Quartetto per archi n. 1 in do minore, op. 51 n. 1


Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
  1. Allegro (do minore)
  2. Romanza. Poco Adagio (la bemolle maggiore)
  3. Allegro molto moderato e comodo (fa minore). Trio: Un poco piu animato (fa maggiore)
  4. Allegro (do minore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1865 - 1873
Prima esecuzione: Vienna, Großer Musikvereinsaal, 1 Dicembre 1873
Edizione: Simrock, Berlino, 1873
Dedica: Theodor Billroth
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Brahms aveva quarant'anni quando si decise a far pubblicare presso l'editore Simrock di Berlino i due Quartetti per archi dell'op. 51, il n. 1 in do minore e il n. 2 in la minore. A questa determinazione egli giunse dopo molte indecisioni e ripensamenti, perché non si sentiva abbastanza sicuro di aver acquisito in pieno il linguaggio e la tecnica del quartetto d'archi, certamente tra le forme più difficili e complesse della musica da camera. Già nel 1853, l'anno del fortunato incontro con Clara e Robert Schumann, Brahms aveva fatto ascoltare ai due musicisti, che lo avevano accolto come un amico, un Quartetto in si minore, poco dopo distrutto dallo stesso autore, insoddisfatto di questo suo primo approccio con l'arte quartettistica. Del resto si sa che sin da giovane Brahms, di spiccata educazione pianistica, pensava di scrivere quartetti per archi e nella sua corrispondenza con gli amici se ne trovano citati diversi, accompagnati però da riflessioni e commenti poco lusinghieri, specie per quanto riguarda l'organicità e l'equilibrio formale dei vari tempi. In più occasioni il musicista aveva eseguito in presenza degli amici schizzi e frammenti di quartetti per archi, commentandoli con queste parole: «Per me è abbastanza facile comporre, ma ciò che è tremendamente difficile è scartare le note superflue».

La prima notizia precisa riguardante i due Quartetti per archi op. 51 (il terzo Quartetto op. 67 in si bemolle maggiore è del 1875) figura nel diario di Clara Schumann, che nel luglio 1866 annota che Brahms le ha suonato al pianoforte alcuni squarci del Requiem tedesco, insieme ad un Quartetto d'archi in do minore. Due anni più tardi il musicista avrebbe fatto sentire questo e l'altro Quartetto in la minore ad un gruppo di amici di Bonn. Si trattava di versioni non definitive di queste composizioni, poiché soltanto nell'estate del 1873 Brahms le sottopose nella stesura completa all'attenzione di Clara Schumann e prese la decisione di farle stampare. I due lavori, dedicati al chirurgo e fraterno amico del musicista, Billroth, furono eseguiti nell'autunno successivo a Vienna dal Quartetto Hellmesberger, ottenendo uno schietto successo, specialmente il Quartetto op. 51 n. 2, intriso di ritmi e melodie ungheresi tra episodi lirici e appassionati di spigliata freschezza inventiva.

Il Quartetto in do minore op. 51 n. 1 in programma stasera, ha una intonazione austera e una tensione drammatica di piglio beethoveniano, tanto da essere accostato da qualche critico al modello dei "Quartetti Rasoumovsky". L'Allegro iniziale rivela una solida costruzione strumentale nell'alternanza del primo tema vigoroso e perentorio alla seconda frase più distesamente cantabile. È stato osservato che il motivo di attacco ricorda il tema di Erda nell'Oro del Reno di Wagner, anche se il musicista tiene conto soprattutto in questo caso della linea drammatizzante della quartettistica che da Beethoven giunge all'ultimo Schubert. Una tensione espressiva densa ma contenuta è racchiusa nella Romanza di tono contemplativo e armoniosamente frastagliata tra lirismo melodico e brevi pause interrogative. Il terzo tempo (Allegro molto moderato e comodo) è un intermezzo siglato da un umore nordico e vagamente triste, mentre il Trio con il tema su ritmo di valzer recupera accenti popolareschi viennesi di ascendenza schubertiana. L'Allegro finale riprende il nucleo tematico della Romanza, secondo il procedimento ciclico che informa l'intero quartetto. Il clima musicale è serrato e appassionato con cadenze concitate sovrastanti i momenti di più avvolgente dolcezza nell'ambito di uno stile severo e senza evasioni virtuosistiche.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

L'approccio di Johannes Brahms al genere del Quartetto per archi fu estremamente sofferto. Appena tre furono in questo campo le opere autorizzate dall'autore e quindi pubblicate. Le prime due di esse (opera 51 nn. 1 e 2) furono compiute, pressoché contemporaneamente, nel 1873 (quando Brahms aveva quarant'anni, dunque in età pienamente matura); l'ultima partitura (opera 67) venne due anni più tardi, e dopo il 1875 il compositore non sembrò più interessato alla formazione quartettistica. D'altra parte - come anche nel caso del tormentato rapporto di Brahms con la forma sinfonica - prima che i Quartetti opera 51 vedessero la luce il compositore si era cimentato molte volte con l'organico classico del quartetto (due violini, viola, violoncello), senza peraltro rimanere mai soddisfatto dei risultati conseguiti. Di qui la pertinacia con cui Brahms distrusse o modificò i suoi Quartetti giovanili. La stessa genesi dei Quartetti opera 51 fu estremamente complessa. Sembra che la prima idea della coppia di partiture risalisse al 1859; a un Quartetto in do minore alludono comunque ripetutamente dal dicembre 1865 Joseph Joachim e Clara Schumann nella loro corrispondenza con il compositore; e al 1868 risale una probabile esecuzione privata delle due partiture in una versione non definitiva. Ancora l'anno seguente, il 10 giugno, Clara Schumann poteva commentare nel suo diario l'invio di «due mirabili tempi di quartetto, primo e ultimo tempo, l'ultimo particolarmente riuscito, pieno d'estro e d'impeto. Nel primo vorrei qualcosa di diverso, a mio gusto. Forse [Brahms] lo modificherà ancora, perché nemmeno lui ne è del tutto convinto». E altri quattro anni dovevano passare prima della stesura definitiva dei brani, terminati nell'estate 1873 a Tutzing sullo Starnberger See. Nel presentarli all'editore Simrock Brahms poteva scrivere con la consueta autoironia: «Mi dà ogni premura, e seguito a sperare che mi capiti qualcosa di veramente grande e difficile; ma essi [i Quartetti] si rivelano sempre mediocri e di poco conto».

In definitiva la lunga gestazione dei primi Quartetti d'archi pubblicati trova un paragone, nella biografia di Brahms, solo nella ventennale genesi della Prima Sinfonia. E tutt'altro che casuale è questo paragone. La Sinfonia e il Quartetto, infatti, erano i generi più "nobili" e alti fra quelli che il romanticismo aveva ereditato dall'età del classicismo. Punto di riferimento è, per Brahms, soprattutto Beethoven, non però quello visionario ed enigmatico degli ultimi Quartetti, bensì quello dell'opera 59, che porta al massimo sviluppo i principi di elaborazione tematica. Però alla netta dialettica tematica di Beethoven viene preferita una contrapposizione consequenziale e non oppositiva dei vari temi, mentre importanza prioritaria è quella della microvariazione dei frammenti tematici, che non necessariamente viene avvertita nel dettaglio dall'ascoltatore, ma che comunque conferisce al movimento una sua ben chiara unitarietà. Osservazioni che ben si applicano al primo dei due Quartetti op. 51. Questo Quartetto in do minore si apre con un Allegro di grande tensione drammatica. Figurazioni ostinate di crome percorrono quasi l'intero movimento; al primo tema, ascensionale e in crescendo, corrisponde un secondo tema più melodico, esposto per terze e seste dai violini; nella sezione dello sviluppo i due temi vengono ripresi dapprima separatamente e poi in un serrato confronto; dopo la riesposizione (con una partenza "mascherata"), la coda, in tempo diverso, parte dal secondo tema e piega poi il primo tema verso un allentamento della tensione.

Una idea tematica che sembra alludere a richiami di corni apre la Romanza che costituisce il movimento lento; succede poi, come seconda idea, un ritmo sospirante di terzine, che si sovrappone in seguito alla ripresa del primo tema, portando questo a una perorazione più intensa. Non uno Scherzo, ma un'altra pagina meditativa è l'Allegretto molto moderato e comodo, nel quale contrastano, rispetto alle sonorità opache e all'andamento incalzante dell'incipit, le movenze di canzone della sezione centrale (Un poco più animato). Il tempo finale torna all'intonazione drammatica dell'Allegro, ed è il movimento più complesso, costituendo una summa del materiale tematico dell'intero Quartetto; ben distinguibili sono frammenti dei temi principali del primo e del secondo tempo, che vengono a intrecciarsi nelle due idee di base (la seconda costituisce l'unica "schiarita" espressiva del tempo); ma più che la successione dei diversi temi è interessante notare come il lavoro di elaborazione prenda il sopravvento sulla nitidezza dell'impostazione formale (fra l'altro lo sviluppo è brevissimo e la riesposizione parte dal secondo tema), portando il movimento a un continuum di altissima tensione espressiva.

Arrigo Quattrocchi

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Nel saggio Brahms il progressivo, apparso per la prima volta nel 1933, Arnold Schönberg scrive che «la più grande abilità di un compositore è quella di prevedere sempre il più lontano futuro dei suoi temi e dei suoi motivi». Il riferimento è alla coesione interna della forma propria del Classicismo viennese di Haydn, Mozart e Beethoven, nel cui solco va collocata la musica brahmsiana. Per Schönberg, però, il rapporto di Johannes Brahms con questa tradizione è nel segno dell'originalità e non di un grigio accademismo.

A sostegno della tesi cita proprio il Quartetto in do minore op. 51 n. 1, preso ad esempio della complessità del linguaggio armonico brahmsiano, in particolare per la ricchezza delle modulazioni che caratterizza l'esposizione del primo tema del movimento iniziale. Il dialogo di Brahms con i suoi grandi modelli, Beethoven su tutti, si sviluppò in realtà lungo un percorso tortuoso e tormentato. Il compositore di Amburgo pubblicò i due quartetti dell'Op. 51, le sue prime prove nel genere, nel 1873, ma dai diari di Clara Schumann e dalle testimonianza degli amici sappiamo che pensava alla composizione di un quartetto già negli anni 1866/1868 e forse il lavoro era già iniziato nel 1865. Le esitazioni si devono al timore reverenziale nell'affrontare quello che era per tradizione il genere più nobile e ricercato. Prima di arrivare al Quartetto op. 51 n. 1 Brahms abbozzò infatti, a quanto sembra, una ventina di quartetti, tutti distrutti, quindi scrisse, in una sorta di percorso di avvicinamento, i due sestetti, che nella scala dei generi si collocano qualche gradino sotto. Del resto, come il compositore confidò all'amico Alwin Cranz, «non è difficile comporre, la difficoltà sta nel lasciar cadere le note inutili sotto il tavolo».

Le stesse esitazioni caratterizzarono la nascita del Primo concerto per pianoforte, iniziato nel 1854 e portato a termine solo nel 1858, e la lunghissima gestazione della Prima sinfonia, durata quasi vent'anni, dai primi schizzi del 1855 fino al 1876.

È significativo che il Quartetto op. 51 n. 1 condivida con la Prima sinfonia la tonalità tragica e beethoveniana di do minore: il tono dominante è infatti inquieto e febbrile, a tratti perfino cupo. Dedicato all'amico Theodor Billroth, insigne medico e ottimo pianista dilettante, il Quartetto presenta un primo movimento particolarmente complesso sia, come si è visto, sul piano armonico sia su quello dell'elaborazione tematicomotivica. Il primo tema in do minore, esposto dal primo violino e rinforzato di tanto in tanto all'unisono dal secondo violino sulle crome ribattute della viola e del violoncello, possiede un carattere assertivo per l'andamento ascensionale e il ritmo puntato. Più disteso è il secondo tema (batt. 33), esposto dai due violini per terze e seste nella tonalità di mi bemolle minore e non, come ci aspetteremmo, nella tonalità relativa maggiore di do minore, vale a dire mi bemolle maggiore. Il lavoro di variazione tematico-motivica tipico del linguaggio brahmsiano incomincia già nell'esposizione, conferendo a questo movimento un carattere denso e drammatico che si stempera solo nella coda, dopo un tormentato sviluppo e la ripresa, quando riappaiono per l'ultima volta, in ordine inverso, i due temi principali: qui l'atmosfera si fa più serena anticipando la successiva Romanza anche dal punto di vista tonale, con un passaggio nella zona di la bemolle maggiore (la tonalità della Romanza) e una conclusione su un luminoso accordo di do maggiore. Il tema principale della Romanza conserva il ritmo puntato del tema principale del primo movimento, ma il dramma è ora assorbito in un'atmosfera pastorale (l'impressione è di udire dei richiami di corni). La seconda idea tematica (batt. 26) possiede un carattere implorante in virtù del ritmo lento di terzine e dell'andamento melodico in prevalenza cromatico; i due temi vengono quindi sovrapposti, in un crescendo di lirismo.

Conturbante e malinconico è il successivo Allegretto molto moderato e comodo in fa minore, che prende il posto del canonico scherzo, una nuova oasi di inquieta meditazione lirica aperta da un tema di semicrome legate a due a due, a cui segue (batt. 15) un secondo tema ancora una volta gonfio di cromatismi. La sezione centrale in fa maggiore (Un poco più animato) presenta un agile motivo dallo spigliato andamento ritmico e dalle armonie più distese, con la prevalenza del diatonismo; segue la ripresa della prima sezione. Il complesso Allegro finale in do minore presenta lo stesso clima drammatico del primo movimento e si configura come una ricapitolazione tematica dell'intero quartetto. L'inizio è caratterizzato da un gesto sonoro molto teatrale, con due battute in cui tutti e quattro gli strumenti suonano all'unisono e in "forte", preludio a un percorso di elaborazione motivica talmente fitto che lo sviluppo propriamente detto si riduce a pochissime battute, dal momento che i temi vengono sviluppati già nell'esposizione e quindi nuovamente nella ripresa.

Luca Segalla


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 10 Marzo 1989
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 5 giugno 1997
(3) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero 336 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 29 luglio 2017