisce all'intera Suite un'articolazione interna a coppie. La simmetria, d'altro canto, è principio organizzativo su cui risiede la struttura dell'intera composizione, ed in primo luogo della sarabande, suo vero centro espressivo: contenuta in poche battute (8+12), presenta, al suo interno, un'articolazione di alcune figure ritmiche variamente combinate tra loro (sono uguali le batt. 1, 2, 4; le batt. 3, 5, 6, 7).

Carlo Brioschi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 7 novembre 1991


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Ultimo aggiornamento 8 ottobre 2013