Romanza n. 2 in fa maggiore per violino e orchestra, op. 50


Musica: Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Organico: violino solista, flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, archi
Composizione: 1795 - 1802
Edizione: Bureau des Arts et d'Industrie, Vienna 1805
Guida all'ascolto (nota 1)

Il titolo della seconda «Romanza» per violino e orchestra di Beethoven è, sempre secondo la classificazione del catalogo Kinsky, « Opus 50 Romanze (F-dur) für Violine mit Begleitung des Orchesters».

Il lavoro è datato al 1802, e quindi contemporaneo sia della «Romanza» op. 40, sia della Seconda Sinfonia (collocazione cronologica, codesta, respinta da Max Unger il quale - sulla base di accertamenti d'archivio - assegna alla «Romanza» op. 50 la data del 1798-1799).

Come nel caso della quasi totalità delle opere beethoveniane, anche l'op. 50 è stata manipolata in numerose versioni; tutte alquanto diverse da quella originale. La più largamente nota è quella per pianoforte a quattro mani (« Romance favorite... arrangée en Rondeau brillant... a 4 mains par CH. Czerny): il che avveniva almeno fino ad una sessantina di anni fa, quando - in un'epoca priva di trasmissioni radiofoniche e di incisioni discografiche - la produzione musicale veniva «consumata», al di fuori dei rarissimi concerti pubblici, attraverso le riduzioni «ad uso dei dilettanti»).

Non è da escludersi che nella fortunata diffusione dell'op. 50 (e anche dell'op. 40) abbia pesato, nel secolo scorso, lo stesso titolo dei brani. Il quale, soprattutto verso la fine del secolo scorso, veniva generalmente riferito ad un settore della produzione musicale di carattere mondano-ricreativo. Nella «Romanza» op. 50, come nella precedente op. 40, c'è piuttosto - abbastanza insolito per la usuale problematica beethoveniana - un'aperta cantabilità, una netta semplicità della elaborazione strutturale, un predominio della distensione espressiva estranea al drammatismo dialettico praticato dal compositore nei lavori strumentali di maggiore ampiezza (nei quali, come si sa, la forma-sonata, intesa fra l'altro con i criteri «inventati» da Beethoven, domina il campo).

Giovanni Ugolini


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 12 aprile 1967

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Ultimo aggiornamento 25 febbraio 2012