Von ewiger Liebe (Dell'eteno amore), op. 43 n. 1

lied per voce e pianoforte

Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
Testo: Joseph Wenzig Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1864
Prima esecuzione: Amburgo, Singakademie "Carl Georg Grädener", 11 marzo 1868
Edizione: Rieter-Biedermann, Lipsia e Winterthur, 1868
Guida all'ascolto (nota 1)

Brahms non ancora ventenne crea già mirabili gioielli nel campo della liederistica. In questo campo, che si adornerà di oltre 250 liriche, è possibile trovare l'espressione più autentica della personalità di Brahms per il forte lirismo, la spontaneità dell'ispirazione, la freschezza della fantasia, l'intima e profonda passionalità.

Von ewiger (il 1° dei "Vier Gesänge" op. 43 - 1868 - testo di J. Wenzig) è un canto d'amore appassionato che inizia in tono malinconico, si accende poi di accenti drammatici per finire, con tensione progressiva, in una solenne dichiarazione di fede e d'amore. Il testo è arricchito da una tale delicatezza e varietà d'invenzione melodica da renderlo uno dei più celebri e ispirati Lieder di Brahms.

Salvatore Caprì

Testo

VON EWIGER LIEBE

Dunkel, wie dunkel in Wald und in Feld!
Abend schon ist es, nun schweiget die Welt.
Nirgend noch Licht und nirgend noch Rauch
Ja, und die Lerche, sie schweiget nun auch.

Kommt aus dem Dorfe der Bursche heraus,
Gibt das Geleit der Geliebten nach Haus,
Führt sie am Weidengebüsche vorbei,
Redet so viel und so mancherlei:

«Leidest du Schmach und betrübest du dich,
Leidest du Schmach von andern um mich,
Werde die Liebe getrennt so geschwind,
Schnell wie wir früher vereiniget sind,
Scheide mit Regen und scheide mit Wind,
Schnell wie wir früher vereiniget sind».

Spricht das Mägdelein, Mägdelein spricht:
«Unsere Liebe, sie trennet sich nicht!
Fest ist der Stahl und das Eisen gar sehr,
Unsere Liebe ist fester noch mehr.

Eisen und Stahl, man schmiedet sie um,
Unsere Liebe, wer wandelt sie um?
Eisen und Stahl, sie können zergehn,
Unsere Liebe muss ewig bestehn!».
DELL'ETERNO AMORE

Buio, qual buio nel bosco e nel prato!
È già sera, il mondo ora tace.
Non una luce, non del fumo,
sì, ora persino l'allodola tace.

Esce il giovane dal villaggio
accompagna a casa l'amata,
la guida oltre il saliceto,
parla tanto, e dice così:

«Se ti vergogni e ti turbi,
se ti vergogni degli altri per me,
il nostro amore finisca presto
così come prima ci ha unito,
si rompa con pioggia e con vento
presto così come prima ci ha unito».

La fanciulla dice, dice la fanciulla:
«Il nostro amor non finisce!
Ben saldo è l'acciaio, saldo il ferro,
ancor più saldo è il nostro amore.

Si forgiano ferro e acciaio,
ma il nostro amor chi lo muta?
Ferro e acciaio posson liquefarsi,
il nostro amor resisterà eterno!
(traduzione di Olimpio Cescatti)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 7 dicembre 1983

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Ultimo aggiornamento 6 novembre 2016