Quartetto per archi n. 7 in re maggiore, op. 8 n. 1, G 165


Musica: Luigi Boccherini (1743-1805)
  1. Allegro assai (re maggiore)
    Arrangiato come movimento di sonata per clavicembalo o pianoforte e violino da M.lle Le Jeune, vedi G 47
  2. Adagio (re minore)
  3. Rondeau: Allegro (re maggiore)
    Arrangiato come movimento di Sonata per clavicembalo o pianoforte e violino da M.lle Le Jeune, vedi G 47
    Arrangiato come movimento di Sonata per clavicembalo e violino da Thomas Billington, vedi G 39
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1769
Edizione: Vénier, Parigi, 1769 (come op. VI)
Guida all'ascolto (nota 1)

Luigi Boccherini (Lucca, 1743 - Madrid, 1805 è, con Domenico Scarlatti, forse, il più schietto rappresentante del 700 strumentale italiano. Ebbe, vita movimentata, conobbe successi grandissimi e morì quasi in miseria. La sua produzione, abbondantissima, ancora in gran parte inedita, comprende, fra altro, 92 quartetti nei quali lo stile quartettistico è completamente formato: in essi gli strumenti dialogano su uno stesso piano d'importanza in una mirabile conversazione tutta eleganza e galanteria, d'una perfezione formale mirabile, nella cui arguzia maliziosa, s'insinua talvolta una vena patetica o pastorale. La sua prima affermazione del genere, è il gruppo di Sei sinfonie o sia Quartetti op. 2, composti nel 1761 (Boccherihi aveva allora 18 anni), seguiti nel 1769 (un'anno prima della nascita di Beethoven) dai Sei quartetti per solisti d'arco op. 6, dei quali si eseguisce oggi il primo [La numerazione op. 6 n. 1 è quella attribuita dall'editore Vénier di Parigi, in realtà si tratta dell'op. 8 n. 1. n.d.r.]. E' in re maggiore ed è in tre tempi. Il carattere del primo tempo (Allegro vivace) è indicato subito dal movimentatissimo saltellare di semicrome che lo inizia e che va a cadenzare sull'accordo di la: ma la tonalità principale viene ripresa e confermata da un, episodio più ricco e più decisamente disegnato che sfocierà più tardi nel tono dì la maggiore prendendo una chiara figurazione di secondo motivo principale che si svolge con grande scioltezza discorsiva, senza soluzioni di continuità correndo dritto alla conclusione di questo primo tempo. Segue un Adagio di carattere lirico, ampio di respiro e di sviluppo. Il Finale è un Minuetto in Rondò, vivo e fresco, d'una invenzione musicale tipicamente boccheriniana, continuamente rinnovata come una polla d'acqua sorgiva.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 17 marzo 1947

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Ultimo aggiornamento 7 ottobre 2016