Trio in la minore per clarinetto, violoncello e pianoforte, op. 114


Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
  1. Allegro (la minore)
  2. Adagio (re maggiore)
  3. Andantino grazioso (la maggiore). Trio (re maggiore)
  4. Allegro (la minore)
Organico: clarinetto, violoncello, pianoforte
Composizione: 1891
Prima esecuzione: Berlino, Singakademie am Unter den Linden, 12 Dicembre 1891
Edizione: Simrock, Berlino, 1892
Dedica: Richard Mühlfeld
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Negli ultimi anni anni della sua vita, quando l'interesse per la composizione sembrava affievolirsi, Brahms fu stimolato a utilizzare il clarinetto per musica da camera dall'incontro con il celebre virtuoso dell'epoca Richard Mühlfeld. Nasce in questo contesto il Trio op. 114, segnato da un'atmosfera elegiaca, piuttosto contemplativa, lontana dalle tinte forti del sonatismo che caratterizzano sommamente l'op. 101.

L'andamento del primo tema dell'Allegro riassume il carattere di tutto il movimento, con un inizio laconico e raccolto che si abbandona a momentanei slanci espressivi. La serena melodia del secondo tema presenta una parabola espressiva più rotonda, nella quale si inserisce un terzo motivo che compieta l'Esposizione; lo Sviluppo presenta invece un'elaborazione di elementi del primo tema che si fonde direttamente in una Ripresa «nascosta», nella quale il tema si svela gradualmente. Chiara è invece la riesposizione trasportata degli altri due temi, seguiti da una coda conclusiva nella quale la trama musicale si dissolve gradualmente tra echi lontani del primo tema.

Nell'Adagio il trasognato motivo iniziale del clarinetto viene dolcemente intersecato dall'accompagnamento del pianoforte, per poi passare al violoncello con controcanto del clarinetto, mentre il secondo tema, sostenuto da un delicato ordito di arpeggi, appare più risoluto e meno contemplativo. Nell'episodio centrale il primo tema viene prosciugato dai suoi fronzoli melodici, riducendosi alle sole note portanti della melodia su pizzicati del violoncello, lasciando poi spazio a un rarefatto ondeggiare di frammenti tematici. I due gruppi tematici vengono quindi ripresi, entrambi abbassati di tonalità, con l'aggiunta di una coda conclusiva.

L'Andantino grazioso presenta un garbato motivo danzante del clarinetto impreziosito da un delicato accompagnamento a chiazze di colore; la melodia passa quindi al pianoforte, per poi evolvere a frammenti nel modo minore, e successivamente con l'aggiunta di una nuova idea cadenzale prima di essere ripreso dal pianoforte. Nella seconda parte scorre invece un profilo di arpeggi articolato in due parti riproposte con alcune varianti, mentre la ripresa del tema iniziale completa il movimento. Il tema dell'Allegro conclusivo è costruito sull'antitesi tra suddivisione ternaria e binaria delle due frasi iniziali; la seconda di queste viene quindi dilatata facendo da ponte a un secondo tema, severo e pensoso, introdotto dal violoncello e completato da un'ulteriore idea tematica di coda. La ripresa variata del primo tema aggiunge al suo interno una sorta di piccolo sviluppo, prima di riallacciarsi, attraverso il ponte di collegamento, al secondo tema nella tonalità principale e al tema secondario ampliato in funzione di coda.

Carlo Franceschi De Marchi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Un posto importante nella creazione strumentale di Brahms, che vi si provò assai presto, è occupato dai trii, sei in totale, che per ampiezza architettonica, limpidezza discorsiva, intima compenetrazione tra schemi classici e spiriti romantici vanno collocati tra i lavori che maggiormente testimoniano delle eccezionali facoltà inventive e costruttive del compositore. Solo quattro di questi sono per pianoforte, violino e violoncello. Il primo in ordine cronologico, segnante gli esordi della carriera brahmsiana, è il Trio in si bemolle op. 8, scritto nel 1853-54, nel periodo del soggiorno dell'autore a Düsseldorf, e rimaneggiato nel 1889. Il secondo in mi bemolle op. 40, composto nel 1865 ed eseguito per la prima volta a Karlsruhe il 7 dicembre 1865, concepito in origine per corno da caccia al posto del violoncello, può in realtà essere suonato dal pianoforte con violino e violoncello, oppure dal pianoforte con violino e viola. Il terzo, op. 87, è in do minore, composto nel 1882 per l'organico più comune di pianoforte, violino e violoncello. Per la stessa formazione strumentale è il Trio in do minore op. 101. Mentre il quinto, in la minore op. 114, scritto nel 1891 dopo l'incontro del musicista con il famoso clarinettista Richard Mühefeld, vuole il clarinetto o la viola al posto del violino. Infine c'è il sesto trio, quello in la, composto probabilmente verso il 1850-51 e senza numero di opus, in quanto pubblicato postumo nel 1938 a Lipsia.

Il Trio in la minore op. 114 rivela, oltre al temperamento schiettamente romantico del'autore, una spiccata abilità nel saper valorizzare la dolce voce del clarinetto nel contesto di una salda unità stilistica con il pianoforte e il violoncello. Ciò è evidente sin dall'Allegro iniziale, armonicamente vivace e caratterizzato da una spigliata ritmicità, qua e là stemperata in alcuni passaggi cantabili del clarinetto. L'Adagio è intriso di intimismo tipicamente brahmsiano e di soffusa malinconia, ubbidiente ad una linea melodica di assorta e pensosa riflessione sulla caducità della vita. Di tono più delicato e pastoso nell'amalgama dei timbri fra i tre strumenti («E' come se essi facessero all'amore fra di loro» scrisse il critico e compositore austriaco Eusebius Mandyczewski [1857-1929] a Brahms) è l'Andantino grazioso, mentre l'Allegro conclusivo, disegnato con freschezza ed eleganza di immagini, mostra una esplicita naturalezza di espressioni, dai colori morbidi come di una tela dipinta ad acquarello, e senza alcuna ricerca virtuosistica fine a se stessa.

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Le ultime composizioni per clarinetto di Brahms si devono tutte a Richard Mühlfeld, attivo nella cappella di corte di Meiningen dal 1873 al 1907. Brahms scrisse da Meiningen il 17 marzo 1891 a Clara Schumann: "Oltre alle mie sinfonie e, per esempio, le Variazioni su tema di Haydn, in questi giorni Tu avresti potuto ascoltare anche il bellissimo concerto in fa minore per clarinetto di Weber, non si può suonare meglio il clarinetto di come lo suona il signor Mühlfeld". E ancora, da Ischl, nel luglio 1891, accennando alle ultime composizioni: " La baronessa Heldburg Ti avrà detto di un Trio per pianoforte, violoncello e clarinetto e di un Quintetto per quartetto d'archi e clarinetto. Sono felicissimo al pensiero di sentire questi due brani a Meiningen. Non hai idea di un clarinettista di lì di nome Mühlfeld. E' il migliore strumentista a fiato in assoluto che io conosca". Brahms in realtà aveva pensato di non scrivere più, ma Mühlfeld riusci a farlo tornare sulla sua decisione: il risultato sono i più importanti contributi al repertorio del clarinetto del secondo Ottocento, il Trio op. 114, il Quintetto op. 115 e le due Sonate con pianoforte op. 120. Il Trio per pianoforte, clarinetto e violoncello è un genere che prima di Brahms conta praticamente solo le opere di Beethoven (del 1798) e di D'Indy (del 1887), la prima caratterizzata dal predominio del pianoforte e la seconda da una certa prolissità e uno stile discontinuo, sì da non far risaltare molto le varie bellezze della partitura (quali lo Chant élégiaque). Il Trio in la minore di Brahms, al contrario, è un miracolo di equilibrio tra le parti - pur con una scrittura densa in tutti i sensi del pianoforte - a cominciare dall'Allegro aperto dal violoncello con un tema la cui semplicità fa pensare a quello della Sonata op. 38, mentre lo sviluppo è tipico dell'ultimo Brahms. Il secondo tempo, Adagio, in re maggiore, è assimilabile al clima di alcuni degli ultimi Lieder (ad esempio l'op. 105), l'Andantino grazioso ha molto di un Ländler, nell'Allegro infine alcuni critici hanno voluto trovare degli spunti magiari, analogamente all'Adagio dell'op. 115 con le sue colorature vagamente "alla zingaresca", mentre va rilevata la densissima scrittura contrappuntistico-imitativa delle prime otto battute che contengono già il germe di tutto il resto del Finale. Alla prima esecuzione (dicembre 1891) partecipò Brahms al pianoforte.

Johann Streicher


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 160 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 26 novembre 1982
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 25 settembre 1990

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Ultimo aggiornamento 20 ottobre 2013