Delle sei Sonate op. V, la n. 4 è l'unica ad aprirsi con un tempo lento: risponde pertanto a una diversa tipologia di sonata, che prevede la stessa tonalità per tutti i movimenti e, per l'Andante iniziale, uno stretto legame con l'Allegro assai successivo; legame che Boccherini realizza, secondo tradizione, lasciando sospesa la cadenza che separa i due movimenti. Ciò non significa che l'Andante sia ridotto alle proporzioni di una semplice introduzione: si tratta invece di un brano bitematico formalmente compiuto (Boccherini lo riutilizzerà per aprire il suo primo quintetto a due violoncelli), la cui seconda sezione prevede, prima della ripresa finale del secondo tema, un'escursione emotivamente intensa nel mondo delle tonalità minori. Il successivo Allegro assai un è un brano molto noto agli ascoltatori di Boccherini, e non soltanto a loro, poiché il compositore lo avrebbe riutilizzato, pressoché identico, per la quarta delle sei Sinfonie op. 12 (1771), quella che si chiude con una parafrasi del Don Juan di Gluck e che un manoscritto milanese ci ha tramandato con il sottotitolo di "casa del diavolo". Si tratta ancora una volta di un grande Allegro bitematico e bipartito, la cui seconda sezione, aperta da una riproposizione del primo tema nel tono della dominante, è di insolita ampiezza, ed è caratterizzata dalla presenza del modo minore, con conseguenze tutt'altro che scontate sul piano tonale. La conclusione della sonata è affidata a un disteso Allegretto, il cui tempo di minuetto era esplicitamente richiamato nell'indicazione della prima edizione. Il brano è in forma di Rondò (A-B-A-C-A-B-A); l'appassionata sezione centrale (C) si connota ancora una volta per il ricorso alla tonalità minore.
Marco Mangani