Sonata n. 2 in fa diesis minore per pianoforte, op. 2


Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
  1. Allegro non troppo ma energico (fa diesis minore)
  2. Andante con espressione (si minore)
  3. Scherzo: Allegro (si minore) e Trio: Poco piu moderato (re maggiore)
  4. Finale: Sostenuto (fa diesis minore). Allegro non troppo e rubato
Organico: pianoforte
Composizione: Amburgo, Novembre 1852
Prima esecuzione: Vienna, Großer Musikvereinsaal, 2 Febbraio 1882
Edizione: Breitkopf & Hartel, Lipsia, 1853
Dedica: Clara Schumann
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La Sonata n. 2 si apre con un Allegro non troppo ma energico, il cui tema, una successione di marcate ottave a due mani inframmezzate da un risoluto crescendo (su pedale di dominante), si esaurisce stemperando rapidamente la propria pulsione ritmica. La brevità del primo tema è controbilanciata da un ampio episodio centrale, eseguito pianissimo; a un mesto incedere del basso (mano sinistra) fanno eco gli accordi della destra, seguiti successivamente da leggeri accenni all'incipit del primo tema che si stemperano in ampi arpeggi diminuiti sottesi dall'ostinato movimento del basso. Il secondo gruppo tematico presenta invece un motivo intenso e appassionato in tempo terzinato. Al fortissimo di questa prima parte segue un piano con una melodia più dolce ed espressiva che, con un successivo crescendo, giunge all'energica codetta con cui viene completata l'Esposizione (non ritornellata).

La sezione di Sviluppo si apre con un episodio che trae spunto dal primo tema, seguito dalla riproposizione ed elaborazione del secondo gruppo tematico (seconda parte). I due temi si alternano nuovamente, ma in maniera più ravvicinata, per poi sciogliersi in una cascata di arpeggi che si arrestano al primo tema elaborato armonicamente in forma di settima diminuita, con cui Brahms prepara la Ripresa. Proprio la precedente citazione modificata del primo tema porta l'autore a riproporre il tema stesso in maniera nuovamente differente, dando quindi vita a un episodio imitativo, mentre l'eliminazione del lungo episodio di transizione ascoltato nell'Esposizione lascia ampio spazio alla cantabilità del secondo gruppo tematico, trasposto nella tonalità principale. Il movimento è completato infine da una precipitosa coda conclusiva, animata dall'indicazione Più mosso.

Il secondo movimento, Andante con espressione, è in forma di tema con variazioni. Il tema è costituito da un primo periodo, nel quale a un mesto incedere della mano sinistra fanno eco leggeri controcanti della destra, e da un secondo periodo, che inizia con caratteristiche analoghe al primo per poi aggiungere una differente e malinconica chiusura melodica. La Variazione I ripropone il tema arricchito da un delicato contrattempo di note e accordi ribattuti. Più articolata è invece la Variazione II, sia dal punto di vista armonico che dal punto di vista pianistico, con un'alternanza delle due mani su diverse tessiture del pianoforte che permettono di disegnare intorno al tema una fioritura raffinata e di grande respiro. Al termine di questa seconda variazione Brahms ripete insistentemente il frammento melodico conclusivo del tema, per poi giungere a un'imponente coda nella quale riecheggia l'incipit del tema stesso. Nella terza e conclusiva variazione il tema viene riproposto, sebbene con fluttuazioni armoniche e velate ambiguità modali, in modo maggiore, mentre l'accompagnamento è costituito da rapide parabole di accordi che si dipanano con asimmetriche scansioni ritmiche (alternanza di terzine e duine).

La prima parte dello Scherzo è costituita da un breve Allegro che comprende un primo periodo ritornellato e un secondo affine al primo, nei quali ritroviamo il tema dell'Andante adattato, con un fraseggio a note staccate, a un vivace tempo di 6/8. Il tema della sezione centrale (Trio. Poco più moderato) è invece una cullante melodia fiorita di abbellimenti che, dopo esser stata ritornellata, è sottoposta a una breve elaborazione. Il tema viene quindi ripreso con l'aggiunta di una ottava superiore e con un fortissimo che contrasta con il piano di apertura del Trio. Un breve episodio di collegamento, contraddistinto dalla stridente percussione di una seconda minore, conduce alla ripresa dello Scherzo che, a differenza della prassi abituale, non è letterale. Inizialmente troviamo infatti il primo periodo nella versione originale, mentre successivamente, sia sul primo che sul secondo periodo, vi è l'aggiunta di un ostinato trillo della mano destra, che Brahms prolunga fino alla coda conclusiva, nella quale si ravvisa anche una breve citazione del tema del Trio.

Il movimento conclusivo si apre con una Introduzione, nella quale vi sono scarne anticipazioni del primo tema dell'Allegro, qui senza accompagnamento armonico, che vengono inframmezzate da trilli e ampi movimenti scalari. Nell'Esposizione del successivo Allegro ma non troppo e rubato, il tema preannunciato nell'Introduzione si dispiega con una tranquilla melodia che viene tuttavia sottoposta a diversi mutamenti armonici; la riproposizione del tema stesso è quindi seguita da una diversa evoluzione completata da una breve codetta. Si incontra ora un episodio di collegamento costituito da un fugato formato dalla contrazione ritmica del primo tema; l'accattivante melodia del secondo gruppo tematico confluisce in una successione di saltellanti arpeggi terzinatì seguiti da una coda accordale. Dopo il ritornello dell'intera Esposizione, Brahms aggiunge un ampio prolungamento della precedente coda per giungere allo Sviluppo (Animato). In esso, una successione accordale dalla ritmica sincopata introduce un nuovo spunto, basato inizialmente sul primo tema a ottave, che successivamente presenta la contemporanea sovrapposizione di due distinte parti dello stesso primo tema. Segue un episodio costruito sul secondo tema, esposto dapprima dalla mano sinistra e quindi dalla mano destra, che porta al culmine espressivo dello Sviluppo; una successione di ottave con richiami all'incipit del primo tema si arresta su uno statico pedale di dominante con cui viene preparata la Ripresa. Qui, alla riproposizione del primo tema fa seguito, senza la mediazione del fugato di transizione, il secondo tema, esposto nell'omonima maggiore della tonalità d'impianto (fa diesis maggiore). A esso seguono gli arpeggi terzinatì e la prima parte della coda, che evolve però in maniera diversa, con un fitto movimento di terzine destinato gradualmente a placarsi. La sonata è infine completata da una conclusione che, unitamente all'Introduzione, di cui ripropone le figurazioni, incornicia l'intero movimento.

Carlo Franceschi de Marchi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Fra i primissimi saggi compositivi di Brahms si iscrive la Sonata in fa diesis minore per pianoforte che il musicista compose nel 1852 e fece pubblicare l'anno dopo a Lipsia col numero d'opera 2, posteriormente alla Sonata in do maggiore op. 1 che pur sarebbe stata scritta in un lasso di tempo successivo.

Quest'opera, che reca le stimmate di una precoce maturità nell'espansione fervida dell'eloquio, fu dedicata a Clara Schumann; e dagli Schumann ottenne consacrazione avendone Robert proposto una lusinghiera quanto acuta effigie sulla sua celebre rivista musicale. Non per caso, del resto; poiché nulla sarebbe potuto maggiormente piacere al genio di Schumann che le felici contraddizioni di cui già ab origine sembrava nutrirsi tal musica: il disinteresse per gli schemi della forma-sonata entro una corazza di ossequio formale al Classicismo; la gioia dell'esuberanza lirica, devitalizzata da pause di ripiegamento scontroso già bastevolmente (anche se non ancora vistosamente) reperibili nel tessuto musicale; la scrittura, di possente evidenza pianistica nel gioco della mano sinistra, e tuttavia negata a «quell'ingenuo godimento della bravura» che era stato ed era del vero virtuoso romantico, da Chopin a Liszt. E insomma, l'ambito di singolare meditatività di un'esperienza le cui autentiche matrici vanno pur rintracciate nei princìpi, eminentemente romantici, di euforia e progresso.

La Sonata in fa diesis minore, appartenente a un Brahms meno che ventenne, riceve dunque inopinabile aire dallo slancio giovanile delle idee ma l'invenzione, come detto, si articola già entro «strutture gravi e grandiose»; si veda il primo movimento, Allegro non troppo ma energico, fondato sulla giustapposizione dei due classici soggetti cui però un terzo ed inusuale si intercala, nel corso della seconda parte, forzando lo schema, già turbato dall'appassionata allure del tema cantabile. E si veda la ricchezza armonica del tema popolare tedesco che funge da base al successivo breve Andante con espressione, nella tonalità di si minore, contenente un significativo accenno a quella forma della variazione che vivrà di più fecondo palpito nel finale dell'opera, costituendo una delle ragioni d'essere di tutto il susseguente itinerario formale brahmsiano.

Uno Scherzo, ancora in si minore, ripropone, modificato, il materiale tematico del secondo movimento ed evoca poeticamente, nel «trio» in re minore, atmosfere di caccia; mentre si precisano vieppiù nei due soggetti del denso finale, Allegro non troppo e rubato, dopo venticinque battute di Introduzione, le splendide antitesi di cui l'intera opera si permea, e il carattere mirabilmente rapsodico delle sue austere sembianze motiviche: una religiosità che si scioglie pian piano nell'effusione del periodare intimo.

Aldo Nicastro

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Gli anni 1850-53 sono quelli in cui si decide la vocazione musicale di Brahms. L'artista ventenne, incerto fra un futuro di concertista e di compositore, sceglie quest'ultima via. Severo con le proprie opere, conserverà di questi anni fondamentali soltanto le opere più riuscite: alcuni Lieder, due sonate ed uno scherzo per pianoforte. La Sonata in fa diesis minore fu composta nel novembre del 1852. Il giovane Brahms vive intensamente la temperie romantica, e malgrado la riverenza per la Wiener Klassik il primo tempo alterna esaltazioni rapsodiche a ripensamenti lirici. L'anelito formale si fa evidente nella ricerca di un collegamento fra i temi dei quattro tempi, che al D'Indy ha fatto intravvedere in quest'opera un'anticipazione della forma ciclica di Franck.

Nell'Andante con espressione una melodia raccolta, suggerita dalla lettura di un canto d'inverno del poeta medievale Kraft von Toggenburg, appare per tre volte sotto la specie di variazioni in forma di fantasia. Lo Scherzo è condotto nel pianismo sonoro caratteristico di Brahms con passaggi per terze e per seste. Il Finale si riallaccia nella Introduzione, la quale ricompare ancora nella chiusa, all'andatura rapsodica del primo tempo. Al centro appare per la prima volta quel cantabile (un ritmo non propriamente alla marcia ma marciabile) sul quale Brahms imposta la raffinata retorica dei suoi ultimi tempi. La Sonata in fa diesis minore fu eseguita da Brahms nell'estate del 1853 davanti alla coppia Schumann. Fu l'inizio di una storica amicizia e de! successo. Presentate da Schumann sulla «Nette Zeitschrift für Musiik» le opere di Brahms furono edite nell'autunno da Breitkopf und Härtel. La Sonata vi appare come op. 2 e con la dedica a Clara Schumann.

Gioacchino Lanza Tomasi


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 94 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 25 Febbraio 1977
(2) Testo tratto dal programma di sala del concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 30 aprile 1975

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Ultimo aggiornamento 15 ottobre 2015