Sestetto n. 1 in si bemolle maggiore per archi, op. 18


Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
  1. Allegro ma non troppo (si bemolle maggiore)
  2. Tema con variazoni. Andante, ma moderato (re minore)
  3. Scherzo. Allegro molto (fa maggiore). Trio: Animato (re minore)
  4. Rondò. Poco Allegretto e grazioso (si bemolle maggiore)
Organico: 2 violini, 2 viole, 2 violoncelli
Composizione: 1858 - 1860
Prima esecuzione: Hannover, Museumsaal, 20 ottobre 1860
Edizione: Simrock, Berlino, 1862
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Solo in età relativamente avanzata Brahms si accostò, dopo molte esitazioni e con grande timore, a quelle forme di musica strumentale, il Quartetto e più ancora la Sinfonia, di cui Beethoven aveva dato esempi giganteschi. Invece, era ancora giovane quando scrisse senza tanti complessi i suoi due Sestetti per archi, poiché l'unico precedente d'un certo rilievo in questo campo era l'op. 140 di Spohr, del 1850, che non l'intimidiva troppo. In particolare il Sestetto n. 1 in si bemolle maggiore op. 18 è un lavoro importante nel percorso artistico di Brahms, perché da un lato può essere considerato come una tappa del suo avvicinamento obliquo e titubante alla Sinfonia, per le ampie dimensioni e per la grande densità armonica, mentre dall'altro lato è uno dei suoi primi capolavori nel genere cameristico.

Nonostante il respiro sinfonico, Brahms non forza in alcun modo l'organico cameristico prescelto e tutto resta nelle normali possibilità sonore e tecniche dei sei strumenti ad arco impiegati, con quel senso della misura che presiede anche all'equilibrata costruzione formale. Non è un caso che proprio nell'anno di composizione di questo Sestetto Brahms avesse proclamato la sua netta posizione a favore d'un ritorno al classicismo, sottoscrivendo un manifesto contro la "nuova scuola tedesca", che pretendeva di chiamare ispirazione l'incapacità di dare una forma finale perfetta a un flusso di idee senza guida, associate l'una all'altra soltanto nella mente del compositore. Il suo non era però un rifiuto totale della concezione romantica della musica: potremmo dire, rifacendoci ai tre immaginari personaggi in cui il suo mentore Schumann immaginava scissa la propria personalità artistica, che Brahms preferiva sottolineare vigorosamente il ruolo di Maestro Raro, che con la sua padronanza dei segreti più preziosi dell'arte doveva moderare l'intemperante irruenza di Florestano e i ripiegamenti sentimentali di Eusebio.

Questa meditata e motivata scelta di campo costò a Brahms l'avversione dei seguaci della "musica dell'avvenire", che cominciarono a considerarlo nient'altro che un pedante e un accademico: fra i suoi nemici si schierò anche Gustav Mahler, che però salvò imprevedibilmente proprio questo Sestetto, da lui definito "delizioso". Tutt'altro che imprevedibile fu invece il giudizio di Josef Joachim, al quale, come d'abitudine, il compositore aveva fatto avere la nuova partitura ancora fresca d'inchiostro, accompagnandola con una lettera in cui chiedeva di rimandargliela indietro senza scrupoli, qualora non gli fosse piaciuta: il grande violinista, amico sincero di Brahms ma all'occorrenza suo critico severissimo, espresse un parere totalmente favorevole ("già il motivo [d'apertura] colpisce per grazia e calore e tutto fluisce nobile e cattivante sull'ala della prima sensazione") e s'incaricò di presentare il Sestetto a Hannover, il 20 ottobre 1860, e poco dopo a Lipsia e Amburgo, con immediato e duraturo successo.

Il Sestetto op.18 è la prima grande partitura di musica da camera in cui Brahms si dimostrò pienamente padrone dei suoi mezzi (il Trio op. 8, che la precede, dovette essere profondamente rimaneggiato in seguito). Con grande abilità riuscì ad evitare il rìschio di monocromia insito in questa formazione, aggregando i sei strumenti in tutte le combinazioni possibili: tre gruppi di due strumenti o due gruppi di tre strumenti che si oppongono o si uniscono, un Quartetto formato dai due violoncelli e dalle due viole che si alterna a un trio costituito da due violini e una viola, passaggi contrappuntistici a sei parti reali, raddoppi del violino col violoncello con effetti di spessore e pastosità quasi orchestrali. Lo spirito è sorridente, disteso, fresco e amabile: è per questo che fu subito coniata la definizione di "Sestetto della primavera", poi giustamente accantonata, non perché fosse inadatta al tono di questa musica, ma perché Brahms fu sempre fieramente contrario ai programmi e ai riferimenti extramusicali.

Il primo movimento, Allegro ma non troppo, in forma di sonata a tre temi, sotto la fluente vena melodica e l'inesauribile ricchezza inventiva nasconde un magistrale e incessante lavoro contrappuntistico. Il primo tema, espressivo e molto legato, è introdotto dal primo violoncello e subito ripreso da primo violino e prima viola; il secondo, sempre espressivo ma più animato, è ancora affidato al violoncello: sono entrambi temi cantabili, impregnati di purissima serenità; il terzo tema è invece essenzialmente ritmico, ma ha in comune con i precedenti un fervente lirismo, che lo sviluppo (basato unicamente su primo e terzo tema) accentua ulteriormente. La ripresa è in tutto analoga alla prima parte e quest'ampia pagina si chiude con una magnifica coda, piena di slancio e di gioia.

L'Andante ma moderato è costituito da una serie di variazioni, genere prediletto da Brahms. Il tema, una sorta di marcia nobile e austera ma appassionata, sembra di origine popolare, mentre è originale di Brahms e rivela la sua capacità di reinventare la musica di tradizione popolare. Le sei Variazioni seguono i principi classici della Variazione, come si possono trovare in Haydn, Mozart e nel primo Beethoven: le prime tre modificano il tema principalmente sotto l'aspetto ritmico; la quarta, di nobile semplicità e molto espressivo, e la quinta, dolce, modulano in re maggiore; la sesta e ultima torna al re minore e al disegno melodico iniziale, con il primo violoncello che si stacca sul pizzicato dei due violini.

Lo Scherzo è in un danzante tempo di 3/4, la cui allegria e il cui vigore suonano molto beethoveniani. Al centro si apre un Trio dal carattere marcatamente melodico e lirico, quindi viene ripresa integralmente la parte iniziale, seguita però da un'inattesa lunga coda in tempo più animato.

Il finale, Poco allegretto e grazioso, è un ampio rondò, in cui prevalgono un andamento robusto e un sapore popolaresco, che richiamano la tradizione viennese d'informale e rustica amabilità, nella linea di Haydn e di Schubert. Una serie d'idee secondarie porteranno un carattere più massiccio e una progressiva intensificazione ritmica, finché un'estesa e gioiosa coda (animato, poco a poco più) conclude il Sestetto in una crescente frenesia motoria che ha il gusto dell'irrefrenabile vitalità e della prorompente allegria della giovinezza.

Poco prima di morire Brahms definirà questo Sestetto una delle sue cose migliori, in quanto segnava l'inizio di quell'ininterrotto lavoro di recupero della tradizione classica che sarebbe stato lo scopo di tutto il suo operare artistico.

Mauro Mariani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Con il Sestetto op. 18 ritorniamo al giovane Brahms e ai suoi esordi nel campo della musica da camera. Questa partitura, scritta per due violini, due viole e due violoncelli, venne apprezzata e lodata dai suoi contemporanei: Joachim stesso espresse parere entusiastico nei suoi confronti e la presentò per la prima volta in pubblico ad Hannover il 20 ottobre 1860 con grande successo.

Lo spirito generale dell'opera è sereno e disteso (da qui nasce la definizione di "Sestetto della primavera"), le combinazioni timbrico-sonore variano di continuo, alternando tre gruppi di due strumenti o due gruppi di tre strumenti, passaggi contrappuntistici, raddoppi melodici fra primo violino e primo violoncello, pastose combinazioni armoniche fra le due viole. L'Allegro ma non troppo si apre col primo tema caldo ed espressivo esposto dal violoncello sorretto da un ondulante motivo in crome della viola; un'inattesa modulazione alla tonalità di re bemolle maggiore apre la transizione che alterna frammenti del primo tema a un motivo malinconico condotto dal primo violino in terzine di crome. La linea del violino ha poi una piccola esitazione (poco ritardando) che porta a un nuovo motivo in la maggiore esposto dai violini e dalla prima viola e punteggiato dal pizzicato della seconda viola e del secondo violoncello. Il secondo tema, in fa maggiore, viene esposto dal primo violoncello e impreziosito dagli ampi arpeggi del secondo violino e della seconda viola; il tema che conclude l'esposizione, derivato dal secondo, è un cullante motivo esposto dai violini e dalla prima viola, che piano piano si spegne in pianissimo. Lo sviluppo è caratterizzato da un appassionato episodio contrappuntistico seguito da un inquieto pulsare ritmico di viola e violoncello che porta alla ripresa, che corre parallela all'esposizione, ma con strumentazione sempre mutevole. La coda, piena di gioia, vede protagonista il primo tema e il tema che aveva concluso l'esposizio¬ne (Poco più moderato).

L'Andante ma moderato è un tema con variazioni, genere prediletto da Brahms. Il tema in re minore, nobile e quasi tragico, viene presentato dalla viola e subito rip¬tuto dal violino un'ottava sopra. Gli altri strumenti sostengono il tema con regolari semiminime. La prima variazione è costituita dagli ampi arpeggi del primo violoncello; la seconda, più mossa ritmicamente, viene affidata alle terzine di violini e viole. La terza variazione è basata sulle impetuose scale in biscrome dei violoncelli, mentre la quarta (in re maggiore) riporta la musica in un clima dolce ed espressivo (tema al primo violino e alla prima viola). La quinta variazione, sempre in re maggiore, ci porta nel magico mondo sonoro brahmsiano con le dolcissime note acute dei violini, il controcanto struggente delle viole e il pizzicato dei violoncelli. La coda finale vede il ritorno del tema iniziale esposto dal primo violoncello e punteggiato lievemente dal pizzicato dei violini. Il terzo movimento, Allegro molto, è uno Scherzo tripartito: la prima parte, in fa maggiore, si apre con un tema dal piglio popolare, esposto dai violini sopra il pizzicato dei violoncelli; la seconda parte utilizza la testa del tema in uno scherzoso dialogo imitativo fra i sei strumenti. Il Trio centrale (Animato in fa maggiore), coi suoi scatti ascendenti, è esuberante ed esplosivo. Alla regolare ripresa dello Scherzo fa seguito una fulminante coda, basata sul tema del Trio, che impegna i sei strumenti in una travolgente scala cromatica ascendente cui seguono gli accordi conclusivi.

Il finale, Poco allegretto e grazioso, presenta la tradizionale forma-rondò A - B - A'- C - A'' - B' - A'''- Coda. Il tema del rondò è un motivo lieto e solare, dal gusto quasi popolare, esposto dal primo violoncello sopra il pizzicato del secondo violoncello e il delicato movimento in crome della seconda viola; il primo violino se ne appropria subito e lo sviluppa. Un breve motivo secondario, basato sui sereni accordi della seconda viola e del secondo violoncello, conduce alla ripresa del tema principale, ora esposto da tutto il sestetto e impreziosito dal pizzicato di viole e violoncelli. Il primo episodio (B) è giocato sulle terzine che avevano chiuso il tema del rondò seguite da una dolce ninna nanna esposta dal violoncello. Il secondo episodio (C) è più drammatico (sol minore) e presenta momenti di grande intensità espressiva. Il terzo episodio (B') è di fatto una variazione del primo. L'ultima apparizione del tema di rondò è condotta in un dialogo quasi a singhiozzo fra i violini e i violoncelli che conduce all'esuberante coda finale (Animato, poco a poco più).

Alessandro De Bei


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 30 novembre 2001
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero 338 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 31 luglio 2018