Hans Gal nel tratteggiare i lineamenti biografici e artistici di Brahms, lamenta a un certo punto l'attuale trascuratezza per la musica vocale di Brahms, un tempo molto conosciuta e diffusa in Germania. Il discorso, a maggior ragione, si potrebbe estendere ad altri paesi, compresa soprattutto l'Italia gravemente carente su questo terreno, come ben si sa, e non soltanto per quanto riguarda certa produzione brahmsiana. Un elogio, dunque, a Roberto Gabbiani e ai «mercoledì del Comunale» che ci offrono la possibilità di penetrare un discorso nient'affatto secondario nella storia della musica ed estremamente importante per capire la cultura viennese dell'Ottocento da Haydn (autore per chi non lo sapesse, di una cinquantina di Lieder che attendono ancora una giusta valutazione), a Beethoven (che elaborò, fra l'altro, canti popolari con accompagnamento di pianoforte, violino e violoncello), fino a Schubert, Wolff, Mahler e ai grandi della scuola di Schönberg: Berg e Webern.
In tale contesto Brahms si incunea d'autorità con oltre duecento Lieder e vari lavori per diverse formazioni vocali: da organici di minima entità fino al poderoso «Requiem tedesco».
I «Fünf Gesange» op. 104 per coro misto a cappella furono composti durante l'estate del 1888 sulle rive del lago di Thun, nel cantone di Berna. Qui, fra il 1886 e il 1888, Brahms produsse il «Doppio Concerto per violino, violoncello e orchestra», tre «Sonate» (per violino e violoncello), il «Trio» op. 101 e i «Lieder» che vanno dall'op. 105 alla 107, i «Canti Tzigani» e, infine, i cori dell'op. 104 e 109.
Formalmente i «Fünf Gesange» sono un mirabile esempio di equilibrio e semplicità, percorsi da una tenue drammatizzazione, frutto di un lirismo letterario e biografico a un tempo. Il quarto canto («Verlorene Jugend»), si distingue per la finezza dei giochi imitativi e per i passaggi omofoni divisi nelle cinque, voci: soprano, contralto, tenore e due bassi. Mentre la delicatezza di «Im Herbst», con la chiusa in pp, ci riporta al clima del primo «Nachtwache», tutto costruito su impercettibili sfumature delle voci, graduate con una tecnica magistrale.
I testi scelti sono dovuti a Friederich Rückert (1, 2) — il coltissimo professore di filologia e poeta utilizzato anche da Schubert per la sua lirica popolare — a Klaus Groth (5), scrittore dalla vena idilliaca e cultore del dialetto basso-tedesco («plattdeutsch»), e, infine, a Max Kalbek (3) e Joseph Wenzig (4), quest'ultimo autore boemo.
Marcello de Angelis