Quartetto per archi n. 1 in la maggiore


Musica: Alexander Borodin (1833-1887)
  1. Moderato. Allegro
  2. Andante con moto
  3. Scherzo. Trio
  4. Andante. Allegro risoluto
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1874 - 1879
Prima esecuzione: San Pietroburgo, Società imperiale di musica, 30 Dicembre 1880
Dedica: Mme. N. Rimsky-Korsakow
Guida all'ascolto (nota 1)

Si definiva lui stesso "compositore domenicale", ed è così che si è formata l'immagine di un Borodin dilettante di musica, passione seconda solo alla sua attività di chimico. Borodin aveva però un rapporto molto profondo con il mondo dei suoni e se componeva poco non è perché gli mancassero le idee ma perché gli mancava il tempo (componeva d'estate o quando era ammalato!). Non si spiega altrimenti l'alta qualità dalla sua produzione musicale a fronte di un catalogo non certo ricchissimo, come se non esistessero pagine meno riuscite, composizioni infelici o non soddisfacenti (come avviene per tutti i compositori della tradizione occidentale). Siamo di fronte ad un caso abbastanza raro di metodo compositivo «rigoroso ma sereno, estraneo al metodo "tedesco" di rimasticare un tema sino a spremerne l'ultima semicroma. I lavori musicali di Borodin hanno la potenziale ricchezza e compiutezza di una comunicazione matematica in cui il nitore dell'esposizione elimina ridondanze e ripetizioni per ricondurre il tema ad una fruttifera essenzialità» (Rubens Tedeschi).

Le sue attitudini musicali furono precoci, ma alla madre sembrò più opportuno avviarlo verso la carriera universitaria. L'arte era certo una parte importante dell'educazione di un gentiluomo, forse poco concreta per affrontare la vita; del resto, la serenità con la quale Borodin visse questa disparità di interessi dimostra la possibilità di unire l'arte con la vita (e viceversa) senza le angosce a cui il romanticismo europeo ci ha abituato.

Dopo essersi laureato in medicina, ed aver tentato un approccio alla chirurgia, si indirizzò verso la chimica, campo nel quale diede importanti contributi scientifici. Dopo alcuni viaggi di studio e di lavoro (ad Heidelberg e Pisa) nel 1862 ritornò in Russia dove la vita lo attendeva con due grandi avvenimenti: l'incontro con Balakiriev, suo maestro e sostenitore, e la nomina come professore aggiunto all'Accademia di Fisica di Pietrogrado.

Balakiriev lo introdusse in quel gruppo di musicisti che poi passò alla storia come il "Gruppo dei Cinque" (Balakiriev, Borodin, Rimskij-Korsakov, Musorgskij e Cui), ovvero la giovane scuola nazionale russa che nella musica, come nella vita, si ribellava contro il dispotismo e l'accademismo, contro il "partito tedesco" capeggiato da Rubinstejn. Nessuno di loro proveniva da un conservatorio e tutti (tranne Balakiriev) a lungo mantennero un lavoro estraneo alla musica, quasi a voler ribadire un impegno civile per l'emancipazione della Russia non solo in campo artìstico, ma anche sociale e scientìfico. Borodin possedeva degli incrollabili ideali positivisti nella sua professione e questo forse segna una differenza nell'impegno artistico; la sua musica si distacca dal fervore rivoluzionario di Musorgskij e possiamo considerarla più come elemento di unione tra Glinka e Cajkovskij, dunque una musica russa che non rigetta le influenze straniere. Borodin era entrato in contatto con il Romanticismo tedesco (nel 1877 a Weimar incontrò Liszt del quale divenne molto amico) ma a poco a poco, subendo sempre più la positiva influenza di Balakiriev, accentuò l'interesse per gli elementi modali ed orientali e talvolta folkloristici.

Contrariamente ai suoi contemporanei scrisse molta musica da camera tra cui emergono, per le qualità compositive, i due Quartetti, uno in la maggiore e l'altro in re maggiore.

L'introduzione lenta che apre il Quartetto n. 1 sfrutta in modo elegante il gioco polifonico: gli strumenti "cantano" il tema senza mai sovrapporsi pur essendo sempre presenti. L'idea classica di anteporre un inizio lento all'Allegro conserva intatte tutte le sue caratteristiche di aumento della tensione, tanto più che dopo poche battute il compositore trasporta gli strumenti verso una lontana regione tonale.

Nell'Allegro, in forma-sonata, si alternano due temi pensati secondo il principio del contrasto, e se il primo ha una configurazione cantabile, il secondo sottolinea il carattere "espressivo ed appassionato" (scrive Borodin sulla partitura). Come in molte delle sue composizioni ancora influenzate dalla tradizione occidentale, troviamo ad un certo punto dello sviluppo un passaggio fugato che imprime un senso tutto nuovo al tema iniziale. L'uso degli strumenti è sempre molto attento alle specifiche possibilità tecniche e frequentemente emergono (fattore nuovo rispetto alla tradizione quartettistica) la viola e il violoncello. Borodin si dimostra anche maestro delle architetture tonali e dell'uso drammaturgico delle pause che da semplici interruzioni divengono delle vere e proprie "zone di cambiamento", soste di percorso di grande significato.

Nell'Andante con moto troviamo uno di quei temi caratteristici dello stile di Borodin sia per la sua estrema lunghezza (sette battute) sia per una vena malinconica che, dopo di lui, abbiamo imparato ad identificare come russa. Anche qui, al centro del movimento lento, troviamo un fugato con un tema molto simile a quello del primo tempo, simbolo della continuità, molto forte, del pensiero musicale che lega tutto il quartetto.

Lo Scherzo (Prestissimo) è una di quelle pagine che all'ascolto si stenta a comprendere nella loro estrema mutevolezza. Tutti i parametri del gioco, ritmo, melodia, armonia, sono agitati in maniera frenetica, apparentemente senza direzione, schegge impazzite di musica che solo grandi pause hanno il potere di bloccare nel vuoto di un silenzio improvvisamente sonoro. E gli effetti sonori sembrano moltiplicarsi nel Trio dove l'uso esteso della tecnica del flautato crea un'atmosfera molto particolare; il Quartetto si trasforma in un'armonica a bicchieri, quel raro strumento nel quale dita inumidite sfiorano orli di calici di cristallo.

Il Quartetto si conclude così come era iniziato: poche battute in Andante precedono l'esplosione dell'Allegro risoluto. Il tema principale è un'interessante unione tra nuovo materiale, ritmicamente molto ben delineato, e parti derivate dal secondo movimento. Episodi di fugato, ormai familiari, appaiono qua e là, testimonianza della esperienza compositiva di Borodin, "dilettante" ma solo per mancanza di tempo.

Fabrizio Scipioni


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 24 Febbraio 1985

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Ultimo aggiornamento 18 luglio 2015