Scherzo in do minore per violino e pianoforte, WoO 2


Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
Organico: violino, pianoforte
Composizione: 1853
Prima esecuzione: Düsseldorf, 27 Ottobre 1853
Edizione: Simrock, Berlino, 1906
Dedica: Joseph Joachim
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Tra le opere per violino e pianoforte che Brahms permise di tramandare ai posteri, bisogna annoverare anche una particolare sonata, scritta in collaborazione con Albert Dietrich e Robert Schumann (autori di tre dei quattro movimenti), di cui egli compose lo Scherzo. Si tratta della Sonata F.A.E., del 1853, che i tre compositori completarono in soli dieci giorni con l'intento di fare un omaggio-sorpresa al comune amico Joseph Joachim, giovane violinista di grande talento, che avrà un ruolo considerevole nella diffusione delle opere violinistiche di Brahms, il cui motto Frei Aber Finsam (libero ma solo), diede origine all'acronimo del titolo.

Sebbene lasci trasparire l'ingenuità giovanile di una scrittura a tratti ancora acerba (Brahms aveva allora vent'anni), lo Scherzo per la «Sonata F.A.E.» è una pagina esuberante e suggestiva con spunti geniali e una freschezza non condizionata da eccessive preoccupazioni di rigore stilistico o compositivo.

Il tema principale dello Scherzo è una libera fantasia, costruita sul medesimo soggetto a quattro note ribattute del terzo tempo della Quinta sinfonia di Beethoven, la cui intensa pulsione ritmica scaturisce principalmente dalle note del registro medio-grave del pianoforte. Dopo il ritornello della prima parte Brahms inserisce una melodia con un profilo ad ampi salti e le movenze di uria brillante danza popolare in 6/8, che egli propone in due differenti tonalità maggiori.

Dall'elaborazione dell'incipit di questo secondo tema nasce quindi l'episodio modulante che collega alla ripresa del primo tema, riproposto a sua volta senza ritornello e con alcune varianti armoniche. Il Trio (episodio centrale del movimento in 2/4) si compone invece di una prima parte che comprende una melodia graziosa ed espressiva, e una seconda parte armonicamente più fluttuante con chiari riferimenti ai due terni iniziali, che conduce alla ripresa integrale dello Scherzo da capo. In conclusione una coda ad ampi accordi interrompe la pulsione ritmica del pianoforte per poi completare in maniera solenne il movimento.

Carlo Franceschi De Marchi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Brahms non ha mai goduto di molta simpatia presso i colleghi musicisti, sia da vivo che dopo la morte. A parte i ben noti articoli laudativi di Schumann e di Schoenberg, che hanno contribuito al lancio e al consolidamento della fama del compositore tedesco, si sa che Hugo Wolf considerava troppo ibride e contorte le sinfonie di Brahms, autore definito da Bruckner «un freddo temperamento di protestante.... Buon musicista che conosce il mestiere, ma che non ha temi». Anche Wagner, sulla scia di Nietzsche, non era troppo tenero nei confronti della musica brahmsiana, esaltata dal severo e autorevole Hanslick come esempio di classicismo per arginare proprio il dilagante decadentismo della «melodia infinita». Non parliamo poi di Stravinsky, sempre caustico quando si trattava di dare giudizi sui sinfonisti dì scuola germanica, e di Ravel, che ironizzava sul fatto che la quarta sinfonia brahmsiana cominciasse con un tema di valzer.

Naturalmente questo schieramento antiBrahms conferma che il criterio delle affinità elettive non è applicabile tra i musicisti, i quali cercano sempre di mettere in evidenza gli aspetti inavvicinabili (nel caso in questione si è appunto parlato di «gelosie incolmabili») di un'arte che non vogliono riconoscere in tutta l'estensione dei suoi valori. Eppure Brahms ha esteso enormemente il suo prestigio con il passare degli anni e la sua musica suscita un interesse straordinario presso il pubblico, specie per quel timbro liederistico che si sprigiona dalle migliori composizioni sinfonìche e da camera. Tale fisionomia di poesia intimistica si avverte anche nello Scherzo in do minore, che è compreso in una Sonata per pianoforte e violino scritta nel 1853 in collaborazione con Albert Dietrich e Robert Schumann e dedicata al famoso violinista Joseph Joachim con tre semplici lettere indicative di un motto «F.A.E.» (Frei, aber einsam - Liberi, ma uniti). Dietrich aveva composto l'Allegro in la minore iniziale, Schumann l'Intermezzo in fa maggiore e il Finale in la minore, mentre Brahms aveva scritto lo Scherzo in do minore su un tema ricavato dallo stesso movimento di Dietrich. Quest'ultimo brano è una pagina di impianto allegro e vivace in tempo 6/8, inframezzato da un Trio moderatamente cantabile.


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 102 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 3 novembre 1978

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Ultimo aggiornamento 1 maggio 2013