La Zur Namensfeier Ouverture op. 115 (così chiamata dalla nota preposta da Beethoven alla partitura autografa, da cui risulta che la composizione fu ultimata «nel mese di vendemmia del 1814, la sera dell'onomastico del nostro Imperatore», ossia il 4 ottobre, festa di San Francesco) è uno dei primi esempi di Ouverture da concerto, un «genere» fiorito agli inizi del secolo XIX, come conseguenza dell'evoluzione dell'«accademia», da aristocratico trattamento musicale dell'ancìen regime a carattere eminentemente cameristico (anche se in esso venivano eseguiti i Concerti per pianoforte di Mozart e le Sinfonie di Haydn) a manifestazione pubblica di natura spettacolare e di massiccia e composita costituzione (la serata, della durata di varie ore, poteva comprendere un paio di Sinfonie, un concerto per strumento solista e orchestra, un oratorio o una cantata, il tutto preceduto da un'introduzione sinfonica composta ad hoc e concluso da un'improvvisazione dell'autore al pianoforte: pantagruelica imbandigione musicale, oggi difficile da smaltire). «Per concerto e per ogni altra circostanza» fu, appunto composta la brillante pagina sinfonica di cui ci stiamo occupando, eseguita per la prima volta il giorno di Natale del 1815 insieme con il Cristo sul Monte degli Ulivi e la Cantata goethiana Meeresstille und glückliche Fahrt (Calma di mare e viaggio felice), op. 112. L'Ouverture, in do maggiore, si compone di una pomposa introduzione che anticipa, ma con maggior concisione, gli accenti solenni e festivi della maggiore sorella op. 124 («Per l'inaugurazione del Teatro»), e di un vivacissimo «Allegro» nel ritmo di sei ottavi, che le procurerà il secondo nomignolo di «Ouverture della caccia». Ogni elemento troppo soggettivamente espressivo vi è accuratamente evitato per un tono medio alquanto neutro, «formale» e cerimonioso: buono, appunto, per «qualsiasi circostanza».
Giovanni Carli Ballola