Sonata per pianoforte n. 18 in mi bemolle maggiore, op. 31 n. 3 "La caccia"


Musica: Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
  1. Allegro
  2. Scherzo. Allegretto vivace (la bemolle maggiore)
  3. Minuetto
  4. Presto con fuoco
Organico: pianoforte
Composizione: 1802
Edizione: Nägeli, Zurigo 1804
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

L'op. 31 raggruppa tre Sonate, in sol maggiore, in re minore e in mi bemolle maggiore, composte nel 1802-1803, nel periodo successivo, nella produzione beethoveniana, al Quintetto op. 29 per due violini, due viole e violoncello e alle tre stupende Sonate op. 30 per violino e pianoforte. Esse si collocano in un periodo difficile e anche drammatico della vita del compositore, che il 6 ottobre 1802 aveva steso il famoso testamento di Heiligenstadt, in cui viene espressa l'angoscia e la disperazione del musicista, ormai colpito gravemente dalla sordità e sul punto di farla finita con una esistenza tribolata e piena di incomprensioni. Se si pensa a questo testamento, recante la soprascritta "Da leggersi dopo la mia morte", non si può fare a meno di ricordare alcuni passi indicativi della consapevolezza da parte dell'artista del suo martoriato destino. «Nato con un temperamento ardente e vivace - è detto nel testamento - sensibilissimo alle distrazioni della società, ho dovuto ritirarmi, giovane ancora, dal consorzio umano e condurre una vita solitaria... Non sempre però riuscii a vincere l'inclinazione alla vita socievole. Ma se qualche volta uscivo dalla mia solitudine, come rimanevo mortificato quando qualcuno dei miei vicini affermava di sentire da lontano il suono d'un flauto, mentre io non sentivo nulla; e un altro sentiva il canto d'un pastore ed io ancora non udivo nulla. Dopo queste esperienze ero in preda alla disperazione, e poco mancò ch'io non ponessi fine a'miei giorni. L'arte sola mi salvò. Mi pareva impossibile abbandonare la vita prima di aver dato forma ed espressione a quel mondo di affetti che si agitava in me. Così mi lasciai persuadere a prolungare ancora questa mia misera vita...».

A ben riflettere però nella Sonata op. 31 n. 3 non spira un'aria drammatica e rivelatrice di un animo squassato da pensieri suicidi. Addirittura la Sonata non contiene tempi lenti e adagi e si snoda con freschezza di temi, anche se frantumati in piccole cellule, come nell'Allegro iniziale, così carico di interrogativi e aperto ad una piacevole scorrevolezza di idee musicali. Lo Scherzo del secondo tempo ha un tono di fanfara, leggero e spigliato, vivacemente dinamico e persino accattivante in certi risvolti vagamente umoristici. Lo stesso Minuetto si scioglie con delicatezza sentimentale ed esula dagli schemi di questo "genere" settecentesco, proiettandosi verso una forma più libera e disincantata. Forse il finale si richiama meglio alla tradizione nel suo battito vivo e di trascinante euforia pianistica, quasi un'esaltante riconciliazione con i sentimenti di amore per la vita.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La Sonata in mi bemolle maggiore è l'ultima di un gruppo di tre Sonate che Beethoven scrisse nel 1802. Essa fu pubblicata dapprima separatamente col numero d'opera 33, mentre le altre due erano apparse nel 1803 come op. 29. In una successiva ristampa le tre Sonate furono riunite sotto il numero d'opera 29 e solo in un terzo tempo ricevettero il numero definitivo 31 (il numero 29 passò al Quintetto e il 33 alle 7 Bagatelle). Comunque sia, è con queste Sonate che ha inizio il periodo della piena maturità di Beethoven caratterizzato dal delinearsi del suo cosidetto «secondo stile». Delle tre Sonate del gruppo, quella in mi bemolle è la più serena e poeticamente distesa. Secondo taluni esegeti le si confarrebbe, non meno che alla Sonata op. 28, il titolo di «pastorale». In realtà, taluni dei suoi fondamentali elementi tematici si trovano prefigurati nel Lied Der Wachtelschlag (Il Canto della quaglia) composto nel 1799 e pubblicato ugualmente nel 1804. Così il motivo principale dell'Allegro iniziale (che apre la vicenda sonora e la punteggia spesso con un senso di interrogazione), ricalca il modulo ritmico del tema principale di quel Lied che allude, appunto, al verso della quaglia. Dalla mossa parte centrale dello stesso Lied deriva invece il Presto con fuoco che conclude la Sonata. S'intende che, in misura ancora maggiore che nel Lied, ogni allusione onomatopeica è trascesa e assorbita nella Sonata dai significati assoluti della trama musicale. Degna di rilievo è pure l'innovazione formale operata da Beethoven in quest'opera mediante la soppressione del consueto movimento lento e l'introduzione di uno Scherzo accanto ad un Minuetto che normalmente rappresentano dei brani alternativi nell'economia architettonica di una Sonata. Va osservato però che lo Scherzo (Allegretto vivace) non ha l'abituale ritmo ternario essendo in 2/4 e che il Minuetto, lungi dall'avere l'aspetto di una danza, trasfigura lo schema metrico del Minuetto al punto di poter essere considerato piuttosto come un «intermezzo lirico» che tiene il posto del mancante tempo lento. E' uno degli ultimi Minuetti di Beethoven e segna in un certo senso la fine di questa danza tipicamente settecentesca.

Roman Vlad


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 22 gennaio 1986
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 7 dicembre 1967

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Ultimo aggiornamento 11 marzo 2016