L'Arlésienne

Suite per orchestra

Musica: Georges Bizet (1838-1875)

Suite n. 1
  1. Prelude
  2. Menuet - Allegro giocoso
  3. Adagietto
  4. Carillon
Organico: 2 flauti, 2 oboi (2 anche corno inglese), 2 clarinetti, sassofono, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 2 cornette, 3 tromboni, timpani, tamburo, arpa (o pianoforte), archi
Composizione: 1872
Prima esecuzione: Parigi, Cirque d'Hiver, 10 novembre 1872
Edizione: Choudens, Parigi, 1876 circa

Suite n. 2
  1. Pastorale
  2. Intemezzo
  3. Menuet
  4. Farandole
Riportiamo solo per informazione la Suite n. 2 che comprendente 3 pezzi dell'Arléstenne e un minuetto tratto dalla Jolie fille de Perth, in quanto non è opera di Bizet ma una rielaborazione di Ernest Giraud.
Guida all'ascolto (nota 1)

Alphonse Daudet, letterato di larga fama e noto soprattutto per i suoi romanzi sulle avventure di Tartarin di Tarascona, pensò di scrivere nel 1869 per il Théàtre de Vaudeville, diretto da Carvalho, già direttore del Théàtre Lyrique, un dramma passionale ricavato da uno dei suoi racconti inclusi nelle "Lettres de mon moulin". Nacque così L'Arlésienne, la cui azione si svolge nella regione di Camargue. Frédéri, figlio di mamma Rosa, ricca proprietaria del Castelet, è follemente innamorato di una ragazza di Arles con la quale sta per fidanzarsi. Ma all'improvviso egli scopre che l'Arlesiana da più di due anni è l'amante del guardiano di nome Mitifio. Disperato Frédéri cerca di dimenticare la ragazza di Arles e promette di sposare Vivette, una giovane dall'animo semplice e sinceramente innamorata di lui, sin dai tempi dell'infanzia. Il giovane, però, non riesce a dimenticare gli occhi ardenti e la bellezza appassionante dell'Arlesiana, tanto che in una notte di festa, mentre i contadini ballano allegramente nell'aia, si getta dalla finestra del granaio della fattoria e si sfracella il cranio sulle pietre del cortile. Come è facile intuire il soggetto presenta diverse analogie con la Carmen: al triangolo Frédéri-Arlésienne-Vivette corrisponde il triangolo Don José-Carmen-Micaela. Soltanto che nel dramma di Daudet la donna fatale, che condiziona e travolge sino alla morte il protagonista, non appare mai sulla scena e agisce come uno spettro invisibile.

Fu lo stesso Carvalho a sollecitare Bizet a comporre di buona lena le musiche di scena dell'Arlésienne, ritenuto un soggetto fortemente teatrale. Bizet dispiegò tutta la sua abilità di elegante armonista e di fine melodista, realizzando una partitura ricca di temi piacevoli, dal ritmo brillante e dal tono festosamente popolaresco. Così come avverrà per la Carmen, andata in scena il 3 maggio 1875 a Parigi, anche le musiche di scena dell'Arlésienne furono accolte con riserva e senza troppo entusiasmo alla prima rappresentazione parigina del 1° ottobre 1872. Bizet, però, si prese subito la rivincita, ricavando una suite orchestrale dai pezzi dell'Arlésienne comprendente il Prelude, il Minuetto, l'Adagietto e il Carillon, che entusiasmarono il pubblico nel concerto diretto da Pasdeloup il 10 novembre dello stesso anno a Parigi. Ciò permise a Bizet di consolidare la sua fama nell'ambiente musicale francese, specialmente tra coloro che aderivano alla Société Nationale de Musique e credevano nell'affermazione della via nazionale dell'arte, rispetto all'invadenza tedesca e segnatamente wagneriana. Alla prima suite se ne aggiunse una seconda, rielaborata dopo la morte del compositore, dal fedele Ernest Guiraud, il quale aggiunse un minuetto ttatto dalla Jolie Fille de Perth dello stesso Bizet. Le due suites entrarono subito nel repertorio sinfonico per la loro immediatezza evocativa, mentre le musiche di scena sono raramente eseguite nella loro interezza per la presenza del mélodrame, il parlato collegato alla musica, un genere non troppo gradito al pubblico francese. L'organico orchestrale è formato da due flauti, oboe, corno inglese, due clarinetti, sassofono contralto, due fagotti, quattro corni, quattro trombe, tre tromboni, tamburo, grancassa, piatti, arpa e archi.

Il Preludio è caratterizzato da due temi in contrasto fra di loro e indicativi del sentimento di amore del protagonista. Il primo è energico e ben marcato e vorrebbe significare in positivo lo slancio amoroso di Frédéri; il secondo, dolcemente malinconico, espresso nell'Andantino dal sassofono e reso più pungente dall'ampia ripresa melodica degli archi, sta a sottolineare l'infelicità in amore dello stesso personaggio. Il Minuetto ha una linea espressiva dolcemente flessuosa, mentre l'Adagietto si affida agli archi nel suo nostalgico e fascinoso canto, rivolto a puntualizzare nelle musiche di scena l'incontro di due personaggi secondari, mère Renaud e Balthazar, che si ritrovano di nuovo dopo cinquant'anni di lontananza. Nel Carillon dapprima si afferma il suono robu-to dei corni (clima festoso per Frédéri e Vivette) e poi subentra la raffinata melopea dei flauti e degli strumentini.

La Pastorale si apre con il tema ampio e solenne dei fiati, ma al centro c'è un bellissimo Andantino impostato su uno di quei motivi carezzevoli e suadenti tipici del migliore Bizet. L'Intermezzo ha un tono operistico che spazia con slancio vigoroso in crescendo sino a dissolversi in delicate armonie. Purissima, come il canto lontano in una calda serata estiva, è l'aria del flauto solista accompagnato dall'arpa nel Menuet. Festosamente colorita e coinvolgente nel ritmo martellante del tamburo è la Farandole, caratteristica danza provenzale, in cui riaffiora cordialmente allegro il tema popolare del Preludio della Suite n. 1, a volte opportunamente inserito nelle danze del quarto atto della Carmen, l'opera per eccellenza tanto ammirata ed esaltata da Nietzsche.

Ennio Melchiorre


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 15 gennaio 1994

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Ultimo aggiornamento 6 novembre 2013