Borodin iniziò a comporre la sua prima sinfonia immediatamente dopo aver conosciuto M. Balakirev, nel 1862, all'indomani cioè del suo ritorno da Pisa, dove aveva soggiornato, per motivi di ricerca scientifica assieme alla sua futura moglie Ekaterina. L'idea di comporre un lavoro per orchestra gli era già balenata nella città della "Torre pendente": infatti a questo periodo risale il quintetto per pianoforte ed archi con le annotazioni degli strumenti orchestrali sul manoscritto stesso.
Una volta tornato in patria, lo stesso Balakirev lo convinse a dedicarsi alla Prima Sinfonia, influenzando notevolmente la sua scrittura orchestrale. Successivamente Borodin si liberò della pur gradita protezione dell'amico, revisionò la partitura e finalmente, nella versione del 1867, presentò un'opera del tutto autonoma. Eseguita nel '69 sotto la bacchetta di Balakirev stesso, a cui peraltro è dedicata, la Prima Sinfonia non ottenne però in patria quel meritato successo, che acquisì invece all'estero (grazie soprattutto a Liszt, grande estimatore del talento di Borodin). Durante gli anni '60 lavorarono nel genere sinfonico, parallelamente a Borodin, Balakirev, Rimskij-Korsakov e Cajkovskij; ma si deve soltanto a Borodin la creazione della vera "prima" sinfonia russa classica (in precedenza vi furono spunti sinfonici, non vere e proprie sinfonie, soltanto ad opera di Glinka).
Passando ad una breve analisi dei tempi, troviamo nel primo movimento un'ampia introduzione maestosa, Adagio, subito caratterizzata dal colore nazionale russo. All'improvviso sboccia l'Allegro, su un tema dell'introduzione, in cui al carattere energico ed impulsivo dell'avvio si contrappone la cantilena della seconda parte. Si chiude con la coda, Andantino, di carattere languidamente malinconico. Il secondo tempo, Scherzo Prestissimo entusiasma sia per il ritmo cadenzato e leggiadro, sia per l'orchestrazione fantasiosa nella quale è in particolare di grande rilievo "l'effetto di beccata" (così definito da Musorgskij), realizzato dalle note accentuate prese di salto sulla base di accordi uguali e pulsanti: un effetto molto apprezzato da Liszt che dichiarò: «... è una invenzione molto spiritosa! Così originale e così bella!...».
Il terzo tempo Andante, si definisce sin dall'avvio per l'elaborazione polifonica, davvero affascinante, di due temi di carattere orientale, nel senso percorso ampiamente anche da Balakirev e Musorgskij.
Il Finale, Allegro molto vivo-Maestoso, si distingue per lo stile virile e monumentale: vi è il tema principale, imperioso ed energico, a cui si contrappone il secondo tema, che pur risultando più placido, appare abbastanza pungente grazie, soprattutto, all'uso degli accenti spostati. Di grande affetto il Maestoso che conduce alla coda precipitosa, che chiude tutta la sinfonia.