Quartetto per archi n. 2, op. 17, BB 75, SZ 67


Musica: Béla Bartók (1881 - 1945)
  1. Moderato
  2. Allegro molto capriccioso
  3. Lento
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1915
Prima esecuzione: Budapest, 3 Marzo 1918
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1920
Dedica: Quartetto Waldbauer - Kerpely
Guida all'ascolto (nota 1)

Opera fondamentale nella evoluzione del linguaggio bartokiano, il Secondo Quartetto fu composto fra il 1915 e il 1917 e fu eseguito per la prima volta a Budapest il 3 marzo 1918, dal Quartetto Ungherese formato dagli strumentisti Waldbauer, Temersvary, Kornsteiii, Kerpély. Superata l'iniziale difficoltà di comprensione da parte dei pubblici musicali, è oggi il più frequentemente eseguito dei sei Quartetti di Bartók. E' anche la prima delle musiche bartokiane che sia stata incisa in dischi, risalendo al 1925 la registrazione discografica curatane per la casa Polydor dal Quartetto Amar-Hindemith.

Il lavoro presenta in forma concentrata e sublimata i risultati degli studi di Bartók sul canto popolare ungherese, aprendo la strada in cui si indirizzerà la successiva produzione del musicista. La tendenza a raggiungere una unità di struttura attraverso la variazione e l'espansione dì motivi costituiti da pochissime note si unisce ad una sapiente utilizzazione delle risorse sonore degli strumenti ad arco. Le complessità metriche ed armoniche, la bitonalità maggiore-minore, i bruschi cambiamenti di tempo, gli intervalli tipici dei canti popolari ungheresi, tutti gli elementi che caratterizzano lo stile bartokiano si manifestano qui per la prima volta in una elaborazione serrata e organicamente fusa.

Tre tempi, autonomi nella costruzione ma rispondenti ad una conseguente logica espressiva, compongono il Quartetto. Il Moderato iniziale, pur nel suo aspetto di un 1° tempo di sonata, si sviluppa quasi interamente dalle prime quattro battute ed in particolare dal disegno melodico del primo violino. Un secondo tema, che appare in seguito, può essere anche esso ricondotto alla matrice del primo; altrettanto dicasi di una terza idea, conclusiva dell'esposizione. Il processo di sviluppo si intensifica nella parte centrale e continua in quella finale.

L'Allegro molto capriccioso è costruito come una successione di sezioni di danza contrassegnate da vertiginose combinazioni ritmiche. Ciascuna sezione poggia essenzialmente sulla reiterata ripetizione di una stessa nota, attorno alla quale si dispongono le altre. Le prime tre note del movimento danno vita all'idea tematica predominante. Singolari effetti timbrici sono ottenuti attraverso l'uso simultaneo di strumenti con sordina e senza.

Diverse sezioni, prive di una apparente connessione tematica, formano il Lento, nel cui sviluppo polifonico compaiono peraltro alcuni motivi unificatori che danno al pezzo l'aspetto di una serie di variazioni. All'atteggiamento lirico del primo tempo ed a quello dinamico del secondo subentra qui il momento del raccoglimento e della distensione.

Alberto Pironti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di Via dei Greci, 22 Gennaio 1960


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Ultimo aggiornamento 19 ottobre 2013