Quartetto per archi in fa maggiore, op. 14 n. 1a

Trascrizione della sonata per pianoforte n. 9 op. 14 n. 1

Musica: Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
  1. Allegro
  2. Allegretto
  3. Rondò: Allegro comodo
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1801
Dedica: Baronessa J. von Braun
Guida all'ascolto (nota 1)

"Sarebbe ora di smetterla con questa mania imperversante di voler trapiantare persino pezzi per pianoforte sugli strumenti ad arco, che sono tutti radicalmente diversi gli uni dagli altri. Sostengo fermamente che soltanto Mozart era in grado di ridurre per altri strumenti la propria musica per pianoforte, e così pure lo sarebbe Haydn. E senza volermi mettere accanto a quei due grandi uomini, sostengo la stessa cosa per le mie sonate per pianoforte; perché non soltanto interi brani, dovrebbero essere completamente omessi o modificati, ma altri dovrebbero essere aggiunti, e qui sta il maggiore ostacolo, per superare il quale si dovrebbe essere il compositore stesso o almeno possederne la medesima capacità e inventiva. Una volta sola, unicamente in seguito a insistenti preghiere, ho trasformato una mia sonata in un quartetto per strumenti ad arco, ma sono certo che nessun altro potrebbe facilmente imitarmi."

Così Beethoven, in una lettera datata 13 luglio 1802 all'editore Breitkopf und Härtel, motiva la sua ritrosia a trascrivere per archi composizioni pensate per il pianoforte. Eppure in un caso, e "dietro insistenti preghiere" cedette: la Sonata in mi maggiore op. 14 n. 1, pubblicata a Vienna per l'editore Mollo nel dicembre 1799, venne trascritta per quartetto d'archi fra il 1801 e il 1802 e dedicata alla Baronessa von Braun, pianista e moglie del barone von Braun, già direttore del Theater an der Wien. Non si esclude che il Quartetto sia stato presentato in una delle serate musicali organizzate dal Barone nella sua residenza di Schönau.

Anche se spesso sono state considerate meno significative (e comunque più facili) di Sonate coeve come la Patetica op. 13, le due Sonate dell'op. 14 dovettero apparire ai contemporanei assai innovative e non poco problematiche, se ancora nel 1823 Schindler interrogava insistentemente l'autore sui reali contenuti dei due spartiti. Secondo Schindler, Beethoven avrebbe affermato che le due Sonate dell'opera 14 avevano per oggetto il contrasto tra due principi e il dialogo di due persone. Anche la Sonata op. 14 n. 1 dunque è animata da una dialettica interna, volta però non ad un contenuto drammatico, ma ad un fine intimistico e discreto: il contrasto si impone fra i due temi dell'Allegro iniziale, un ampio tema ascendente per intervalli di quarta e una nitida melodia solistica; tale contrasto non anima però la sezione dello sviluppo che, secondo un procedimento caro poi a Schubert, è affidato a un episodio lirico quasi del tutto nuovo e indipendente. Il movimento centrale, Allegretto, ha il carattere di Scherzo, con un malinconico e concitato avvio in minore, un limpido Trio in maggiore e una breve coda che riassume i caratteri salienti dell'intero movimento. Il Finale è un Rondò basato su uno di quei temi irregolari e interlocutori tipici dell'umorismo dell'autore.

Naturalmente Beethoven apportò notevoli modifiche nella trascrizione, tenendo conto delle caratteristiche del complesso quartettistico e utilizzando in modo diverso il materiale melodico e armonico, anche per quanto riguarda la disposizione della tonalità. La composizione non ha la compiutezza dei sei Quartetti op. 18 coevi, e rientra in quel tipo di musica spigliata e scorrevole di derivazione haydniana, così cara al primo Beethoven.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 10 dicembre 2010

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Ultimo aggiornamento 15 novembre 2013