Sinfonia n. 17 in do minore op. 41 n. 5, G 519


Musica: Luigi Boccherini (1743-1805)
  1. Allegro vivo assai (do minore)
  2. Pastorale lentarello (mi bemolle maggiore)
  3. Minuetto: Allegro (do minore) - Trio (do maggiore)
  4. Finale: Allegro (do minore)
Organico: 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, 2 violini obbligati, 2 violini, 2 viole, 2 violoncelli
Composizione: 1788
Edizione: Ricordi, Milano, 1956
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Composta nel 1788, la Sinfonia in do minore op. 41 G 519 testimonia il magistero raggiunto in campo sinfonico da Boccherini nel periodo della piena maturità. Se da un lato il lavoro reca l'impronta di uno stile inconfondibile e personale, dall'altro indica almeno nel formato e nella proprietà del respiro sinfonico un riferimento ai modelli classici di Haydn. Nell'originalità di espressione di un linguaggio sonatistico di portata europea coesistono suggestioni francesi (la scrittura concertante della Pastorale), movenze popolareggianti di danza analoghe a quelle che s'incontrano nelle sinfonie dei classici viennesi (Minuetto), ricordi italiani (il ritmo di saltarello del Finale). Inoltre la Sinfonia offre un esempio dell'inclinazione di Boccherini per un impiego di tipo ciclico del materiale, per cui alcuni elementi del movimento d'apertura vengono riutilizzati nel secondo e nel terzo tempo. Prassi compositiva tanto più interessante in quanto realizzata con fine discrezione: il tema del Minuetto deriva dalla linea dei violini II all'attacco del primo movimento; movimento che presta poi la caratteristica sezione dai tratti cromatici - compare nello sviluppo e nella ripresa - agli episodi della Pastorale. Queste modalità di riutilizzo rispondono dunque a un criterio di rovesciamento delle prospettive: portare in primo piano un elemento in origine sullo sfondo e viceversa.

L'esposizione dell'Allegro vivo assai si apre col primo gruppo tematico, che nasce da un'agile e inquieta linea dei violini in «piano» subito amplificata e proseguita a pieno organico, sino ad avviare la transizione modulante, contraddistinta da un incedere pulsante. Nel suo candore il secondo gruppo, affidato agli archi, anticipa la chiusa cadenzale, che sfrutta elementi di entrambi i nuclei tematici. Dopo il ritornello dell'esposizione, lo sviluppo propone tre sezioni incentrate sul materiale del primo gruppo tematico: l'elaborazione-citazione di alcuni motivi (arpeggio, breve successione ascendente, conclusione cadenzale), una falsa ripresa con parte della transizione e un episodio dai tratti cromatici, quindi una serie di imitazioni fra le parti condotte con la tematica su note lunghe, di pedale, dei corni. Proprio l'insistito ricorso nello sviluppo al materiale del primo gruppo ne rende inopportuno il ritorno in occasione della ripresa. Questa si apre pertanto in «fortissimo», con una nuova sezione all'unisono e prosegue poi con la ricomparsa dell'episodio dai tratti cromatici. Ristabiliscono la simmetria con l'esposizione il secondo gruppo e la chiusa cadenzale.

Un modulo di rondò (schema: ABACABA) impronta il secondo tempo, Pastorale. Lentarello, nello stile della sinfonia concertante parigina, in auge negli ultimi tre decenni del Settecento. Il tema di carezzevole dolcezza su pedale dei bassi incornicia tre episodi con «Soli», il primo e il terzo dei quali sono identici: essi vedono come protagonisti oboe I e violino I; interviene un'interpunzione cadenzale del «Tutti», quindi si concludono con un sinuoso passaggio cromatico discendente in qualche modo riferibile a quello comparso nello sviluppo e nella ripresa del movimento precedente. Lo stesso passaggio cromatico torna anche in chiusa dell'episodio centrale, quasi un Trio, dove la guida melodica è affidata ai due oboi. A sua volta lo stacco drammatico e misterioso del Minuetto. Allegro, diviso come di consueto in due parti ritornellate risale alla linea dei violini II nel primo gruppo del movimento d'apertura. Il luminoso Trio in maggiore assegnato ai soli fiati, è nello spirito della serenata; segue la ripresa del Minuetto senza ritornelli.

Il Finale. Allegro deve l'irrefrenabile energia vitalistica al ritmo di saltarello. L'esposizione appare organizzata grazie al ricorrere di alcune figure, specie di terzina, in tutte le sue parti. Il piglio tempestoso del primo gruppo tematico, poi della transizione si stempera in una sorta di gioiosa fanfara nel secondo gruppo, in «fortissimo»; la chiusa cadenzale è condotta sulla testa del primo gruppo tematico.

Dopo il ritornello dell'esposizione, lo sviluppo presenta l'elaborazione-citazione di motivi della transizione e del secondo gruppo per poi enunciare una nuova, ombrosa idea tematica ai violini, con fiati e bassi che disegnano, a note lunghe, una linea cromatica discendente; tale nuova idea è inframmezzata dal ritorno di parte della transizione. Rispetto all'esposizione, la ripresa rimescola le carte: dal secondo gruppo, proposto con tocco coloristico in maggiore, si riapproda, attraverso la nuova idea data in imitazione a violini e bassi, al primo gruppo tematico e alla chiusa preparata da una doppia interpolazione dei legni.

Cesare Fertonani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Boccherini è un personaggio di spicco nella storia della musica che precede l'avvento della prima scuola viennese: il suo contributo allo sviluppo della forma del quartetto e del quintetto è stato determinante e la sua importanza viene riconosciuta da studiosi sia italiani che stranieri. Egli ha al suo attivo una produzione rilevante di musica: oltre cento quartetti e ben 163 quintetti, questi ultimi in varie formazioni, ma in prevalenza per due violini, due viole e violoncello; una trentina di sinfonie dallo strumentale ridotto all'essenziale, due ottetti, sedici sestetti, settantaquattro trii, duetti, sonate, due balletti, due oratori, l'opera La Clementina (Madrid 1786) uno Stabat Mater, una messa, cantate sacre e profane. Boccherini ebbe una vita particolarmente movimentata e la sua bravura di violoncellista s'impose in fortunate tournées in Italia e altrove, trovando protezione presso don Luigi Infante di Spagna e dopo la morte di questi presso l'ambasciatore di Francia a Madrid, Luciano Bonaparte, al quale dedicò lo Stabat Mater a tre voci con accompagnamento d'archi e i Quintetti dell'op. 62. La morte lo colse in povertà il 28 maggio 1805, sessantaduenne; venne inumato nella chiesa madrilena di San Giusto e nel 1927 le sue ceneri furono trasportate nella natia Lucca.

La musica di Boccherini s'impone per la freschezza e la varietà melodica e per la finezza e l'eleganza delle idee, in un'armoniosa scorrevolezza discorsiva. In particolare nei quartetti d'archi sono racchiusi gli elementi caratteristici dell'intera opera del maestro di Lucca: l'organicità e l'animata giocondità delle figurazioni; una sincera vibrazione sentimentale nei tempi lenti; una giovanile brillantezza negli stacchi ritmici dei movimenti allegri. Come scrisse giustamente un musicologo di altri tempi «le piccanterie che affiorano talvolta nei tempi rapidi ricordano l'origine toscana del compositore; il fare manierato e distinto richiama l'uomo che ebbe lunghi contatti con la più cerimoniosa delle corti, quella spagnola; l'accuratezza della scrittura è assertrice di probità artistica. I maestri italiani che negli ultimi decenni del Settecento coltivano la stessa forma di Boccherini non possono essergli posti a paragone».

La Sinfonia in do minore op. 41 per orchestra da camera risale al 1788 e si distingue per la sua grazia leggera e leggiadra, oltre che per la scorrevolezza melodica di stile italiano. L'Allegro assai vivo del primo tempo si lascia ammirare per la gradevolezza dei giochi armonici; ad esso segue una Pastorale in tempo "Lentarello" dai vivaci impasti strumentali; il Minuetto contiene un trio per soli fiati; l'Allegro finale ha un andamento spigliato e contrappuntisticamente vivace, molto vicino al ritmo della tarantella. L'orchestra prevede, insieme agli archi, due oboi, due fagotti e due corni.


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato allo speciale n. 17 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 14 febbraio 1986

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Ultimo aggiornamento 17 maggio 2014