Adagio per mandolino e clavicembalo, WoO 43/2

Musica: Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Organico: mandolino, clavicembalo (o pianoforte)
Composizione: 1796
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia 1888
Dedica: Wenzel Krumpholz (insegnante di violino di Beethoven)

Guida all'ascolto (nota 1)

Intorno al 1796, durante un soggiorno a Praga, Ludwig van Beethoven scrisse un gruppo di composizioni per mandolino e clavicembalo, alcune delle quali sono dedicate alla contessa Josephine von Clary-Aldringen, una giovane e avvenente aristocratica che si dilettava dello strumento (il Piccolo concerto di Pietro Longhi, oggi all'Accademia di Brera, sembra ritrarre questo ambiente sociale e queste usanze raffigurando un gruppo di nobili, uno dei quali suona il mandolino, impegnati a far musica d'insieme). In questi brani - che essendo destinati all'uso "privato" non vennero dati alle stampe - Beethoven si attenne ai dettami del genere, scrivendo musica gradevole, di un certo impegno tecnico (i due strumenti hanno un ruolo paritario), prediligendo forme poco problematiche come quelle del tema con variazioni o del rondò.

Un ampio respiro formale mostra l'Adagio ma non troppo in mi bemolle maggiore WoO 43/2, che segue lo schema di una forma sonata. Non è difficile, qui, intuire certi futuri, poderosi sviluppi dell'arte beethoveniana: ad esempio nella grande sezione centrale dello sviluppo, con il suo andamento armonicamente ondivago, le ardite modulazioni, la varietà degli atteggiamenti espressivi; oppure nell'inserzione di un ulteriore episodio elaborativo dopo che è iniziata la ripresa, quasi a voler prolungare ancora lo scavo condotto sull'elementare materiale tematico. Procedimenti, questi, che il Beethoven maturo spingerà ai limiti estremi, ma che vengono sperimentati, seppure in maniera embrionale, già a quest'altezza

Claudio Toscani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 225 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 7 settembre 2017