Toccata in re minore, BWV 913


Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
  1. Presto
  2. Adagio
  3. Fuga
Organico: clavicembalo
Composizione: 1708 circa
Edizione: Hoffmeister & Kühnel, Lipsia, 1801
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Le sette toccate per cembalo scritte da Bach furono composte in gran parte nel periodo in cui prestò servizio presso la corte di Weimar (1708-17), anche se qualcuna va forse retrodatata agli anni di Arnstadt o di Mühlhausen.

Toccata intesa come toccare, lasciar correre sopra i tasti le dita con tono preludiante, nell'atto dell'improvvisare su uno strumento, era nata come forma molto libera e senza costrizioni. Man mano si era poi andata sedimentando attorno a due nuclei generatori: un preludio introduttivo dal carattere virtuosistico e una zona di imitazione fugata, via via sempre più ampia ed estesa. Nelle toccate bachiane questa base formale diviene la colonna portante dell'intero edificio compositivo, però ulteriormente riorganizzata con una struttura pluriarticolata e stratificata: introduzione preludiante, sezione secondaria in stile di arioso seguita da un primo fugato, poi nuovo interludio a carattere di recitativo e seconda fuga conclusa da un movimento toccatistico a coronamento dell'intera opera. L'idea di inserire un arioso tra introduzione e prima fuga Bach la trasse probabilmente da Buxtehude e da George Muffat; un'altra caratteristica è data dalla doppia fuga (con due soggetti uniti), una forma che successivamente il compositore non utilizzerà più nelle sue opere per tastiera.

Le toccate bachiane testimoniano anche della compresenza di più stili: alcuni passi richiamano il principio di opposizione solo-tutti mutuato dal concerto (hanno anzi l'aspetto di veri e propri concerti per cembalo), altri ricalcano la fantasia e la libertà proprie del passeggiato toccatistico, altri ancora sono rigorosamente osservanti dei principi severi del contrappunto e della fuga.

La Toccata in re minore BWV 913 risale agli anni tra il 1705 e il 1708. Godette sicuramente di notevole prestigio all'interno della cerchia degli allievi di Bach poiché ci è stata tramandata in un certo numero di copie, una delle quali riportata: «Toccata prima ex clave D, manualiter per J. S. Bach». Ebbe l'onore di essere la prima delle edizioni per cembalo-tastiera di Bach (Hoffmeister und Kühnel, Lipsia 1801).

Dopo alcune battute introduttive di carattere squisitamente improvvisativo e preludiante, si apre una pacata frase in arioso, sezione che prepara l'avvento del primo fugato, una costruzione contrappuntistica solida, ordinata e lineare, solo verso il finale sciolta in uno stile meno osservato.

Poi la Toccata cambia orientamento e per un attimo assume i toni di un partecipato recitativo strumentale. Una figurazione ripetitiva, derivata da elementi della sezione in arioso, interviene a proseguirlo ed è infine conclusa dal largo arpeggiato del Presto che lascia il discorso come sospeso. L'attesa creatasi è preparatoria alla seconda fuga, l'Allegro, estesa e polifonicamente più rilevante della precedente, il cui doppio soggetto è ricavato dalla traccia melodica del primo fugato. In altre parole, come era frequente nei brani cembalistici e organistici del diciassettesimo secolo (soprattutto in Froberger), Bach mantiene la consuetudine di presentare la seconda fuga come una variazione della prima.

Il soggetto torna a ripresentarsi più volte, in zone timbriche diverse (percorre indifferentemente la zona bassa, mediana e acuta della tastiera) e anche sotto prospettive tonali diverse, elementi che lo mettono in rilievo esaltandone la linea secca e marcata.

Un trascinante e toccatistico flusso di semicrome dà nuova ulteriore spinta e conduce infine alle ultime repliche tematiche animandole di risoluto brio e vitalità.

Marino Mora


(1) Testo tratto dal n. 66 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 15 agosto 2014