Quindici Romanze da "La bella Magelone", op. 33

per voce e pianoforte divise in cinque quaderni

Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
Testo: Ludwig Tieck

I quaderno
  1. Keinen hat es noch gereut - Allegro (mi bemolle maggiore)
  2. Traun! Bogen und Pfeil sind gut - Kräftig (do minore)
  3. Sind és Schmerzen, sind es Freuden - Andante (la bemolle maggiore - si maggiore). Vivace (la bemolle maggiore)

II quaderno
  1. Liebe kam aus fernen Landen - Andante (re bemolle maggiore). Poco vivace e sempre animato (fa maggiore). Tempo I
  2. So willst du des Armen - Allegro (fa maggiore)
  3. Wie soli ich die Freude - Allegro (la maggiore). Poco sostenuto (fa maggiore). Poco animato (la maggiore). Vivace ma non troppo

III quaderno
  1. War es dir - Lebhaft (re maggiore). Animato (sol maggiore - re maggiore)
  2. Wir müssen uns trennen - Andante (sol bemolle maggiore). Allegro (si bemolle maggiore). Tempo I
  3. Ruhe, Süssliebchen - Langsam (la bemolle maggiore). Animato (la maggiore - la bemolle maggiore)

IV quaderno
  1. Werzweiflung - Allegro (do minore)
  2. Wie schnell verschwindet - Etwas langsam (fa minore - fa maggiore - fa minore)
  3. Muss es eine Trennung geben - Poco andante (sol minore)

V quaderno
  1. Sulima - Zart, heimlich (mi maggiore)
  2. Wir froh und frisch - Lebhaft (sol maggiore - do maggiore - sol maggiore)
  3. Treue Liebe dauert lange - Ziemlich langsam (mi bemolle maggiore). Lenhaft. Tempo I
Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1861 - 1869
Edizione: Rieter-Biedermann, Lipsia, 1865 e 1869
Dedica: Julius Stockhausen
Argomento (nota 1)

Il romanzo provenzale è stato cosi riassunto da Rosy Moffa. Pierre, figlio unico del conte di Provenza, è un giovane silenzioso, solitario e sognatore; è anche un valente cavaliere, ma le sue vittorie nei tornei non sembrano farlo felice. Un giorno un trovatore passa dal suo castello e gli consiglia di partire alla scoperta del mondo, magnificandogli la vita del cavaliere errante («Keinen hat es noch gereut», la prima romanza). Pierre, malgrado la disperazione dei genitori, decide di partire, accompagnandosi con una bella canzone di marcia («Traun! Bogen und Pfeil sind gut»). Si dirige verso Napoli dove vive Maguelonne, la figlia del re, la cui bellezza è famosa. Pierre, mantenendo l'incognito, vince tutti i tornei promossi dal re in onore della figlia, e non tarda a innamorarsi perdutamente della bella Maguelonne. In un giardino meraviglioso Pierre canta il suo turbamento («Sind es Schmerzen») e giura il suo amore eterno. La nutrice di Maguelonne diventa sua complice, e attraverso di lei Pierre manda alla fanciulla una lirica («Liebe kam aus fernen Landen») che piace molto a Maguelonne, e quindi una appassionata canzone («So willst du des Armen»). Finalmente Pierre riesce a ottenere un incontro segreto con l'amata e avviandosi al luogo dell'appuntamento canta ancora il suo amore e la sua impazienza («Wie soll ich die Freude»). Maguelonne ricambia la sua passione, e la notte trascorre tra i baci e i giuramenti d'amore. Al momento del congedo Pierre intona la sua appassionata canzone («War es dir, dem diese Lippen bebten»). Maguelonne è però già promessa a un altro cavaliere, che vuole sposarla al più presto: i due amanti decidono perciò di fuggire e di tornare in Provenza. Mentre Maguelonne si congeda dai suoi fiori preferiti, Pierre dice addio al suo liuto, che non può portare con sé nella fuga («Wir müssen uns trennen»), quindi fuggono a cavallo nella notte. Allo spuntare del giorno Maguelonne chiede di riposarsi e Pierre veglia il suo sonno («Ruhe, Süßliebchen, im Schatten der grünen»). La tragedia sta per piombare su di loro: un grosso corvo ruba un sacchettino in cui Maguelonne conserva tre anelli preziosi: la madre di Pierre li aveva dati al figlio perché ne facesse dono alla fanciulla di cui si fosse innamorato, e Pierre ne aveva, naturalmente, fatto dono a Maguelonne. Pierre insegue il corvo fino alla riva del mare, ma l'uccello lascia cadere il sacchettino nei flutti. Pierre sale su una barca nel tentativo di ripescarlo, il vento si alza furioso e la corrente lo trascina lontano dalla costa. Mentre scende la notte, sballottato dai flutti, Pierre pensa a Maguelonne abbandonata e canta la sua disperazione. Maguelonne risvegliatasi, pensa di essere stata abbandonata e tristemente prosegue il cammino. Giunta in Provenza, trova rifugio in una casa di pescatori e là canta una triste canzone («Wie schnell verschwindet»). Pierre nel frattempo è stato fatto prigioniero dai pirati e consegnato al sultano di Babilonia, che lo tiene prigioniero nel suo palazzo. Nel magnifico giardino del sultano anche Pierre canta la sua tristezza («Muß es eine Trennung geben»). La figlia del sultano, Sulima, s'incapriccia di Pierre e gli propone di fuggire insieme. Pierre finge di cedere alle sue lusinghe, accetta l'accordo ma, al momento convenuto, fugge da solo con la barca predisposta, lasciando Sulima sulla riva. Nuovamente solo tra i flutti, Pierre si sente sollevato e intona una canzone di speranza («Wir froh und frisch»). Dopo molte avventure sbarca in Provenza, dove ritrova Maguelonne: finalmente può cantare la gioia dell'amore fedele («Treue Liebe dauert lange»).

Guida all'ascolto

Leggenda antichissima, quella di Maguelonne e del conte Pierre de Provence: risale infatti alla fine del XII secolo, tramandata da Bernard de Trèves, canonico di Maguelonne. Questo nome suggestivo, Maguelonne, appartiene in origine ad una piccola cittadina vicino a Montpellier, nella bassa Linguadoca, nota per una delle più belle cattedrali del romanico provenzale («chiesa-fortezza» ferrigna e severa). Nata come opera poetica, la vicenda di Maguelonne era stata trasposta in prosa nella metà del XIV secolo e pubblicata in molte versioni, ancora nel secolo successivo. Storia di enorme successo: dalla Francia era emigrata in Italia, poi in Spagna, Portogallo, Norvegia, Germania e puntualmente tradotta in tutte queste lingue. Ma per trovare una relazione con il nostro autore bisogna risalire all'avventura di Maguelonne in Germania.

Tre le fonti. La prima traduzione tedesca fu stesa nel 1483; poi era apparsa una versione a Norimberga nel 1661 (titolo completo: «Historia der Schönen Magelona, eines Königs Tochter von Neaples, und einem Ritter, genannt Peter mit den silbernen Schlüsseln, eines Grafen Sohn aus Provincia»); infine una ristampa nel 1838, sulla scia del gusto per le storie fantastiche, curata da G. Marbach. Sappiamo con certezza che Brahms aveva conosciuto questa raccolta di Marbach, ma successivamente scopri un'altra stesura, quella che sarebbe stata feconda in termini creativi. Parliamo della traduzione apparsa nel primo volume «Phantasus» (anteriore come età: 1812). In questa versione il poeta Tieck aveva sottoposto il testo originale a un radicale rimaneggiamento riducendo i temi portanti della storia - amore, religione, cavalleria - alle loro strutture più semplici ed essenziali; al contempo aveva introdotto ben 17 canzoni che illustravano altrettanti «momenti» psicologici. Brahms si affezionò proprio a queste canzoni di Tieck e decise di metterle in musica sotto forma di Romanze (musicandone 15 invece di 17).

Difficile collocare cronologicamente la stesura delle Romanze brahmsiane: in genere si riferiscono a un lungo arco di anni che va dal 1861 al 1868. Probabilmente lo accompagnarono nei suoi numerosi viaggi. Sul piano stilistico-letterario i commentatori fanno notare come Tieck - nonostante le sue libertà di «sceneggiatore» - avesse rispettato il primitivo carattere dell'opera (a partire dall'ambientazione francese, rimasta tale e quale). Sul piano musicale si nota invece come il carattere originario sia scomparso. Attratto dal sapore leggendario, Brahms affrontò queste poesie come si fosse trattato di una ballata scozzese o scandinava, lasciando libero il suo animo del Nord. Le quindici Romanze di Brahms non costituiscono un ciclo, non sono cioè segnate da un'unità tematica forte ma presentano, ciò nonostante, una rilevante unità psicologica e poetica, grazie alla libertà, alla fantasia, all'invenzione continua con le quali Brahms ha trattato il materiale. L'autore scelse deliberatamente la forma della romanza, per avere la licenza di uscire dagli schemi classici.

Si tratta di quindici pagine musicalmente eterogenee, senza una relazione, contrastanti fra loro. Alcune brevissime, altre più ampie; alcune formate da una sola sezione, altre da due o tre. Alcune si presentano sotto forma di «couplet» e ritornello, altre hanno la discorsività libera della prosa. Ogni pagina, in definitiva, sceglie la forma più adatta al clima psicologico della canzone.

Richiamiamo - solo per dare un'idea della straodinaria varietà degli elementi semantici - alcuni «accenti» presenti in queste pagine: i toni cavallereschi e guerrieri delle prime due Romanze; i languori nostalgici della terza; l'estasi lirica della quarta; l'inquietudine serpeggiante della quinta e la cullante contemplazione della nona. Ricordiamo ancora il buio e il senso d'oppressione che avvolge l'undicesima Romanza; i contrasti d'affetti - «chagrins» ed estasi alternati - della dodicesima; le inflessioni folcloristiche della tredicesima; i contorni sfocati della speranza, dipinti nella quattordicesima; e la sublime felicità della pagina conclusiva.

Il ciclo Op. 33 fu dedicato al grande cantante Julius Stockhausen. Curiosamente fu eseguito in modo spezzettato e ad opera di vari cantanti.

Qualche presentazione: la Romanza n. 1 fu eseguita da Stockhausen ad Amburgo, aprile 1862; la n. 2 sempre da Stockhausen al Festival di Colonia, giugno 1865; la n. 3 da J. Hauser a Karlsruhe, novembre 1864; la n. 5 ancora da Stockhausen a Berlino, marzo 1868. La Romanza n. 9 fu presentata da Heinrich Vogl a Francoforte, dicembre 1871; la n. 12 da Magdalene Murjahn a Lipsia, febbraio 1871; la n. 14 da Sophie Lowe a Lipsia, gennaio 1874. Nulla si conosce sulla prima esecuzione delle altre Romanze.


(1) Amedeo Poggi e Edgar Vallora - Brahms. Signori il catalogo è questo! - Giulio Einaudi editore, Torino, 1997

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Ultimo aggiornamento 27 marzo 2023