Feldeinsamkeit (solitudine campestre), op. 86 n. 2

lied per voce e pianoforte

Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
Testo: Hermann Allmers Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1877 - 1880
Edizione: Simrock, Berlino, 1882
Guida all'ascolto (nota 1)

Johannes Brahms (1833-1897) ha creato musica grande e duratura in ogni genere, tranne quello dell'opera teatrale. Aveva appreso dai propri maestri un'impeccabile tecnica compositiva e possedeva un dominio sicuro della forma, un senso innato della "qualità" artistica e una serietà che erano il risultato di una tenace autodisciplina e di una costante consapevolezza critica. Per quanto Brahms ci appaia oggi soprattutto un tipico esponente della musica strumentale, da camera e sinfonica, l'autentica chiave per la comprensione della sua produzione rimane la musica vocale che costituisce, sotto molti aspetti, il punto di partenza del suo operare artistico. Ciò che la natura aveva dato a lui, come al suo predecessore Schubert, era un senso per le forme vocali che sgorgava spontaneamente dalla poesia. Con alcune ovvie differenze di prospettiva. La creatività brahmsiana appartiene pienamente a una fase riflessa e tarda della cultura romantica, ovvero a quella fase in cui diviene cosciente per il musicista la compresenza di una enorme messe di possibilità, penetrate organicamente nella cultura tedesca ottocentesca da molti precedenti, sia medievali (i Minnesänger), sia cinquecenteschi (il Lied corale luterano), sia secenteschi (l'effusione lirico-religiosa di Heinrich Schütz), sia bachiani ed händeliani, sia soprattutto popolari: di quel Volkslied che era diventato un mezzo di riconoscimento e di identità per una intera nazione. Tutti questi aspetti si confrontavano in lui con un passato sentito così recente da apparire un presente ancora perfettamente vitale: quello di Mozart, di Beethoven e di Schubert, nonché di quello Schumann che, amato e ammirato, aveva elevato a modello del proprio credo artistico.

All'epoca delle prime raccolte di Lieder, questa complessa cultura di una Romantik matura e già quasi crepuscolare era già, agli occhi di Brahms, sostanzialmente edificata e fissata organicamente - seppure dialetticamente -, cosicché le esperienze successive (che pure ci furono, e numerose, legate a una ben risaputa curiosità verso il passato e il presente) seppero benissimo dove collocarsi, e in che rapporto porsi con le altre già compiutamente assimilate. Come compositore di Lieder, Brahms occupa indubbiamente una posizione di primo piano. Il Lied gli è stato compagno fedele per tutta la vita, finalizzato a rilassare la tensione accumulata durante la creazione di grandi opere. Nei Lieder, Brahms si rivela incondizionatamente musicista sensibile e innovativo, pervaso da un lirismo puro e decantato: più di Schumann, che nei suoi Lieder introdusse il declamato, affidando all'accompagnamento pianistico il nucleo dell'invenzione vera e propria. In Brahms, invece, la composizione sembra concentrarsi nell'invenzione stessa del motivo melodico e l'elemento costruttivo, quasi sempre assai elaborato, è funzionale alla resa espressiva del canto. Molti Lieder, fra gli oltre 200 da lui scritti, sono entrati, subito dopo la loro apparizione, nel repertorio concertistico; e non poche pagine meritano l'appellativo di capolavoro.

La scelta proposta in questo concerto riguarda appunto pezzi che stanno molto in alto nel catalogo di Brahms. Essi sono accomunati da un sentimento poetico - sentimento tipicamente brahmsiano - che li rende omogenei: pagine contrassegnate da riflessioni amare, piene di sospiri e di tormenti, impregnate da quella sottile malinconia che ben conosciamo in questo autore. Ha scritto Massimo Mila: "Brahms - e con lui l'uomo moderno, l'uomo dell'età che chiamiamo umbertina, o vittoriana, o Biedermeier - conosceva il piacere dolceamaro della rinuncia, dell'ideale accarezzato e vagheggiato consapevolmente come un sogno, come evasione momentanea allo squallore della realtà. [...] Questa melanconica attitudine di rinuncia, permeata da un alto idealismo e concentrata nella profondità della riflessione, è la Stimmung fondamentale dell'arte di Brahms, è il suo tono più personale e genuino, anche se non esclude, naturalmente, la possibi¬lità di altre espressioni".

Ecco dunque Feldeinsamkeit op. 86 n. 2 (1878, su testo di Hermann Allmers, poeta minore tedesco), dove il motivo della "solitudine campestre" (sguardo rivolto al cielo, canto di cicale, un azzurro meraviglioso: con la sensazione di camminare negli spazi eterni) si connota di suggestioni musicali emblematiche della solitudine, all'altezza del romanticismo tedesco più puro.

Sergio Sablich

Testo

Feldeinsamkeit

Ich ruhe still im hohen grünen Gras
Und sende lange meinen Blick nach oben,
Von Grillen rings umschwirrt ohn Unterlass,
Von Himmelsbläue wundersam umwoben.

[Die schönen weissen] Wolken ziehn dahin
Durchs tiefe Blau, wie schöne stille Träume;
Mir ist, als ob ich längst gestorben bin
Und ziehe selig mit durch ew'ge Räume.
Solitudine dei campi

Riposo tranquillo nell'erba alta e verde
e volgo a lungo il mio sguardo in su,
circondato dal canto ininterrotto dei grilli,
avvolto mirabilmente dall'azzurro del cielo.

Le nuvole [belle e bianche] avanzano
attraverso l'azzurro profondo, come sogni belli e tranquilli;
per me è come se fossi morto da tempo
e con loro avanzo beato attraverso spazi eterni.
(Traduzione di Alessandra Luise)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 21 novembre 2003

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Ultimo aggiornamento 30 aprile 2015