Lo stile liederistico brahmsiano trae nutrimento dal Volkslied tedesco, cioè da quella forma di canto popolare coltivata per secoli in Germania e rivalutata in pieno nel periodo romantico, in quanto espressione dei sentimenti più immediati e spontanei, sia di gioia che di dolore, della collettività. Non a caso lo studioso Hans Gal sostiene che, per quanto Brahms ci appaia oggi soprattutto un tipico esponente della musica strumentale, «l'autentica chiave per la sua comprensione resta pur sempre la musica vocale, che costituisce per molti aspetti il punto di partenza del suo operare artistico» Anche il celebre direttore d'orchestra Furtwängler disse che la musica di Brahms era legata strettamente al canto popolare tedesco e per questa ragione «la sua arte, al tempo stesso aspra e dolce, apparentemente rinchiusa in se stessa e profondamente aperta, nella sua natura fantastica ed esuberante, come nella sua autodisciplina e severa grandezza, è tedesca».
Del resto lo stesso Brahms non fa mistero di questa sua attrazione verso il canto popolare della sua terra e la sua opinione è espressa in una lettera indirizzata a Clara Schumann in cui parla di un coro femminile, da lui fondato ad Amburgo unicamente per il divertimento di tutti i suoi membri e senza la precisa intenzione di svolgere un'attività pubblica, e per il quale il musicista rielaborò alcuni Volkslieder: «Ora ci riuniamo amichevolmente una sera alla settimana, e credo che le belle canzoni popolari mi intratterranno assai piacevolmente. Penso perfino che imparerò molte cose, perché devo pur sempre esaminare ed ascoltare i Lieder con serietà. Voglio veramante impadronirmi del loro segreto. Non basta cantarli una volta con entusiasmo nell'atmosfera adatta. Il Lied naviga al momento attuale seguendo una rotta sbagliata, e non è possibile inculcare a se stessi un ideale. Ed è ciò che il Volkslied rappresenta per me».
Il far musica con il coro femminile di Amburgo, dopo essersi occupato di lavori corali a Detmold, fornì un'utile esperienza a Brahms che potè scrivere composizioni di straordinaria freschezza lirica: dai poetici Dodici Lieder e Romanze op 44 per voci femminili, dove è evidente il richiamo al Volkslied, ai Quattro Canti per coro femminile, due corni e arpa op. 17, opera di squisita sensibilità romantica, fino ai Marienlieder op. 22 e ai Mottetti op. 29. I Quattro Canti, apparsi nel 1862, danno ampio spazio alle suadenti linee della voce, escludendone però ogni effetto prevearicante. Il primo in tempo Adagio, con molta espressione, inizia con una melodia pura intonata dal corno e sorretta dai delicati accordi dell'arpa. Interviene il coro sulle armonie dell'arpa e con la ripresa del tema principale da parte del corno. Il secondo brano (Andante) colpisce per l'immediatezza dell'invenzione tematica, costituita da un breve inciso ripetuto più volte dal coro, dai corni e dall'arpa. Il terzo brano (Allegretto) vede il coro, ancora sostenuto dall'arpa, intonare una melodia più articolata nei suoi risvolti tonali. L'ultimo brano (Andante) è forse il più brahmsiano di tutti per quel senso di malinconia autunnale che lo contraddistingue. Tocca ai corni avviare il discorso musicale proseguito dal coro, dall'andamento ritmicamente, simmetrico. Classicheggiante la forma (ABA) e interessanti le varianti del tema principale sull'arpeggio dell'accompagnamento.
Luigi Bellingardi
Negli anni intorno al 1860 aveva un posto notevole nella vita musicale di Amburgo l'Hamburgischer Frauenchor, fondato, organizzato e diretto con pignolesca autorità da Brahms. Ne fu «membro onorario» anche Clara Schumann. Anzi, nel corso di un concerto dedicato a Robert, e in cui suonarono tanto Clara che Brahms, si dette l'occasione per far conoscere (15 gennaio 1861) i Quattro canti per voci femminili, due corni e arpa composti dal musicista amburghese per il suo coro di donne.
Pur potendosi ascrivere alle opere giovanili, queste musiche testimoniano già l'eccellenza della scrittura vocale e l'accuratissima veste armonica, particolarmente la prima (Risuona il canto dell'carpa), canto d'amore su testo di Ruperti sostenuto costantemente dall'arpa e con l'intervento di un solo corno. Nella canzone del Clown del secondo atto della shakespeariana Dodicesima notte («Come away, Come away, Death!»), sono utilizzati i due corni, e l'arpa tiene un ruolo essenzialmente ritmico, avendo alcuni episodi carattere di marcia. Arpeggi tradizionali accompagnano invece l'Allegretto 6/8 del poema di Eichendorff, Il giardiniere. Il quarto canto (Canto di Fingal), forse il più bello della piccola raccolta, utilizza la traduzione di Herder del Fingal di Ossian ed evoca il dolore della giovane ragazza d'Inistore per la morte di colui ch'ella ama, caduto sotto il ferro di Cuthullin, mentre i levrieri di Trenar latrano alla vista dello spettro del loro padrone.
Giorgio Graziosi